Il dittatore pachistano si riconquista, sul campo di battaglia, la fiducia degli Usa
di Enrico Piovesana - 20/11/2007
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Musharraf ha sferrato la tanto attesa – da Washington – offensiva contro i ‘talebani pachistani’ nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan. Quindicimila soldati, artiglieria pesante ed elicotteri da combattimento sono impegnati da cinque giorni in violenti combattimenti e bombardamenti nelle regioni di Swat e Shangala. Il bilancio provvisorio fornito dall’esercito parla di almeno centoventi ribelli uccisi. Loro, i ribelli, smentiscono dicendo di aver perso solo nove uomini e di aver invece inflitto pesanti perdite alle forze governative. In mezzo, la popolazione civile conta i morti, soprattutto nei villaggi di Matta e Thothano Banda, pesantemente bombardati dalle cannonate dell’esercito. Migliaia di civili stanno fuggendo dalla regione in seguito agli avvertimenti del'esercito, che preannuncia azioni ancor più massicce.
![]() ![]() Secondo diversi analisti, gli Stati Uniti sanno bene di non poter prescindere da Musharraf in quanto unica garanzia di controllo sulle ambigue forze armate pachistane e sulle loro testate atomiche.
Sostenere un cambio di governo con la Bhutto, da sola o in coalizione con Nawaz Sharif, significa emarginare pericolosamente l’esercito pachistano, già di suo mal disposto verso l’Occidente.
Ora tutto dipende da Musharraf: nei prossimi giorni dovrà dare prova di meritarsi la rinnovata fiducia statunitense, sia sul piano militare che su quello politico. |