Afghanistan, stragi insabbiate. Le bugie della Nato sulle vittime civili dei bombardamenti
di Enrico Piovesana - 24/11/2007
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Assadullah è un contadino di Kakrak, un villaggio sulle montagne della provincia centrale di Uruzgan: una delle tante zone controllate dai talebani.
Una sera di fine settembre era uscito di casa per andare a trovare un suo amico poco lontano. “Ero appena fuori dal mio villaggio quando ho sentito gli aerei e le esplosioni delle bombe. Sono corso indietro per vedere se la mia famiglia era sana e salva. Ho trovato la mia casa ridotta in macerie. Ho iniziato a scavare e ho trovato i miei quindici nipoti, maschi e femmine, stesi nei loro letti, morti nel sonno. Il più piccolo aveva sei mesi, il più grande diciassette anni. Poi ho trovato i corpi senza vita di mia madre, delle mie due mogli e dei miei due fratelli. In quel momento ho pensato che tutto il mondo fosse morto e mi chiedevo perché io fossi ancora vivo. Il giorno dopo ho scoperto che altri due villaggi vicini erano stati bombardati: sessantasette morti in totale”.
![]() Il 17 novembre, Assadullah e altri capifamiglia della zona hanno ricevuto, senza clamori, un risarcimento monetario per i familiari uccisi.
Non fosse stato per l’inviato del Time magazine, la verità su quello che è successo a Kakrak non sarebbe mai venuta fuori. Sorge una domanda: quanti di quelle “decine di talebani” uccisi ogni giorno dalle bombe occidentali sono in realtà civili inermi?
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