Moratoria per il Dal Molin
di Alberi Angelo - 27/11/2007
Alcuni mesi or sono, 170 parlamentari che si dichiaravano contrari alla realizzazione della nuova
base militare USA a Vicenza, avevano promesso una moratoria per tentare di convincere Prodi a
sospendere l’iter della costruzione della stessa. Anzi, più che un tentativo, si dicevano sicuri di
raggiungere lo scopo, in attesa della seconda Conferenza sulle servitù militari inserita nel
programma elettorale dell’Unione. Anche questo governo, come gli altri che lo hanno preceduto, ha
presentato un programma elettorale pieno zeppo di buone intenzioni e di risposte alle
problematiche urgenti che l’elettorato di centro-sinistra chiedeva di affrontare, promesse delle quali
in larga parte si sono da tempo perse le tracce. E così, il giorno 21 di novembre, una delegazione
dei comitati vicentini che si oppongono alla costruzione della struttura militare si è recata a Roma
ad un incontro promosso dai 170 “dissidenti”, convinta di dover discutere la strategia più adeguata
per mettere in atto, nel minor tempo possibile, la moratoria promessa. Niente di tutto questo, la
discussione sulla moratoria non verrà portata in parlamento e la sua richiesta dovrà essere promossa
dai comitati cittadini tramite una raccolta firme nazionale. Questa è stata la risposta data dai
parlamentari ai rappresentanti del movimento No Dal Molin. Ed allora mi chiedo: cosa ci stanno a
fare in parlamento questi signori? Non dovrebbero essere loro, come rappresentanti istituzionali
eletti dal popolo, ad assolvere questi compiti? Evidentemente mantenere le promesse fatte ai
cittadini ed avere un minimo di coerenza è un esercizio che ai nostri parlamentari, cronicamente
fuori forma per questo genere di attività, risulta impossibile a farsi. A Vicenza i lavori di bonifica
dell’area aeroportuale, funzionali alla costruzione della nuova base USA, sono ripresi. Il blocco
degli stessi, attuato dalla popolazione nei giorni addietro, è stato momentaneamente tolto ed ora ci
si aspetta che siano le istituzioni a mantenere gli impegni presi nei mesi passati. Chi sostiene tutto il
carico di questa lotta non può assumersi anche il gravoso impegno dell’organizzazione di una
campagna nazionale di raccolta firme per la promozione della moratoria. Devono essere i 170
parlamentari contrari al progetto a portare in aula il dibattito affinché la moratoria promessa entri
quanto prima in vigore, bloccando così la già pesante militarizzazione di una città divenuta merce di
scambio per una politica prodiana asservita alle logiche guerrafondaie dell’amministrazione
americana e dimentica delle più elementari norme democratiche. La difesa del territorio e dei beni
comuni non ha prezzo e migliaia di cittadini hanno già dimostrato di non volere assolutamente
accettare l’installazione di una nuova struttura militare americana sul proprio suolo. Ora è tempo
che chi siede in parlamento e si dichiara contrario alla costruzione della base USA, faccia seguire i
fatti alle parole. Vicenza aspetta, ma nel frattempo non rimarrà inerte a guardare.

