ANGELUS DEL 20 GENNAIO: IL PAPA CITA
Le provocazioni non c’entrano, né da una parte né dall’altra. Ma la domanda, dopo il discorso del papa all’Angelus di ieri, resta: è inconsistente e sbagliato l’appello dei fisici contro il Papa a
Ma così non è: non siamo nemmeno negli anni Cinquanta Sessanta e Settanta, quelli dell’Azione cattolica, del non divorzio, del Concordato fascista: insomma,
Questo fenomeno è facilmente evidenziabile da un punto di vista sia storico-politologico – ci riferiamo ai mutamenti planetari gli ultimi ventanni - sia sociologico-culturale.
Vista la questione in senso diacronico,
Israele da questo punto di vista – uno stato affatto laico, ma anzi sostanzialmente teocratico – è stato un fattore di crescita e rafforzamento della visione ebraica del mondo, non certo in chiave di proselitismo – una pratica semisconosciuta nella tradizione giudaica – ma sicuramente in quella di una egemonia diffusa delle minoranze che rappresenta e da cui è protetto in tanti paesi del mondo. Lo abbiamo sottolineato tante volte: dagli anni Novanta in poi gli Stati Uniti del cristiano-sionismo repubblicano e dei democratici alla Lieberman;
Ma se ci fossero ancora dubbi che
Scuola e Famiglia, istituzioni di base della vecchia società civile, contano assai poco di fronte all’invadenza dei veri “educatori” privatistici delle nuove generazioni: “valori” e disvalori trasmessi dall’editoria new age alla Harry Potter, dalle mode d’importazione alla Halloween, dall’assuefazione infantile alle mostruose forme dei dinosauri spilgeriani, o dei Gormiti, o delle figurine dalle regole quasi incomprensibili dove piccoli simboli – non certo la croce cristiana, piuttosto, qualche volta, la stella a sei punte - si accompagnano a frasi abbastanza misteriose e a regole apparentemente gravide di illogicità, dove tutto sembra risolversi nell’ “annientamento” dell’avversario di turno. Certo, un tempo c’erano i cowboys e gli indiani, ma senza voler esser un passatista, la violenza che quei giochi potevano istigare nei minori, era proprio nulla di fronte a quella neppure troppo subliminale di un dvd diVice city, o dei gorilla del wrestling. Oggi tutto sembra essere fagocitato da una mostruosa macchina del potere planetario: pare di volta in volta resistere qualche isola, ma appena cresce e diventa qualcosa di importante e di massa, viene aggredita dal meccanismo della corruzione e della insinuazione di idee e messaggi appartenenti a tutto tranne che al vecchio mondo cattolico: non si è scoperto dopo il successo mondiale, che Harry Potter era il nome di un soldato ebreo sepolto in qualche cimitero israeliano? Quanto resisterà ancora il candore delle favole di Geronimo Stilton, prima che in una nuova puntata de “il viaggio nel tempo” non si affacci la frasetta lautamente pagata, capace di illuminare le nuove generazioni sulle presunte “verità storiche” di questo o quel momento chiave della storia dell’umanità, a gloria di qualche popolo eletto?
E non solo la grande editoria, l’industria cinematografica, il sistema di informazione mondiali che ci accompagnano giorno dopo giorno, sfuggono quasi completamente al controllo della Chiesa, ma anche la stessa scuola: il crocifisso che qua e là è ancora appeso alle pareti, è solo un ricordo di una scuola che fu: quel che conta sono i programmi, con la storia marginalizzata – risale a una decina d’anni fa un appello di intellettuali fra cui Cardini, contro la riduzione delle ore di insegnamento di questa disciplina – e dentro la marginalizzazione oraria, quella delle epoche che sostanziano la tradizione e le radici dell’Europa: nella mia ignoranza, continuo chiedermi perché ragazzini di 7-8 anni, debbano studiare alle elementari per più di un anno, neppure le comunità primitive, ma addirittura il big bang e i dinosauri. Non è questo un modo di imporre giorno dopo giorno, una visione anticreazionista – giusta o sbagliata che sia - alle giovani generazioni? E che ne è della storia della Grecia e di Roma, se tutto si riduce ai dinosauri a monte e al cosiddetto secolo della violenza, cioè dell’Olocausto, a valle? Diciamolo pure, di questa deriva falsamente laica e multiculturale, che sputa ogni giorno sul crocifisso e sulle radici – tranquillamente e pacatamente assumibili: il fascismo mi è ostico quanto il sionismo – di noi italiani, pur di inchinarsi proni alle culture e radici altrui, non se ne può più.
Ben venga dunque oggi un discorso di un papa in una Università di stato: è una ventata di laicità, o di discorso religioso diverso, in un paese dove pullulano le logge massoniche “laiche”; dove le più strane sette religiose la fanno da padrone a danno dei mentecatti di turno da gabbare; dove per discutere liberamente di Medio Oriente bisogna rifugiarsi in una Chiesa – è accaduto al nostro master ex teramano - dove lo squadrismo ebraico anticostituzionale e sintonico con uno stato straniero è ampiamente tollerato; dove chi scrive è ancora in attesa di una dichiarazione a favore della libertà di opinione sull’Olocausto da parte di Marco Pannella – promessa risalente alla primavera dello scorso anno - che pure continua a tuonare, lui sodale dichiarato di George Soros, contro
Dove infine, dopo ben 12 anni, ancora mi chiedo quale sia il significato vero dell’editoriale di Eugenio Scalfari del 26 settembre 1995, giorno in cui il quotidiano allora in piazza Indipendenza, titolava a tutta pagina “ANDREOTTI ALLA SBARRA”, con gustosa foto segnaletica di complemento, e poi scriveva a fianco per la penna, appunto, del suo direttore: abbiamo introdotto oggi il colore nel nostro quotidiano, ed è per questo (sic) che festeggiamo oggi questa nuova tecnica tipografica già introdotta dai nostri “confratelli” (sic) in altre testate internazionali, e la festeggiamo “giusto (sic) allo scadere dei vent’anni che avverrà il prossimo 14 gennaio”. “Confratelli”? Ma da quando in qua i giornalisti si chiamano fra loro “confratelli”? “Giusto”? Ma giusto cosa, se era il 26 settembre 1995 e il primo numero di Repubblica aveva visto la luce, appunto, il 14 gennaio 1976? Che data è allora il 26 settembre 1995?
Si dirà: ma che c’entra tutto questo con il papa a
E allora, perché mai accettare la sua gerarchizzata e elitaria religione laica, invece che quella, democratica e universalista, del Papa cattolico? Perché le inaugurazioni dell’anno accademico nelle Università di stato dovrebbero evitare inviti a un pontefice, ed essere invece appannaggio e gestione esclusivista di consorterie massoniche laiche, con i loro strumenti simbolico-religiosi dei triangolini di stoffa, delle cazzuole, dei compassi e delle torri di babele?
Sono interrogativi apparentemente fuori luogo, ma che comunque si riassumono in un principio cardine assolutamente ineludibile: la laicità va difesa a tutto campo, anche nei confronti dei massoni, ed anche ad esempio nei confronti dei rabbini docenti universitari o di eventuali imam che ricoprissero lo stesso ruolo. Ovvero, occorre trascendere questo principio in una pratica di livello superiore, rispettando la libertà di opinione di tutti, dentro tutte le università. In entrambe i casi, papa Ratzinger aveva ben diritto a dire la sua a

