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I profughi del clima

di nuovaecologia - 10/01/2006

Fonte: lanuovaecologia.it

Gli abitanti delle isole Carteret, nell’arcipelago del Pacifico, hanno dovuto abbandonare i villaggi invasi dall'acqua. Ma altre migliaia di persone si preparano allo stesso destino
L’Australia deve prepararsi ad accogliere i profughi del mutamento climatico dalle nazioni-arcipelago del Pacifico che rischiano di affondare con il sollevamento dei mari, legato al riscaldamento globale e causato dalle emissioni di gas serra.

È il punto chiave della strategia sul mutamento climatico nel Pacifico, annunciata la
settimana scorsa dall’opposizione laburista che chiede fra l’altro di programmare il trasferimento di migliaia di persone che vivono nelle isole più vulnerabili della regione solo di pochi metri sopra il livello del mare. Il governo conservatore di John Howard è sotto crescente pressione perché assuma un approccio più attivo verso il cambiamento climatico nel Pacifico, dopo aver rifiutato due volte di accogliere parte della popolazione di Tuvalu, le cui isole secondo le previsioni saranno sommerse a metà del secolo. La Nuova Zelanda ha già accettato di ricevere immigrati da Tuvalu, mentre il Canada finanzierà il reinsediamento di residenti provenienti da Vanuatu colpita, nel futuro prossimo,dal fenomeno che sta generando una nuova classe di profughi ambientali.

Gli esempi già ci sono: i primi abitanti delle piccole isole Carteret, in Papua Nuova Guinea, hanno già dovuto abbandonare i villaggi invasi da acqua e salinità e sono stati trasferiti nella vicina isola di Bougainville. L’Ufficio di meteorologia ha confermato inoltre che il 2005 è stato l’anno più caldo mai registrato in Australia, suscitando rinnovati appelli perché il governo di Canberra, che con quello di
Washington è l’unico fra i paesi sviluppati a non aver firmato il protocollo di Kyoto, intervenga in modo incisivo per affrontare i mutamenti climatici. Le temperature lo scorso anno sono state mediamente superiori di 1,09 gradi alla media, un rialzo che per molte città è stato equivalente ad uno spostamento di 100 km verso nord.

Il ministro dell’ambiente, Ian Campbell, ha riconosciuto dal canto suo che quella del clima è la prima sfida ambientale per l’umanità. Ma ha aggiunto che il protocollo di Kyoto, firmato da un terzo dei paesi lasciando fuori grandi paesi in via di sviluppo e inquinanti come Cina e India, non è una soluzione adeguata. Mentre è atteso per dopodomani l’inizio della Partnership Asia-Pacifico sullo sviluppo pulito e il clima, l’alternativa a Kyoto ideata dagli Usa. Al vertice sono attesi i ministri degli Esteri e dell’Ambiente dei sei paesi aderenti: oltre a Usa e Australia, Giappone, Cina, India e Corea del sud. La Partnership mira a promuovere l’uso e la condivisione di tecnologie per ridurre le emissioni di gas serra - ma per gli ambientalisti è solo una cortina fumogena per coprire la mancanza di interventi sostanziali.