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La scienza fa autocoscienza

di il foglio - 13/01/2006

Fonte: ilfoglio.it

Nature, Science e i sospettabili imbrogli del falso clonatore coreano

La scienza fa autocoscienza. E’ l’unico effetto positivo finora prodotto dall’incredibile frode del professore sudcoreano Hwang Woo-suk, che mai clonò staminali embrionali su misura, e la cui casa è stata perquisita due giorni fa. La scienza fa autocoscienza, dunque, a partire da due riviste-santuario: l’americana Science, il cui direttore, Donald Kennedy, ha dichiarato ieri al Monde che la truffa del veterinario coreano è “un disastro che tocca l’insieme della comunità scientifica” e soprattutto “i ricercatori specializzanti nel nuovo promettente campo dell’uso che potrà essere fatto delle cellule staminali embrionali umane”. E poi la britannica Nature, che nel numero uscito ieri riesuma una sua inchiesta pubblicata il 6 maggio del 2004, nella quale già si parlava di due ricercatrici sudcoreane forse “invitate” da Hwang a fornire gli ovociti (leggi: ricattate e costrette). Quella storia nessuno la riprese. La stessa rivista la lasciò cadere e anzi, nel 2005, pubblicò lo studio del coreano sul cane clonato Snuppy. Insomma, si preferì girare lo sguardo e credere alle “promesse della ricerca”. Allo stesso modo, un anno fa, nessuno si era stupito della “piccola” cifra di 427 ovociti che Hwang aveva detto di aver usato per la clonazione di staminali “su misura”, e nessuno si preoccupò che le donne sottoposte a iperstimolazione ovarica fossero state avvertite dei rischi fisici a cui si sottoponevano. Dal rapporto dell’Università di Seul, emerge ora che gli ovociti utilizzati da Hwang (perdipiù senza successo) furono in verità 2.061, provenienti da 129 donne, la maggior parte delle quali, stando al rapporto, tenute all’oscuro sui pericoli della “donazione”.
Ora anche Nature parla con toni crudi di una comunità scientifica “riluttante” a considerare le voci che cominciavano ad addensarsi su Hwang, mentre il direttore di Science ragiona pubblicamente sui dispositivi da adottare per non cadere più in un falso così devastante (era stata la sua rivista a pubblicare i risultati della ricerca sudcoreana). Al New York Times, Kennedy ha detto che la vera domanda da porsi adesso è una sola: “Resterà qualcosa della ricerca con le staminali embrionali?”. Gli unici che non vacillano sono i clonatori inglesi, capitanati da Ian Wilmut, “padre” scientifico della pecora Dolly, forse confortati dal crollo del concorrente (ed ex socio) sudcoreano. Ora, dicono, hanno bisogno di 2.000 ovociti, e sono in cerca di volontarie.