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Lo strano ritorno di Osama

di Decio Siluro - 22/01/2006

Fonte: liberazione.it

 
Toh, chi si rivede, anzi si risente: Osama bin Ladin.
Dopo un digiuno mediatico che durava dal dicembre del 2004, e che aveva lasciato spazio ad ogni ipotesi, il capo di al Qaida è tornato a far sentire la sua voce attraverso una registrazione trasmessa ieri dalla televisione del Qatar al Jazira.

Il contenuto del messaggio è stato però ambiguo. Inizialmente il miliardario saudita ha minacciato di attaccare gli Stati Uniti, affermando che “operazioni sono in corso di preparazione sul loro territorio”, ma poi, con voce pacata, ha proposto al popolo americano una tregua “di lungo termine”, anche se a determinate condizioni. Bin Ladin ha ciesto “condizioni giuste a favore della sicurezza in Iraq e Afghanistan”.
Finora tutte le apparizioni del saudita sono state in qualche modo strumentalmente utili agli Usa, anche il suo silenzio in fondo è servito agli americani per alimentare nell’opinione pubblica mondiale la convinzione che “i buoni” stavano vincendo la guerra contro il terrorismo internazionale.

Cosa vorrà mai dire questo inaspettato ritorno sulla scena?
Le minacce (“E’ meglio lottare contro di loro sul loro territorio”, ha detto bin Ladin riferendosi agli Usa, piuttosto che in terra musulmana) potrebbero servire a Bush per ricompattare la sua pubblica opinione, ormai stanca di una guerra lunga e sanguinosa, ma allora perché l’offerta, seppur condizionata, di pace?

Ecco quindi un’ipotesi: gli Usa concedono qualcosa in Iraq e Afghanistan, roba di poco conto, ma tanto basta al capo di al Qaida per accontentarsi e accettare “la pace”. Questa notizia, nella speranza di Washington, potrebbe indebolire la determinazione dei resistenti afghani e iracheni.
Se così fosse verrebbe dimostrata la condizione di difficoltà degli invasori, sempre più incalzati dalle forze di liberazione. Questo dimostrerebbe poi la scarsa comprensione della realtà da parte degli americani.

Osama bin Ladin può andar bene per l’opinione pubblica occidentale, pronta a digerire ogni notizia “embedded” e pronta a considerare il saudita come un vero grande capo dell’islam, ma in Iraq la guerra di liberazione è guidata dal partito Ba’ath (laico e socialista) e ai patrioti iracheni poco o nulla interessano le esternazioni di Osama, di pace o di guerra che siano.
L’ombra di al Qaida si identifica però sempre con i misteri dell’11 settembre (prima di quella data nessuno conosceva “la base”) e proprio l’11 settembre fu il pretesto per scatenare le guerre da tempo pianificate dal Pentagono.

In questo senso la riapparizione di Osama può essere intesa come un lugubre presagio di nuove guerre americane, soprattutto in un tempo in cui campeggia una “crisi iraniana”.