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L'allarme di Draghi

di G. Duchini - 16/06/2008

 

 

    Il recente intervento di Draghi al Foreign Bankers Association sugli effetti dei subprime (del 31 maggio)  è un grido di allarme lanciato al sistema bancario europeo, in netta controtendenza alle rassicurazioni dello scorso anno, risultate  ininfluenti (almeno per quanto riguarda l’Italia). Il Nostro ritorna sullo stesso tema con un messaggio indirizzato alle banche Centrali (Europee), per un comportamento volto ad una maggior attenzione sui citati subprime. L’indice chiave di questa crisi, da tenere sotto controllo (secondo Draghi), è il Leverage  ( Impieghi(finanziari) / Capitale Proprio ), un rapporto che misura quante volte gli investimenti finanziari sono maggiori o multipli del Capitale Proprio (Capitale Sociale + Riserve); quest’ultimo (Capitale Proprio) rappresenta la titolarità  della banca (come proprietà in quanto società per azioni), dell’insieme  delle quote sociali (in azioni) il cui valore complessivo (del Capitale Sociale) è frazionato in quote di controllo (sociale)  da  altre banche, e dove si può individuare un gruppo di comando (rappresentato da una quota minoritaria in grado di prevalere su tutto il resto del capitale sociale e di influenzare l’insieme della gestione).

    Ben si comprende come questo rapporto possa risultare alla lunga alquanto fasullo; in pratica si vorrebbe controllare il sistema bancario attraverso un indice (Leverage) che rappresenta due masse finanziarie, dove l’una è posta a garanzia dell’altra, pur provenendo dalla una stessa fonte originaria. Un tipo di sistema che notoriamente sta per esplodere, in un mercato mondiale di valori (fianziari) accettati per veri, su cui si è sviluppato tutto il credito bancario; un rinvio continuo ed all’infinito (per quanto?)  di promesse ed impegni di pagamenti, e su cui è potuta crescere tutta la porzione (nel rapporto) fasulla tra capitale e liquidità.

    Ma forse quello che più può interessare sono le proposte di Draghi, su come uscire dalla crisi. Vengono  individuati a questo proposito, quattro fattori principali che continuano ad alimentare la “debolezza intrinseca” del sistema finanziario. Uno tra tutti, quello più facile, della “generale sottostima del rischio” con cui le banche hanno garantito ad intermediari finanziari (altre banche, per lo più) la copertura dei rischi di liquidità. Un secondo fattore riguarda la sottovalutazione “delle conseguenze impreviste della complessità” nella diffusione dei prodotti finanziari così complessi e diversificati da renderli ingovernabili. Inoltre, un terzo  riguarda l’eccesso di euforia  finanziaria dovuta  al momento dell’emissione dei prodotti finanziari, a cui seguivano ripiegamenti e gravi distorsioni a tutto il sistema e non privo di considerevoli costi finanziari.

     Dopo questo elenco, mi verrebbe da piangere, se non si conoscesse il personaggio, capace di aggiungere a questi tre fattori (piuttosto ovvi), un quarto in grado di garantire la soluzione al problema, da parte delle Banche Centrali: “ gli interventi in favore dei singoli intermediari  (banche) con rilevanza sistemica comportano un costo, in quanto potrebbero incoraggiare l’assunzione di rischio da parte di altri istituti. Per contenere l’onere regolamentare …il costo  dei salvataggi deve ricadere quanto più possibile sugli azionisti e sui massimi dirigenti delle banche in crisi”

    L’annuncio fatto da Draghi è in perfetta linea con quanto più volte annunciato in vari convegni: l’introduzione in Italia della gestione bancaria della “Governance Duale”, un comando interno alle concentrazioni bancarie eliminando con ciò tutte le alchimie politiche del sistema duale. Si tratta di tradurre maggiormente in pratica (in azione) l’enunciato del Governatore, rimuovendo intanto quei  massimi dirigenti delle banche in crisi che possono  creare ostacoli all’applicazione della nuova governance; collegato a questa ultima, la possibilità di realizzare finalmente un obbiettivo non dichiarato, ma sempre presente nella “Mission” americana di Draghi: il pieno controllo delle Generali. Ma qui il discorso si fa molto più lungo e complicato…