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Chi si ricorda di Jacques Delors? Quale Europa possibile

di Gianluca Bifolchi - 16/06/2008

Fonte: achtungbanditen

 
Ricordiamoci che i signori del Palazzo che ora si stracciano le vesti per la battuta d'arresto al Trattato di Lisbona sono gli stessi che negli anni 90 affossarono senza pensarci due volte (Romano Prodi in testa, nelle sue vesti di presidente della Commissione) il progetto di Europa a due velocità elaborato da Jacques Delors, l'ultima realistica prospettiva di evoluzione federalista dell'Europa. All'epoca passò l'idea britannica di aprire l'unione ai paesi dell'Europa dell'Est, venduti all'incanto al miglior offerente e più o meno consapevoli sicari del processo federalista, e mai nessuno ha osato inveire contro l'antieuropeismo di Blair come ora si fa con i lilliput irlandesi, nonostante che la Gran Bretagna non abbia accettato neanche di essere nell'eurozona.

E che dire della cosiddetta trojka che ha rappresentato l'UE nei negoziati contro il nucleare iraniano? Secondo i trattati dell'Unione la trojka deve essere formata dal paese che ha la presidenza dell'UE, dal paese che l'ha preceduto in quella carica, e da quello che lo seguirà. La sua composizione segue dunque il criterio oggettivo della rotazione. Ma al momento in cui si aprì il dossier Iran, Francia, Gran Bretagna e Germania si autonominarono trojka - senza averne i titoli - e tutto quello che l'ipocritissimo governo italiano riuscì a fare fu piagnucolare perché nessuno lo invitava al tavolo dei grandi. E ancora piagnucola.

Non so se i padri dell'Europa, Adenauer e Schumann (noi Italiani ci aggiungiamo anche De Gasperi, e ci piace ignorare che la stampa estera non lo menziona mai, se non come responsabile del catering ai tempi del Patto di Roma) meritino gli elogi che oggi gli si tributano, ma credo che fossero personaggi di un'altra statura rispetto all'incredibile vigliaccheria ed ipocrisia dell'attuale generazione di "europeisti".

L'Unione Europea è già un organismo estremamente evoluto ed articolato. Fornisce già ai paesi membri il polmone economico, culturale e sociale di cui hanno bisogno. Per un cittadino del Nord Italia la gita fuori porta si fa in Austria o in Slovenia, e per un siciliano un volo da Punta Raisi all'aeroporto Charles De Gaulle per ragioni di lavoro ha perso il significato di un espatrio, se non nel senso strettamente amministrativo del termine. Ciò che ora si vuole far passare per unione politica è solo la cristallizzazione istituzionale di un modello comunitario basato sui mercati e sulla finanza, attentamente sterilizzato dai diritti sociali e dal tema di una cittadinanza europea realmente sovrana. Il soggetto politico che emergerebbe da questa base non potrebbe che rifletterne la natura.

Teniamoci l'Unione Europea così com'è, e rimandiamo il discorso dell'integrazione politica a quando ci saranno diversi rapporti di forza nella società europea.