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Come gli Stati Uniti finanziano gli organi di stampa mondiali

di Jeremy Bigwood - 18/06/2008





Le campagne propagandistiche come il fiasco dei “Guru del Pentagono” sono state smascherate e condannate. I media a grande diffusione avevano assoldato militari di alto rango perché fornissero le loro “analisi” sulla guerra in Iraq. Poi si è scoperto che avevano legami con imprese militari, le quali a loro volta avevano tutto l'interesse che la guerra continuasse.

Sotto il radar si prepara un altro scandalo giornalistico: il governo degli Stati Uniti sta segretamente finanziando mezzi di informazione e giornalisti stranieri. Ci sono organi governativi – compreso il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (U.S. Agency for International Development, USAID), il Fondo Nazionale per la Democrazia (National Endowment for Democracy, NED), il Consiglio Superiore per la Radiodiffusione (Broadcasting Board of Governors, BBG) e l'Istituto degli Stati Uniti per la Pace (U.S. Institute for Peace, USIP) – che sostengono lo “sviluppo dei media” in più di 70 paesi. In These Times ha scoperto che questi programmi comprendono il finanziamento di centinaia di organizzazioni non governative (ONG), giornalisti, uomini politici, associazioni di giornalisti, mezzi di informazione, istituti di formazione e facoltà di giornalismo. La consistenza dei finanziamenti varia da poche migliaia a milioni di dollari.

“Stiamo essenzialmente insegnando le dinamiche del giornalismo, che sia stampato, televisivo o radiofonico”, dice il portavoce di USAID Paul Koscak. “Come imbastire una storia, come scrivere in modo equilibrato... tutte quelle cose che ci si aspetta da un articolo prodotto da un professionista”.

Ma alcuni, soprattutto fuori dagli Stati Uniti, la vedono diversamente.

“Pensiamo che i veri fini che si celano dietro questi programmi di sviluppo siano gli obiettivi della politica estera statunitense”, dice un alto diplomatico venezuelano che ha chiesto di non essere citato. “Quando l'obiettivo è il cambio di regime, questi programmi si rivelano strumenti di destabilizzazione di governi democraticamente eletti che non godono del favore degli Stati Uniti”.

Anche Isabel MacDonald, direttore delle comunicazioni di Fairness and Accuracy in Reporting (FAIR), un osservatorio non profit dei media che ha sede a New York, è molto critica: “Questo è un sistema che, nonostante professi di aderire alle norme di obiettività, ha spesso remato contro la vera democrazia”, dice, “soffocando il dissenso e aiutando il governo degli Stati Uniti a diffondere disinformazione utile agli obiettivi della politica estera statunitense”.

Dimmi di che agenzia sei...
Misurare le dimensioni e la portata dello sviluppo dei media “indipendenti” è difficile perché questi programmi esistono sotto diverse forme. Alcune agenzie li chiamano “sviluppo dei media”, mentre per altre rientrano nella “diplomazia pubblica” o nelle “operazioni psicologiche”. Questo rende complesso capire quanti soldi confluiscano in questi programmi.

Nel dicembre del 2007 il Centro per l'Assistenza ai Media Internazionali (Center for International Media Assistance, CIMA) – un ufficio del NED finanziato dal Dipartimento di Stato – riferiva che nel 2006 l'USAID ha distribuito quasi 53 milioni di dollari per le attività di sviluppo dei media stranieri. Secondo lo studio del CIMA, il Dipartimento di Stato avrebbe speso 15 milioni di dollari per questi programmi. Il bilancio del NED per i progetti dei media è di altri 11 milioni di dollari. E il piccolo Istituto per la Pace, con sede a Washington, D.C., potrebbe aver contribuito con altri 1,4 milioni di dollari, sempre secondo questo rapporto che peraltro non esaminava i finanziamenti del Dipartimento della Difesa o della CIA.

Il governo degli Stati Uniti è di gran lunga il maggiore finanziatore mondiale dello sviluppo dei media, con più di 82 milioni di dollari nel 2006 – senza contare il soldi del Pentagono, della CIA o delle ambasciate degli Stati Uniti in giro per il mondo. A complicare le cose, molte ONG e molti giornalisti stranieri ricevono finanziamenti per lo sviluppo da più di una fonte governativa statunitense. Alcuni ricevono denaro da ulteriori intermediari e da “organizzazioni indipendenti internazionali non profit”, mentre altri lo prendono direttamente dall'ambasciata degli Stati Uniti nel loro paese.

Tre giornalisti stranieri che ricevono finanziamenti dagli Stati Uniti hanno detto a In These Times che questi regali non influiscono sul loro comportamento né alterano la loro linea editoriale. E hanno negato di praticare l'auto-censura. Nessuno, però, era disposto ad affermarlo pubblicamente.

Gustavo Guzmán, ex-giornalista e ora ambasciatore della Bolivia negli Stati Uniti, dice: “Un giornalista che riceve regali come questi non è più un giornalista, diventa un mercenario”.

Una storia tortuosa
Il finanziamento dei mezzi di informazione stranieri da parte del governo degli Stati Uniti ha una lunga storia. Alla metà degli anni Settanta, all'indomani del Watergate, due inchieste del Congresso – le commissioni Church e Pike del senatore Frank Church (D-Idaho) e del rappresentante Otis Pike (D-N.Y.) – scavarono nelle attività clandestine del governo degli Stati Uniti in altri paesi. Confermarono così che oltre ai giornalisti (sia stranieri che americani) finanziati dalla CIA, gli Stati Uniti pagavano anche organi di informazione stranieri (stampati, radiofonici e televisivi) – cosa che stavano facendo anche i sovietici. Per esempio, Encounter, una rivista letteraria anti-comunista pubblicata in Inghilterrra dal 1953 al 1990, nel 1967 si rivelò un'operazione della CIA. E, come succede oggi, anche organizzazioni dal nome inoffensivo come il Congresso per la Libertà Culturale (Congress for Cultural Freedom) sono state attività di facciata della CIA.

Le inchieste del Congresso scoprirono che il finanziamento statunitense dei media stranieri giocava spesso un ruolo decisivo all'estero, ma mai come nel Cile dei primi anni Settanta.

“La maggiore operazione di propaganda della CIA, attraverso il giornale d'opposizione El Mercurio, probabilmente contribuì nel modo più diretto al sanguinoso rovesciamento del governo Allende e della democrazia cilena”, dice Peter Kornbluh, analista del National Security Archive, un istituto di ricerca indipendente non governativo.

In These Times ha chiesto all'agenzia se continua a finanziare giornalisti stranieri. Il portavoce della CIA Paul Gimigliano ha risposto: “La CIA normalmente non conferma né smentisce questo genere di affermazioni”.

Nemici del Dipartimento di Stato?
Il 19 agosto 2002 l'ambasciata statunitense a Caracas, in Venezuela, mandò a Washington una comunicazione. Vi si leggeva:

“Ci aspettiamo che la partecipazione del signor Lacayo al 'Grant IV' si rifletta direttamente nei suoi servizi su argomenti politici e internazionali. Con i suoi avanzamenti di carriera, i nostri buoni rapporti con lui ci permetteranno di avere un amico potenzialmente importante in una posizione di influenza editoriale”. [Nota del curatore: il nome di Lacayo è stato cambiato per proteggerne l'identità].
Il Dipartimento di Stato aveva scelto il giornalista venezuelano per una visita negli Stati Uniti nell'ambito del cosiddetto Grant IV, un programma di scambio culturale avviato nel 1961. Lo scorso anno il dipartimento ha portato negli Stati Uniti qualcosa come 467 giornalisti al costo di circa 10 milioni di dollari, secondo un funzionario del Dipartimento di Stato che ha chiesto di restare anonimo.

MacDonald del FAIR dice che “le visite servono a stringere legami tra i giornalisti stranieri in visita e le istituzioni che... sono estremamente acritiche nei confronti della politica estera statunitense e degli interessi corporativi cui ubbidisce”.

Il Dipartimento di Stato finanzia lo sviluppo dei media attraverso diversi organi, compreso l'Ufficio degli Affari Educativi e Culturali (Bureau of Educational and Cultural Affairs), l'Ufficio di Intelligence e Ricerca (Bureau of Intelligence and Research, INR) e l'Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro (Bureau of Democracy, Human Rights, and Labor, DRL), oltre che attraverso ambasciate e uffici regionali in tutto il mondo. Finanzia giornalisti stranieri anche tramite un'altra sezione chiamata Ufficio per la Diplomazia e gli Affari Pubblici (Office of Public Diplomacy and Public Affairs). Ma soprattutto il Dipartimento di Stato solitamente decide dove le altre agenzie, come USAID e NED, debbano investire i loro fondi per lo sviluppo dei media.

(Il Dipartimento di Stato non ha risposto alla richiesta di informazioni di In These Times circa il suo bilancio per lo sviluppo dei media, ma lo studio del 2007 del CIMA mostra che nel 2006 il DRL ha ricevuto quasi 12 milioni di dollari solo per lo sviluppo dei media).

Il caso della Bolivia è un esempio rivelatore di paese in cui gli Stati Uniti hanno finanziato lo sviluppo dei media. Secondo il sito internet del DRL, nel 2006 questo ufficio finanziò in Bolivia 15 seminari sulla libertà di stampa e di espressione. “I giornalisti e gli studenti di giornalismo di questo paese hanno discusso di etica professionale, di buone pratiche di diffusione delle notizie e del ruolo dei media in una democrazia”, dice il sito. “Questi programmi sono stati inviati a 200 stazioni radiofoniche nelle regioni più remote del paese”.

Nel 2006 la Bolivia ha eletto Evo Morales, il suo primo presidente indigeno, la cui ascesa al potere è stata ripetutamente ostacolata dal governo degli Stati Uniti e dalla stampa a grande diffusione. Secondo Morales e i suoi sostenitori il governo degli Stati Uniti sta offrendo sostegno a un movimento separatista nelle province orientali ricche di petrolio; quel sostegno si tradurrebbe in riunioni sullo sviluppo dei media, secondo il giornalista ed ex-portavoce presidenziale Alex Contreras. Koscak dell'USAID respinge queste accuse.

Qui BBG
Il Consiglio Superiore per la Comunicazione Audiovisiva (Broadcasting Board of Governors, BBG) è meglio conosciuto come il fondatore di Voice of America. Secondo il suo sito internet, il BBG è “responsabile di tutte le trasmissioni internazionali, non militari, finanziate dal governo degli Stati Uniti” che portano “notiziari e informazioni alla gente di tutto il mondo in 60 lingue”.

Nel 1999 il BBG è diventato un'agenzia federale indipendente. Nel 2006 ha ricevuto un budget di 650 milioni di dollari, secondo stime del CIMA, con circa 1,5 milioni destinati alla formazione di giornalisti in Argentina, Bolivia, Kenya, Mozambico, Nigeria e Pakistan.

Oltre a Voice of America, il BBG gestisce anche altre stazioni radiofoniche e televisive. Il canale televisivo Alhurra, con sede a Springfield, Virginia, nel suo sito internet si descrive come “una rete satellitare in lingua araba per il Medio Oriente priva di pubblicità e dedicata soprattutto all'informazione”. Alhurra, che in arabo significa "la libera", è stata descritta dal Washington Post come “il maggiore e più costoso impegno degli Stati Uniti per scuotere l'opinione pubblica attraverso le onde radio dalla fondazione di Voice of America nel 1942”.

Il BBG finanzia anche Radio Sawa (diretta alla gioventù araba, programmazione in Egitto, Golfo, Iraq, Libano, Levante, Marocco e Sudan), Radio Farda (in Iran) e Radio Free Asia (programmazione regionale in Asia). BBG finanzia anche trasmissioni a Cuba attraverso la Radio-TV Martí, con una spesa che quest'anno ammonterà a quasi 39 milioni di dollari secondo il Bilancio del Congresso per le Operazioni all'Estero (Foreign Operations Congressional Budget Justification) per l'anno fiscale 2008.

Le pubbliche relazioni del Pentagono
Il Dipartimento della Difesa (DOD) si è rifiutato di rispondere a In These Times circa i suoi programmi di sviluppo dei media. Secondo un articolo di Jeff Gerth pubblicato sul New York Times l'11 dicembre 2005, “i militari gestiscono stazioni radio e giornali [in Iraq e Afghanistan] ma senza rivelare i legami con gli Stati Uniti”.

Il ruolo dello sviluppo dei media in Iraq “è stato affidato al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, i cui maggiori contractor avevano scarsa o nessuna esperienza”, afferma un rapporto dell'ottobre 2007 dell'Istituto per la Pace (USIP).

Uno studio del 2007 del Centro per gli Studi sulla Comunicazione Globale dell'Istituto Annenberg per la Comunicazione dell'Università della Pennsylvania (Center for Global Communication Studies at the University of Pennsylvania's Annenberg School for Communication) ha scoperto che la Science Applications International Corp. (SAIC), contractor di lunga data del DOD, aveva ottenuto un contratto iniziale di 80 milioni di dollari per un anno per trasformare un sistema interamente gestito dallo stato in un servizio “indipendente” sullo stile della BBC, parzialmente per contrastare l'effetto di Al Jazeera nella regione.

"La SAIC era un ufficio del DOD specializzato in operazioni di guerriglia psicologica, che secondo alcuni contribuì alla percezione tra gli iracheni che l'Iraq Media Network (IMN) fosse semplicemente un'appendice dell'Autorità Provvisoria della Coalizione (Coalition Provisional Authority)", dice il rapporto dell'USIP. “Il lavoro della SAIC in Iraq fu considerato costoso, non professionale e fallimentare ai fini di stabilire l'obiettività e l'indipendenza dell'IMN”. La SAIC ha poi perso il contratto, passato a un'altra compagnia: l'Harris Corp.

La SAIC non è stato l'unico contractor del Pentagono nel settore dei media ad avere ampiamente fallito. In un articolo di Peter Eisler pubblicato il 30 aprile su USA Today, il sito di informazione iracheno Mawtani.com è stato smascherato come canale televisivo al soldo del Pentagono.

USAID: 'da parte del popolo americano'
Il Presidente John F. Kennedy creò l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (U.S. Agency for International Development, USAID) nel novembre del 1961 per gestire l'aiuto umanitario e lo sviluppo economico in tutto il mondo. Ma mentre l'USAID si vanta di promuovere la trasparenza negli affari degli altri paesi, è in sé ben poco trasparente. Questo vale soprattutto per i suoi programmi di sviluppo dei media.

“In molti paesi, compresi il Venezuela e la Bolivia, l'USAID sta operando più come un'agenzia impegnata in azioni clandestine, come la CIA, che come un'agenzia di assistenza o sviluppo”, commenta Mark Weisbrot, economista presso il Centro di Ricerca Politica ed Economica (Center for Economic and Policy Research), un think tank con sede a Washington, D.C..

Infatti, se grazie al Freedom of Information Act gli inquirenti sono riusciti a ottenere i bilanci dei programmi globali dell'USAID, come pure i nomi dei paesi o delle regioni geografiche in cui sono stati spesi i soldi, i nomi delle specifiche organizzazioni straniere che hanno ricevuto quei soldi sono segreto di stato, esattamente come nel caso della CIA. E nei casi in cui si conoscono i nomi delle organizzazioni e si richiedono informazioni su di esse, l'USAID risponde che non può “né confermare né smentire l'esistenza di questi fatti”, utilizzando lo stesso linguaggio della CIA. (Rivelazione: Nel 2006, ho perso una causa contro l'USAID nel tentativo di identificare quali organizzazioni straniere finanzia).

L'USAID finanzia tre importanti progetti di sviluppo dei media: l'International Research & Exchanges Board (meglio noto come IREX), l'Internews Network e il Search for Common Ground, che in buona parte beneficia di finanziamenti privati. Per complicare le cose, tutti e tre hanno ricevuto finanziamenti anche dal Dipartimento di Stato, dalla Middle East Partnership Initiative (MEPI), dall'Ufficio di Intelligence e Ricerca (Bureau of Intelligence and Research, INR) e dall'Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro .

Secondo i pieghevoli che ne illustrano l'attività, l'IREX è un'organizzazione internazionale non profit che “lavora con partner locali per promuovere la professionalità e la sostenibilità economica a lungo termine dei giornali, delle radio, delle televisioni e dei mezzi di informazione su internet”. La dichiarazione dei redditi "990" presentata dall'IREX relativamente all'anno fiscale 2006 afferma che le sue attività comprendono “piccole borse di studio per più di 100 giornalisti e organizzazioni di mezzi di informazione; attività di formazione per centinaia di giornalisti e organi di stampa” e dichiara di avere più di 400 dipendenti che offrono programmi e consulenza a più di 50 paesi.

La rete Internews Network, meglio conosciuta come “Internews”, riceve solo circa la metà dei fondi dell'IREX ma è la più nota. È stata fondata nel 1982 e la maggior parte dei suoi finanziamenti passa attraverso l'USAID, anche se ne riceve anche dal NED e dal Dipartimento di Stato. Internews è una delle maggiori operazioni nel settore dello sviluppo dei media “indipendenti”: finanzia decine di ONG, giornalisti, associazioni di giornalisti, istituti di formazione e facoltà di giornalismo in decine di paesi di tutto il mondo.

Le operazioni di Internews sono state bloccate in paesi come la Bielorussia, la Russia e l'Uzbekistan, dove sono state accusate di minare i governi locali e di promuovere gli obiettivi statunitensi. In un discorso tenuto nel maggio del 2003 a Washington, D.C., Andrew Natsios, ex-amministratore dell'USAID, ha definito gli intermediari privati finanziati dall'USAID “un braccio del governo degli Stati Uniti”.

Nel caso dell'altro principale beneficiario dell'USAID nel settore dello sviluppo dei media, Search for Common Ground, sono più i soldi che riceve dal settore privato che quelli che riceve dal governo degli Stati Uniti, la maggior parte dei quali secondo il rapporto del CIMA va in “risoluzione dei conflitti”.

Due bersagli importanti per l'attività di assistenza e sviluppo dei media dell'USAID sono rappresentati da Cuba e l'Iran. Il budget dell'USAID per la “Libertà dei media e la Libertà di Informazione” (Media Freedom and Freedom of Information ) – per la “transizione” di Cuba concepita dalla Commissione per l'Assistenza a una Cuba Libera II (Commission for Assistance to a Free Cuba II, CAFC II) – ammonta a 14 milioni di dollari. Si tratta di un aumento di 10,5 milioni di dollari rispetto la somma stanziata nel 2006. In Iran l'USAID ha stanziato qualcosa come 25 milioni di dollari per lo sviluppo dei media nell'anno fiscale 2008: fanno parte di un pacchetto di 75 milioni di dollari per quella che l'USAID chiama “diplomazia trasformazionale” in quel paese.

Finanziare la 'democrazia' stile USA
"Molto di ciò che facciamo oggi veniva fatto clandestinamente 25 anni fa dalla CIA”, ha detto Allen Weinstein, uno dei fondatori del National Endowment for Democracy in un articolo pubblicato nel 1991 dal Washington Post.

Creato all'inizio degli anni Ottanta, il NED è “governato da un consiglio indipendente, non schierato politicamente”. Il suo obiettivo dichiarato è offrire appoggio a organizzazioni filo-democratiche in tutto il mondo. Storicamente, però, la sua agenda è definita dagli obiettivi della politica estera statunitense.

“Quando si mette da parte la retorica della democrazia, il NED è uno strumento specializzato per penetrare nella società civile di altri paesi” per conseguire obiettivi della politica estera statunitense, scrive William Robinson, professore dell'Università di California-Santa Barbara, nel suo libro A Faustian Bargain. Robinson si trovava in Nicaragua alla fine degli anni Ottanta e vide come il NED collaborò con l'opposizione nicaraguense appoggiata dagli Stati Uniti per deporre i sandinisti durante le elezioni del 1990.

Il NED è stato anche pubblicamente accusato in Venezuela di avere finanziato il movimento anti-Chávez. Nel suo libro The Chávez Code, l'avvocatessa venezuelano-americana Eva Golinger scrive che i beneficiari del NED (e dell'USAID) sono stati coinvolti nel tentativo di colpo di stato del 2002 contro il Presidente venezuelano Hugo Chávez, e negli “scioperi dei lavoratori” contro l'industria petrolifera del paese. Golinger osserva poi che il NED ha finanziato anche la Súmate, una ONG venezuelana – il cui obiettivo dichiarato è promuovere il libero esercizio dei diritti politici dei cittadini – che orchestrò il fallito referendum revocatorio contro Chávez del 2004.

Dipendenza e sudditanza
Il concetto di separazione dei poteri tra la stampa e il governo è un assunto fondamentale non solo del sistema politico statunitense: è anche sancito dall'Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. I finanziamenti alla stampa erogati dal governo degli Stati Uniti rischiano di instaurare un rapporto beneficiato-benefattore che impedisce di considerare indipendente un mezzo di informazione.

“Perfino la donazione da parte del governo degli Stati Uniti di apparecchiature come computer e sistemi di registrazione influisce sul lavoro dei giornalisti e delle organizzazioni giornalistiche”, dice Contreras, il giornalista boliviano, “perché crea dipendenza e sudditanza nei confronti degli obiettivi nascosti delle istituzioni statunitensi”.


Articolo originale pubblicato il 4 giugno 2008.

Traduzione di Manuela Vittorelli (membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica).
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