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Repubblica berlusconiana

di Marco Milioni - 24/06/2008

     

 

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In Italia "tutto è grave ma nulla è serio". A pensare così spesso ci si azzecca, anche se in questo motto si nasconde una arcinota tendenza nostrana all'autoassoluzione. Detto questo, nessuno può negare che il Paese viva un momento oggettivo di difficoltà, etico-culturale prima che economica. E se in un contesto sempre tragicomico si mette da parte per un attimo il lato ridicolo della situazione, la tragedia emerge in tutta la sua sinistra eloquenza. Tant'è che ci sono dieci elementi oggettivi che vanno presi in considerazione se si vuole capire quale sia la direzione, o la deriva, che si prospetta per il Paese.
Uno, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi gode di ampia maggioranza parlamentare fornitagli dal voto popolare. Questo gli dà una aggressività alla quale ci eravamo disabituati, forse. Lo stesso Berlusconi ha in cima alla sua agenda politica il mantenimento dei suoi asset economici. In questo senso ogni azione (si parla sempre di interventi rispettosi della legge, come le inchieste giudiziarie) che potrebbe configurare una perdita del suo monopolio televisivo, viene vista come il massimo pericolo. In modo così forte da piegare a questa finalità anche il lavoro del governo e quello del parlamento.
Due, Berlusconi sa che per combattere questa battaglia occorrono alleati forti, senza i quali nemmeno una ampia maggioranza parlamentare gli consentirebbe la benché minima tranquillità. Da questo punto di vista risultano evidenti le aperture verso Confindustria e verso certi settori del mondo bancario, come non va dimenticata la completa genuflessione verso la Cei. Alcuni esempi? Niente intercettazioni per i reati finanziari; nessun impegno per aumentare i controlli (e le pene) per la tutela del lavoro. Finanziamenti diretti o indiretti alle imprese e alla Chiesa cattolica nell'ordine di una ventina di miliardi annui. Proposta di legge affinché ci sia l'obbligo per l'autorità giudiziaria di informare le autorità ecclesiastiche qualora si intercetti un ministro della chiesa.
Tre, la magistratura, che legittimamente lamenta una forzatura senza precedenti di pezzi dell'ordinamento giudiziario, deve a sua volta fare i conti con un sistema della giustizia moribondo: processi farraginosi e interminabili; un miliardo di euro all'anno lasciato per strada per sanzioni pecuniarie non riscosse; casi urlanti e diffusi di corporativismo. Difficoltà oggettiva nel colpire i magistrati inoperosi o che addirittura vìolano la legge. In questo quadro la magistratura si difende con molta difficoltà dagli attacchi del premier, proprio perché da decenni la sua casa non è mai stata il simbolo della efficienza e della trasparenza.
Quattro, la cosiddetta "luna di miele" tra Berlusconi e Walter Veltroni, leader del Pd, si è interrotta dopo un repentino cambiamento della linea editoriale del quotidiano Repubblica. Cambiamento successivo alla proposta dei pacchetti governativi per tagliare le intercettazioni e per rinviare i processi del premier. Si tratta di un passaggio delicato, quasi un segnale (è la mia personalissima ma radicata opinione) che qualche accordo segreto tra i maggior enti del Pd e la truppe del premier sia saltato. Ricordo che il finanziere Carlo De Benedetti, patron del gruppo Repubblica-Espresso, è tra i primi tesserati del Pd. Al contrario il Corriere della Sera, che al tempo dei furbetti del quartierino che lo volevano scalare inneggiava alle cimici, oggi è molto più filo berlusconiano, soprattutto per quanto concerne le intercettazioni. Come mai? Va peraltro detto che durante gli ultimi giorni la cronaca e un editoriale di Sergio Romano, che torna a scrivere in prima pagina, hanno in parte controbilanciato i corsivi dei berluscones Pigi Battista e Angelo Panebianco. Quali manovre in seno all'azionariato del Corsera sono in atto?
Cinque, la situazione economica del Paese è difficilissima. Servono provvedimenti draconiani, che per essere accettati da tutti dovrebbero colpire anzitutto quelle gigantesche rendite di posizione garantite per anni a industriali, finanzieri, banchieri, aficionados della politica, burocrazia pubblica, clientele, crimine organizzato. Pura fantascienza anche per la maggior parte degli analisti politici dei mainstream media, non certo dei Massimo Fini o dei Beppe Grillo di turno. I dati però preoccupano. Cala l'occupazione, cala il reddito delle famiglie che comprano sempre più a rate. L'emergenza rifiuti in Campania non è risolta e l'assurdità dei cicli industriali rischia di "campanizzare" altre regioni. Il prezzo dell'energia, carburante in primis, cresce. L'inflazione è una tassa occulta che sta silenziosamente cannibalizzando il potere d'acquisto e il tempo di vita degli italiani. I disastri della finanza swap e subprime hanno obbligato il sistema bancario europeo (e italiano) a bruciare decine di miliardi di euro nella fornace americana per evitare il tracollo del sistema bancario a stelle e strisce. E quelle risorse non potranno essere re-impiegate in Italia. I grossi nomi dell'imprenditoria italiana ormai fanno business solo con le concessioni di Stato o pubbliche (autostrade, inceneritori, frequenze tv, urbanistica, trasporti, multiutility; domani forse il nucleare?).