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La paura finanziaria

di Gianni Duchini - 17/09/2008

 

    

   

Da tempo immemorabile  la paura della catastrofe (naturale, sociale, politica ecc ecc.) s’impadronisce dello spirito umano. Questa paura, ai giorni nostri, viene sfamata ad arte dagli imbroglioni di tutte le risme e viene diffusa in ogni ambito della vita sociale dagli untori della carta stampata, dai professori irraggiungibili per sapere e scienza, dagli esperti tuttologi che hanno una risposta per tutto e per tutti. 

Ora, questo senso d'impotenza e d'ignoto si volge verso l'imminente disastro finanziario che sembra predire la fine del capitalismo. Eppure, dopo un congruo numero di volte in cui sono state annunciate catastrofi finanziarie, sfaceli inimmaginabili sulle possibili perdite di benessere conquistato faticosamente dalle generazioni precedenti, dovrebbe finalmente subentrare un certo scetticismo, almeno nell’uomo dotato di senso. Per questo gli appassionati scrivani della sventura, i cultori fanatici del disastro imminente che sfoggiano ogni giorno arte e sapere, cognizioni nuove sul romanzo delle catastrofi, non demordono e continuano a lanciare urla di dolore, salvo cambiare opinione ai primi cenni di ripresa, dovendo proiettare l'inevitabile destino un po' più in là nel tempo.

Nel frattempo i comuni cittadini, un po’ storditi da tanto rumoreggiare, non possono che sprofondare nel sonno dell’irrazionalità, assumendo la postura della preghiera e degli scongiuri.

    Ma ecco che finalmente il gran giorno dell' esplosione finanziaria sembra irrompere  come  un bombardamento (i fallimenti a catena delle banche americane); le sirene impazzite già annunciano la caduta (svalorizzazione) di miliardi di biglietti finanziari.  La piramide di carta costruita in Usa, da una cultura sopraffina, aiutata da una raffinata ingegneria finanziaria di derivati, subprime, edge funds.., sta crollando al suolo. Del resto, non si può costruire sempre più in alto senza perdere, ogni tanto, l'equilibrio; la piramide inizia allora a sfaldarsi con la gente che comincia a beccare i massi sulla testa.

     Un grande economista flemmatico e pragmatico, già Presidente della Consob, rispondente al nome di Silvio Spaventa (rigorosamente di sinistra) ha dichiarato alla radio che non bisogna esorcizzare i “derivati” in quanto essi sono importanti strumenti per l’economia di un paese; la soluzione andrebbe cercata  (testualmente) nello “spalmare questi derivati” sulla crisi. Sulla stessa lunghezza d’onda interviene Draghi, che dichiara che “questa crisi non è diversa dalle altre, costituisce l’occasione per rafforzare la struttura dell’industria dei servizi finanziari.”  Diluire con ciò la “spazzatura” (dei titoli) con il risvolto inevitabile di una impennata drammatica dell’inflazione, nella traduzione più semplice ha un chiaro ed inequivocabile significato: far pagare tale crisi a tutti  (i cittadini europei); per quelli italiani il trattamento sarà particolarmente mirato, e grazie  alla nostra finanza che, come risaputo, è la più dipendente nei confronti degli Usa ed in particolare nei confronti della grande Banca d’affari  Goldman Sachs (anch’essa entrata in profonda crisi). E' questa l'unica vera profezia, altro che fine del capitalismo. Tenetevi stretti perché stiamo per vedere i “ sorci verdi.”