Il mondo ha scoperto di vivere al di sopra dei propri mezzi, e ha frenato bruscamente. Accade con regolarità, dopo un lungo sviluppo, seguito per solito da una fase diversa, quella della stagnazione, o recessione. Nella quale anche la psiche individuale scopre, di solito, di essersi abituata a spendere più energie di quelle disponibili, e corre ai ripari.
Quali sono gli ambiti in cui la contabilità energetica individuale segnala più spesso eccessi, invitando a un maggiore realismo?
Quello economico è il più facile da individuare; infatti lì gli effetti sono più rapidi, subito segnalati dalle rilevazioni sulle spese e sui consumi. Le persone si accorgono di aver seguito stili di vita sproporzionati ai mezzi effettivamente disponibili, e corrono ai ripari. Il bilancio dei costi e dei benefici segnala regolarmente investimenti eccessivi verso l’esterno, l’immagine, il far colpo sugli altri, il tenere il passo dei conoscenti di maggior prestigio e mezzi, a detrimento del piano personale, dei gusti più intimi, degli affetti, delle abitudini tradizionali.

Il risanamento energetico, come quello economico, porta così alla riscoperta e alla rivalutazione del patrimonio «storico» delle persone, ciò di cui si dispone per nascita e per tradizione: il luogo natale, la famiglia d’origine, le conoscenze tramandate, tutte risorse che non costano nulla e di cui si ritrova il valore proprio nelle fasi di difficoltà come le guerre o le crisi economiche. La correzione risulta tanto più semplice e produttiva quando minore è l’attaccamento per gli status symbol più recentemente acquisiti.
Anche qui insomma, la libertà dai condizionamenti collettivi è la chiave indispensabile per il benessere e il risanamento. E in questo il tradizionale sapere del Mediterraneo, la capacità di vivere nel presente e dimenticare i pesi del passato, la flessibilità che caratterizza la nostra cultura, si è finora rivelata una grande risorsa.
L’altro piano su cui condurre l’adeguamento delle energie spese a quelle effettivamente disponibili è quello affettivo. Di solito nella fasi espansive dell’economia ci si abitua più facilmente a non conservare neppure i sentimenti, nella convinzione di poterli rimpiazzare rapidamente con altri, più nuovi e più brillanti. Le nuove ricchezze, specie se un po’ troppo facili, si accompagnano spesso alla rapida liquidazione di matrimoni e legami precedenti, vissuti come non più adeguati, obsoleti, per certi versi fuori moda. In questi casi la necessità di fare un «reset» della propria esistenza, adesso imposto dalla situazione economica, offre allora la possibilità di accorgersi di «bolle» sentimentali, affettive e sessuali costruite più sull’«effetto copertina» di nuovi libertinaggi promossi dal sistema delle comunicazioni, che su sentimenti profondamente condivisi. Come quando il famoso bancarottiere viene abbandonato da tutti tranne che dalla moglie a suo tempo malamente accantonata.
Si scopre allora che quel «radicamento», che evita il fallimento alle banche maggiormente legate al territorio in cui operano, garantisce anche l’affetto più collaudato, rispetto a quello più vistoso ma meno radicato sul terreno dei sentimenti personali.
Infine, la verifica tra energie a disposizione e investimenti («libidici», direbbe la psicoanalisi) realizzati, porta ad una realistica verifica delle idee e dei principi riconosciuti come guida dei comportamenti e delle strategie individuali. Si scopre allora che i veri valori sono pochissimi, ed eterni. Non fare del male, dare a ognuno ciò che gli spetta, onorare la vita umana. Il resto è bolla.