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Manifesto per una economia umana*

di Nicholas Georgescu-Roegen - 14/02/2006

Fonte: decrescita.it

 

 

Nel corso della sua evoluzione la casa comune, il
pianeta Terra, si avvicina ad una crisi dal cui
superamento dipende la sopravvivenza dell'uomo,
crisi la cui portata appare esaminando l'aumento
della popolazione, l'incontrollata crescita
industriale e il deterioramento ambientale con le conseguenti minacce di carestie, di
guerra e di un collasso biologico.
L'attuale tendenza nell'evoluzione del pianeta non dipende soltanto da leggi inesorabili
della natura, ma e' una conseguenza delle deliberate azioni esercitate dall'uomo sulla
natura stessa. L'uomo ha deciso, nel corso della storia, il suo destino attraverso decisioni
di cui e' responsabile; ha cambiato il corso del suo destino con altre deliberate decisioni,
attuate con la sua volonta'. A questo punto deve cominciare ad elaborare una nuova
visione del mondo.
Come economisti abbiamo il compito di descrivere e
analizzare i processi economici cosi' come li osserviamo
nella realta'. Peraltro nel corso degli ultimi due secoli gli
economisti sono stati portati sempre piu' spesso non solo a
misurare, analizzare e teorizzare la realta' economica, ma
anche a consigliare, pianificare e prendere parte attiva nelle
decisioni politiche: il potere e quindi la responsabilita' degli
economisti sono percio' diventati grandissimi.
Nel passato la produzione di merci e' stata considerata un
fatto positivo e solo di recente sono apparsi evidenti i costi
che essa comporta. La produzione sottrae materie prime ed
energia dalle loro riserve naturali di dimensioni finite; i
rifiuti dei processi invadono il nostro ecosistema, la cui
capacita' di ricevere e assimilare tali rifiuti e' anch'essa
finita. La crescita ha rappresentato finora per gli economisti
l'indice con cui misurare il benessere nazionale e sociale,
ma ora appare che l'aumento dell'industrializzazione in
zone gia' congestionate puo' continuare soltanto per poco:
l'attuale aumento della produzione compromette la
possibilita' di produrre in futuro e ha luogo a spese
dell'ambiente naturale che e' delicato e sempre piu' in pericolo.
La costatazione che il sistema in cui viviamo ha dimensioni finite e che i consumi di
energia comportano costi crescenti impone delle decisioni morali nelle varie fasi del
processo economico, nella pianificazione, nello sviluppo e nella produzione. Che fare ?
Quali sono gli effettivi costi, a lungo termine, della produzione di merci e chi finira' per
pagarli ? Che cosa e' veramente nell'interesse non solo attuale dell'uomo, ma nell'interesse
dell'uomo come specie vivente destinata a continuare ?
La chiara formulazione, secondo il punto di vista dell'economista, delle alternative
possibili e' un compito non soltanto analitico, ma etico e gli economisti devono accettare
le implicazioni etiche del loro lavoro. Noi invitiamo i colleghi economisti ad assumere un
loro ruolo nella gestione del nostro pianeta e ad unirsi, per assicurare la sopravvivenza
umana, agli sforzi degli altri scienziati e pianificatori, anzi di tutte le donne e gli uomini
che operano in qualsiasi campo del pensiero e del lavoro. La scienza dell'economia, come
altri settori di indagine che si propongono la precisione e l'obiettivita', ha avuto la
tendenza, nell'ultimo secolo, ad isolarsi gradualmente dagli altri campi, ma oggi non e'
piu' possibile che gli economisti lavorino isolati con qualache speranza di successo.
Dobbiamo inventare una nuova economia il cui scopo sia la gestione delle risorse e il
controllo razionale del progresso e delle applicazioni della tecnica, per servire i reali
bisogni umani, invece che l'aumento dei profitti o del prestigio nazionale o le crudelta'
della guerra. Dobbiamo elaborare una economia della sopravvivenza, anzi della speranza,
la teoria di un'economia globale basata sulla giustizia, che consenta l'equa distribuzione
delle ricchezze della Terra fra i suoi abitanti, attuali e futuri. E' ormai evidente che non
possiamo piu' considerare le economia nazionali come separate, isolate dal piu' vasto
sistema globale.
Come economisti, oltre a misurare e descrivere le
complesse interrelazioni fra grandezze economiche,
possiamo indicare delle nuove priorita' che superino gli
stretti interessi delle sovranita' nazionali e che servano
invece gli interessi della comunita' mondiale. Dobbiamo
sostituire all'ideale della crescita, che e' servito come
surrogato della giusta distribuzione del benessere, una
visione piu' umana in cui produzione e consumo siano
subordinati ai fini della sopravvivenza e della giustizia.
Attualmente una minoranza della popolazione della Terra
dispone della maggior parte delle risorse naturali e della
produzione mondiale. Le economie industriali devono
collaborare con le economie in via di sviluppo per
correggere gli squilibri rinunciando alla concorrenza
ideologica o imperialista e allo sfruttamento dei popoli che
dicono di voler aiutare. Per realizzare una giusta

Europa Plurale – 1/2006
distribuzione del benessere nel mondo, i popoli dei paesi industrializzati devono
abbandnare quello che oggi sembra un diritto irrinunciabile, cioe' l'uso incontrollato delle
risorse naturali, e noi economisti abbiamo la responsabilita' di orientare i valori umani
verso questo fine. Le situazioni storiche o geografiche non possono essere piu' invocate
come giustificazione dell'ingiustizia.
Gli economisti hanno quindi di fronte un compito nuovo e difficile. Molti guardano alle
attuali tendenze di aumento della popolazione, di
impoverimento delle risorse naturali, di aumento delle
tensioni sociali, e si scoraggiano. Noi dobbiamo rifiutare
questa posizione e abbiamo l'obbligo morale di elaborare una
nuova visione del mondo, di tracciare la strada verso la
sopravvivenza anche se il territorio da attraversare e' pieno di
trappole e di ostacoli.
Attualmente l'uomo possiede le risorse economiche e
tecnologiche non solo per salvare se stesso per il futuro, ma
anche per realizzare, per se e per tutti i suoi discendenti, un
mondo in cui sia possibile vivere con dignita', speranza e
benessere. Per ottenere questo scopo deve pero' prendere
delle decisioni e subito. Noi invitiamo i nostri colleghi
economisti a collaborare perche' lo sviluppo corrisponda ai
reali bisogni dell'uomo: saremo forse divisi nei particolari del
metodo da seguire e delle politiche da adottare, ma dobbiamo
essere uniti nel desiderio di raggiungere l'obiettivo della
sopravvivenza e della giustizia.
Attualmente una minoranza della popolazione della Terra
dispone della maggior parte delle risorse naturali e della
produzione mondiale. Le economie industriali devono
collaborare con le economie in via di sviluppo per
correggere gli squilibri rinunciando alla concorrenza
ideologica o imperialista e allo sfruttamento dei popoli che
dicono di voler aiutare. Per realizzare una giusta distribuzione dei beni nel mondo,I
popoli dei paesi industrializzati devono abbandnare
quello che oggi sembra un diritto irrinunciabile, cioe'
l'uso incontrollato delle risorse naturali, e noi
economisti abbiamo la responsabilita' di orientare i valori
umani verso questo fine.

verso questo fine. Le situazioni storiche o geografiche non possono essere piu' invocate
come giustificazione dell'ingiustizia.
Gli economisti hanno quindi di fronte un compito nuovo e difficile. Molti guardano alle
attuali tendenze di aumento della popolazione, di
impoverimento delle risorse naturali, di aumento delle
tensioni sociali, e si scoraggiano. Noi dobbiamo rifiutare
questa posizione e abbiamo l'obbligo morale di elaborare una
nuova visione del mondo, di tracciare la strada verso la
sopravvivenza anche se il territorio da attraversare e' pieno di
trappole e di ostacoli.
Attualmente l'uomo possiede le risorse economiche e
tecnologiche non solo per salvare se stesso per il futuro, ma
anche per realizzare, per se e per tutti i suoi discendenti, un
mondo in cui sia possibile vivere con dignita', speranza e
benessere. Per ottenere questo scopo deve pero' prendere
delle decisioni e subito. Noi invitiamo i nostri colleghi
economisti a collaborare perche' lo sviluppo corrisponda ai
reali bisogni dell'uomo: saremo forse divisi nei particolari del
metodo da seguire e delle politiche da adottare, ma dobbiamo
essere uniti nel desiderio di raggiungere l'obiettivo della
sopravvivenza e della giustizia.

Nicholas Georgescu-Roegen
Kenneth Boulding
Herman Daly


*Riproduciamo qui il testo del Manifesto redatto nel 1973 a Nyach (Stato di New York