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Memorie, scuola e internet

di Claudio Moffa - 30/11/2008

Fonte: 21e33.blogspot.com

L'attacco è concentrico, e bisogna capire bene quel che sta succedendo, che non riguarda solo il prof. Roberto Valvo a cui abbiamo già espresso la nostra solidarietà e che invitiamo tutti a esprimergli: il fatto è che oltre al caso principale della scuola di Via Ripetta, che ripete in forma aggravata la vicenda del prof. Pallavidini del gennaio-febbraio del 2007 (www.claudiomoffa.it: una nostra solidarietà che pagammo con un primo attacco al master teramano), sono emersi nelle ultime due settimane almeno due altri casi che – nonostante la loro diversità – finiscono tutti per portare acqua al mulino del nuovo assalto liberticida del dogmatismo "olocaustico" agli articoli 21 e 33 della Costituzione italiana.

 

In effetti, risale al 10 novembre un primo episodio inquietante: quello di alcune insegnanti di Villafranca "colpevoli" di non aver portato i loro alunni alla messa di commemorazione del 4 novembre. Apriti cielo: accuse di vilipendio alla bandiera (reato che non esiste più), di scarso patriottismo, di aver fatto questa scelta per non offendere gli immigrati (cosa smentita: e in effetti cosa c'entrano gli immigrati?) e minacce di obbligare il prossimo anno tutti i ragazzi di tutte le scuole italiane ad ascoltare le lezioni di Ufficiali dell'esercito su cosa fu la guerra del 15-18: non un gigantesco massacro che è costato più di mezzo milione di morti solo in Italia, ma il mero completamento del Risorgimento, una pagina tutta e solo positiva della storia italiana. Accenno qui in forma telegrafica qualche contro-considerazione: dalla condanna di Benedetto XV dell' "inutile strage", al significato strategico di una guerra che aveva fra i suoi obbiettivi principali la disgregazione e spartizione - "focolare ebraico" in Palestina incluso - dell'Impero Ottomano; all'ipotesi che probabilmente l'Italia avrebbe potuto conseguire l'estensione dei suoi confini anche senza entrare in guerra; al fatto infine che il giudizio negativo sulla guerra del 1915-18 non vuol dire affatto sostenere oggi che i confini attuali siano da cambiare: gli Schutzen con i loro ridicoli pantaloncini e la loro cultura retriva di montagna non sono altro che una nuova forma di esaltazione ipernazionalista. E tuttavia, nonostante quanto appena detto, l'offesa non per gli immigrati ma per gli italiani tedescofoni dell'Alto Adige, resta quando si commemora in modo trionfalista, a 90 anni dall'evento, la "Vittoria" del 4 novembre. Non c'è bisogno di essere leghisti o di sinistra per pensarlo.

Ma non è questo il punto, ognuno è libero di avere e sostenere le posizioni che crede.

Le questioni sono altre: da una parte la pretesa che tutte le scuole debbano assistere alla celebrazione laica e/o alla messa del 4 novembre costituisce una imposizione dall'alto, lesiva di sensibilità diverse dalle reminescenze fasciste di AN: a cominciare da quella cattolica, come dimostrano le reazioni di Pax Christi e altre associazioni religiose agli attacchi governativi contro le insegnanti di Villafranca. Peraltro la scelta delle maestre era assolutamente legittima perché la celebrazione religiosa non era stata decisa collegialmente – come da normativa vigente, sia pure in odore di incostituzionalità per la sua pretesa di imporre un punto di vista collegiale al singolo docente - dal Consiglio di Istituto.

Dall'altra le polemiche sull'episodio di Villafranca portano sicuramente acqua al mulino del dogmatismo olocaustico che pretende di mettere il bavaglio a storici, cittadini, politici, perché grazie al nuovo caso può ben sperare di guadagnare a sé una fetta importante del mondo politico italiano, e in particolare dell'area governativa: AN, appunto. Il rischio è in effetti una sorta di multi-totalitarismo piramidale: al vertice, dominante, la "memoria" di Auschwitz con la sua sacralizzazione non solo delle sofferenze e delle stragi di ebrei nella II guerra mondiale ma – come emerge dalla presentazione di Ariel Toaff del suo ultimo libro, Ebraismo virtuale – di tutta la storia degli ebrei. Poi le altre "memorie" minori, ognuna riserva di un'area ideologica: le foibe, il terrorismo, il 4 novembre. Un "mercato" politico delle memorie (le leggi istitutive devono essere approvate dal Parlamento) ai danni del popolo bue che deve passare le sue stagioni da una celebrazione a un'altra, sempre prono alla "religione" di turno. L'alternativa giusta dovrebbe essere una scuola veramente libera e plurale, dove si studi la storia invece di celebrare ricorrenze religiose, nel rispetto del principio della laicità dello Stato: laicità che tale è se rispetta le singole idee di docenti e studenti, ivi comprese quelle ideologizzate e religiose. Ma ecco a questo punto il secondo atto della tragedia: l'email offensivo di Luigi Tosti che circola in questi giorni su internet.


 

Luigi Tosti è il giudice che ha chiesto o di togliere dalle aule dei Tribunali il crocifisso, oppure di mettergli accanto la menorah ebraica: come se peraltro fossero solo gli ebrei a essere eventualmente offesi dalla presenza del crocifisso e non anche i musulmani, ormai oggi la seconda religione italiana. E' vicino al gruppo Axteismo di Luigi Cascioli che predica la non esistenza di Gesù Cristo (il verbo è esatto: infatti questo gruppo non rivendica semplicemente la libertà di ateismo in Italia – principio inattaccabile - ma ha toni inquisitori tali da pretendere che tutti credano all'ateismo e rinneghino la loro religione): una querelle polemica che risale a saggi e libri di più vecchia data, ma che è diventata martellamento mediatico sulla rete internet dopo la vicenda Faurisson di Teramo. Come dire, tu metti in discussione il dogma dell'Olocausto (6 milioni, piano preordinato di sterminio etc.) e noi ti mettiamo in croce non più Gesù Cristo, ma la sua "esistenza". Problema storiografico affascinante, ma vista la situazione, soprattutto pendant laicista-ebraico all'ormai sempre più diffusa coscienza che della Shoah se ne può e se ne deve parlare liberamente: come del resto ammise uno dei firmatari dell'appello antiFaurisson, Nicola Tranfaglia, in una trasmissione con Faurisson su Sky dopo la vicenda teramana.

 

Al proposito è da ricordare che si è palesemente schierata contro la visione religiosa dell'Olocausto – percepibile come una sorta di Anticristo che trasforma l'intero popolo ebraico in un incriticabile Messia - non solo una fetta importante del mondo intellettuale cattolico, ma la stessa rivista dei Gesuiti, voce autorevole della Chiesa cattolica, che nell'estate del 2007 pubblicò un editoriale in cui, con riferimento esplicito alle Università e dunque al caso teramano, si pronunciava a favore della libertà di insegnamento e di opinione anche su queste tematiche "scottanti". E' da allora che il gruppo Axteismo si è scatenato.

Ma cosa fa in questi giorni Luigi Tosti, mentre rimbalzano sui media contemporaneamente i casi di Villafranca, del prof. Valvo e quello degli striscioni del gruppo di destra di Maurizio Boccacci, staccati da un intervento dei Carabinieri anche perché (almeno secondo titolo dei giornali) "contro Israele"? Tosti, sotto processo per il suo rifiuto di fare il giudice con il crocifisso alle spalle, diffonde via internet un appello per la "derattizzazione" (sic) delle aule dei Tribunali, prive cioè, appunto, del crocifisso. Una volgarità piena di livore anticristiano, che è spiegabile solo all'interno di uno scontro "fra religioni" di ataviche radici (1): il carattere (presuntamente) "leggendario" del Cristo non toglie nulla alla straordinaria positività etica della sua figura e della sua vicenda, e non solo per i cristiani ma per tutta l'umanità. Cristo è colui che ha detribalizzato la religione dell'Antico Testamento, trasformando un dio spesso sadico e violento – un dio tribale appunto – in un ente misericordioso e caritatevole, che attraverso suo "figlio" ha predicato la fratellanza fra tutti i popoli del multietnico impero romano e del mondo allora conosciuto, al di là del ghetto dell'appartenenza religiosa per discendenza (biologica) materna. Anche senza arrivare alle teorizzazioni estreme di un Marcione sulla contrapposizione netta fra Vecchio e Nuovo Testamento, questo è un dato di fatto storico della (pur fosse) "leggenda" di Gesù Cristo.


Ma di nuovo non è la discussione sui contenuti il punto principale: il vero problema è che il termine "derattizzazione" offende sicuramente i cristiani. L'insulto gira su internet: dopo AN, anche la Chiesa verrà coinvolta nel progetto di "regolazione" della rete informatica, voluto dai pasdaran del dogma olocaustico? La Chiesa si rimangerà il suo atto di coraggio e di vera laicità, quando ha rivendicato attraverso Civiltà Cattolica la libertà di discutere della Shoah in termini storiografici?


 

Ed ecco il caso del Liceo Artistico di via Ripetta scoppiato il 13 novembre scorso: è incredibile soprattutto la assoluta inconsistenza del "reato" contestato – ancora di più che nel caso Pallavidini – e la rapidità con cui la macchina repressiva è scattata: secondo le cronache giornalistiche, pur faziose, risulta infatti che il professor Valvo, nel Consiglio di Istituto, abbia interloquito e detto qualche cosa a proposito della necessità di prove sull'Olocausto, e abbia espresso la necessità di affrontare la questione di Auschwitz in modo non religioso ma storico e contestualizzato – foibe, Katyn, etc. – e questo dopo un intervento di un suo collega dichiaratosi ebreo che aveva accompagnato 3 o 4 studenti del Liceo in pellegrinaggio nel lager nazista. Una discussione dunque seria, posata, senza peraltro studenti come nel caso – comunque anch'esso allucinante – del prof. Renato Pallavidini.

Non solo, ma ci sono altri tre particolari inquietanti che fanno pensare ad un vero e proprio processo inquisitorio, quella nuova "inquisizione ebraica" di cui ha scritto una volta Sergio Romano sul Corriere della Sera: il primo è che la Preside Strani risulta essersi recata a fare un esposto ai CC immediatamente senza nemmeno convocare preliminarmente – come da prassi e normativa vigente – il docente da sottoporre a eventuale inchiesta disciplinare. Basandosi sul solo verbale del Consiglio, ancora da approvare? Redatto correttamente, il verbale, con il controllo preventivo delle due "parti in causa"?

Il secondo aspetto inquietante è – o meglio sarebbe, visto che per ora si tratta solo di voci – che il prof. Valvo non sa neppure di cosa sia stato accusato dalla Preside nell'esposto ai CC: la Preside è un ufficiale pubblico, e dunque la sua scuola deve registrare il suo esposto come atto documentale a disposizione di tutti i docenti della scuola, e dunque del prof. Valvo. Lo ha fatto? O si vuole impedire al docente di sapere cosa mai avrebbe detto, nell'esprimere le sue argomentate posizioni? E come fa dunque a difendersi, in primo luogo sul luogo di lavoro?


Il terzo aspetto inquietante è che sia la Preside che il collega intervenuto in Consiglio di classe sono nuovi, sono cioè arrivati proprio quest'anno nell'Istituto di via Ripetta. Il prof. Valvo è docente del liceo artistico da molti anni: si direbbe proprio una sfortuna il fatto che oltre ad acquisire fra i suoi colleghi di Istituto un nuovo arrivato che – senza alcun rispetto, e dichiarandosi ebreo – lo ha subito accusato di "antisemitismo", abbia anche perso, nello stesso inizio anno, la vecchia Preside del Liceo artistico trasferitasi altrove. Come coincidenza sfortunata era stata la presenza nell'aula del docente torinese, nel gennaio 2007, di una studentessa ebrea.


 

Ecco dunque il "piattino" pronto per le nuovi leggi liberticide in Italia. Non solo quella su internet proposta da un parlamentare di centrodestra – Ruben - ma anche quella contro la libertà di insegnamento nelle scuole e nelle università, da affossare nello scadenzario ossessivo di ossessive "memorie" e da perfezionare con il divieto di parola – attraverso una legge che scimmiotti la Gayssot-.Fabius francese – per i "negazionisti": tutti i cosiddetti "negazionisti", chi nega veramente (ma poi: che male c'è a negare, se si sta discutendo di storia? E che male ci sarebbe a confutare un dogma religioso?) e chi chiede metodologie corrette e confronto libero per affrontare di volta in volta la complessità di quale che sia evento storico; o chi, più banalmente ma con piena ragione, chiede la fine dell'uso dell' "Olocausto" a scopi politici e economici: l'occupazione della Palestina in violazione di centinaia di risoluzioni dell'ONU e la rapina dei "risarcimenti" etnicamente selezionati, come se i deportati italiani nei lager nazisti dopo l'8 settembre (2) o i sopravvissuti di Hiroshima non meritassero analoghi provvedimenti.


 

In effetti, la tecnica principale dell'attacco tentato in questi giorni è proprio questa: mescolare - a fini di artificioso clima emergenziale - cose repellenti a esternazioni e riflessioni piene di dignità e buon senso: lo striscione contro Israele (!!) e contro i banchieri (!!), e le canzoncine farneticanti su you-tube; il piccolo e sconosciuto blog antisemita e l'intellettuale, il naziskin picchiatore e il cittadino "qualunque" con le sue idee, giuste o sbagliate che siano. Tutti al rogo-gogna mediatica dei soliti professionisti dell' informazione "corretta": come il Messaggero, già propositore nel gennaio scorso di un servizio a più voci sulla cosiddetta "lista di proscrizione" (toh, i tre intervenuti erano tutti di ebrei: uno fece finta di non sapere che quella "lista" era nient'altro che il copia-incolla di un appello della Comunità ebraica contro le Università inglesi da lui stesso redatto, l'altra mentì sul fatto che quell'appello lo aveva firmato, la terza ricucì il tutto in un articolo allarmistico) che scatenò il caso del blog di Munzi (3); e che oggi si ripete, il quotidiano romano, con una altra mezza pagina dove a stessa giornalista infila tutti gli ingredienti utili per tentare di ledere l'immagine del professore romano, mettendolo – lui cattolico! - assieme ai militanti di estrema destra, alle canzonette dei Fosse 99 e al comunque diverso caso del blogger reatino.

Non si deve pronunciare più invano il nome della Shoa: ieri in aula, oggi in Consiglio di Istituto o nel corridoio di scuola, domani chissà, anche al bar e sull'autobus. E' democrazia questa? Che dicono i colleghi Losurdo e D'Orsi che parteciparono al convegno La storia imbavagliata di Teramo?

 


Tutto questo richiederebbe una reazione, sapendo bene però che essa sarà possibile solo se si ha coscienza degli ostacoli concreti al suo sviluppo: il primo è che il movimento è stato diviso nell'ultimo anno grazie soprattutto alla polemica di certo laicismo estremista e assolutamente mediocre nei confronti della componente cattolica che reagì ai fatti di Teramo. Un mezzo suicidio, ovvero una calcolata provocazione.

Il secondo ostacolo è costituito dal silenzio dei firmatari dell'appello contro il disegno di legge Mastella di due anni fa. Anzi di peggio, capita di sentir dire da Marcello Flores intervistato da Inviato speciale quanto segue: "non è che siamo contrari a una legge contro il revisionismo, ma ….", proseguendo poi – Flores - con una argomentazione che sembra suonare più o meno così: fateci dire a noi, storici progressisti doc, chi va punito o no e allora sì che verrà difesa la "libertà": della casta. Una soluzione insomma elitario-lobbistica tipica di certo postsessantossismo (Flores lo ricordo nell'Aula I di Lettere occupata nel 1968) che dispensa la sua "democrazia" dall'alto del suo snobismo, "gauchiste" ovviamente.


La frase di Flores non stupisce: è la stessa linea doppia di tutti coloro che teoricamente e fattivamente pretendono di tappare la bocca ai negazionisti, inalberando nello stesso tempo – per quanto possa sembrare assurdo - il principio della "libertà" di ricerca storica, di insegnamento, di opinione: Pierre Nora in Francia (www.andreacarancini.blogspot.com); i "compagni" PD teramani che hanno verbalizzato la chiusura del master Enrico Mattei, mai citando Faurisson pur nominato in assemblea ripetutamente, e anzi rivendicando, nero su bianco l'impegno per la "la libertà di insegnamento"; la preside del liceo Ripetta che fa l'esposto ai CC e poi dice in Consiglio "qui tutti hanno la libertà di parola".

Alla faccia! Attenti, la nuova linea dell'attacco liberticida sarà questa,: non manganellare e ammanettare con chiarezza fascista, ma presentarsi come veri "democratici" dalla lingua biforcuta per favorire lo sterminio intellettuale, o la reclusione in qualche "riserva" internet, dei pellerossa "negazionisti". Anche quando non lo sono, magari per mera incompetenza professionale.

 

Gli storici e gli intellettuali comunque contano oggettivamente poco, soprattutto se dopo essersi fatti belli con qualche dichiarazione altisonante in tempi di tregua, o di guerra della Shoah all'estero (l'arresto di Irving) tacciono poi quando il temibile avversario è contiguo geograficamente e temporalmente. Allora se la fanno sotto. La vera partita è dunque – ecco il terzo problema - dentro il governo Berlusconi, perché la maggioranza parlamentare richiesta di varare un progetto di legge liberticida oggi, al contrario di due anni fa, è in mano al centrodestra. L'interrogativo dunque è: ci sono spazi, nonostante la politica nettamente filoisraeliana del governo e la proposta Ruben, per impedire una svolta all'indietro?


La domanda è legittima e fondata. A ennesima conferma che Berlusconi fa spesso una politica più a sinistra della leadership del centrosinistra, e che l'antiberlusconismo è la malattia senile di una sinistra in fase di disfacimento totale, fu proprio il passato governo di centrodestra a varare una buona legge in tema di libertà di espressione: la 85/2006, che prevedeva la depenalizzazione di diversi reati d'opinione (compreso il vilipendio alla bandiera: compagni "rivoluzionari" e "internazionalisti" doc, che ne dite?) e che riformava la stessa legge Mancino - l'unica, chissà perché, che continua ad essere citata nelle cronache forcaiole sui "negazionisti" - sostituendo il verbo "diffonde" (idee razziste) con quello più limitativo "propaganda", e il verbo "incita" con quello più "intenzionale" di "istiga" (4). Che accadrà a questa legge? Anziche' andare avanti, il governo di centrodestra tornerà indietro, spinto verso misure illiberali anche da qualche suo alleato secondo mercato delle memorie sopra ricordato? E che tratti assumerà un eventuale disegno di legge su internet?


Il contesto generale e specifico non è favorevole: c'è da una parte l'assedio della protesta di piazza (quella semplicemente rivoltante e infame di Epifani, leader di un sindacato che sulla pelle dei lavoratori ha sempre accettato - e da decenni – ogni tipo di compromesso al ribasso, e che adesso sale sulle barricate al soldo mediatico del centrosinistra finanziario; e quella degli studenti, pienamente comprensibile, ma originata da una crisi economica planetaria il cui primo input è stato dato dalla banca ebrea-americana Lehman e - in Italia - dagli effetti disastrosi di una riforma universitaria introdotta dal centrosinistra alla fine degli anni Novanta (5) ) e dall'altra l'assedio specifico che si va profilando a causa di due recenti eventi istituzionali: la visita di Napolitano in Israele in cui, dispiace dirlo, l'antico migliorista sostenitore dell'alleanza con Craxi negli anni di Sigonella, cede ai luoghi comuni della propaganda israeliana che fa di ogni oppositore della politica dello Stato ebraico un "antisemita" (Presidente, che dice di questa accusa al ministro D'Alema? A Jimmy Carter? A Mitterrand e via infangando?), visita che è sicuramente stata utile a Tel Aviv per manifestare all'ospite il suo "allarme" per il "razzismo dilagante" in Italia; e inoltre, la nomina di Giovanni Maria Flick a presidente della Corte Costituzionale: pochi mesi per l'ex avvocato di De Benedetti, fino al 19 febbraio 2009 scadenza del suo mandato novennale alla CC, ma che potrebbero bastare (non bisogna affrettarsi, dicono inorriditi i ei dell' "antisemitismo dilagante"?) ad avere un qualche parere utile per fare il colpaccio: non un pronunciamento simile a quello della Corte costituzionale spagnola - dichiaratasi a favore del divieto di vietare il "negazionismo" olocaustico - ma una legge liberticida per scatenare anche in Italia, come in Francia e Germania, la magistratura contro chiunque sia in odore di "revisionismo".

 

Due momenti istituzionali chiave su cui far leva per condizionare e ricattare il centrodestra, che peraltro di leggi o situazioni giudiziarie a rischio ne ha anche altre. Il pericolo è dunque, in un momento in cui il trionfo di Berlusconi a Teramo – città peraltro simbolo di tutto il discorso fin qui fatto - getta le basi del costruendo partito del "popolo delle libertà", che le libertà del popolo vengano offese dalle manovre astute dei nuovi gendarmi del libero pensiero, e dall'ingenua rincorsa di qualche componente dell'area di centrodestra – cristiano-antiislamica o ANnista o finto-liberale – al bavaglio internet e alle prescrittive lois memorielles anche in Italia: rincorsa nella quale ciascuna parte potrebbe presumere di difendere la propria identità e visione del mondo, ma che invece vedrebbe tutti, cattolici e laici, sinistra e destra, non solo ledere i diritti dei cittadini "qualunque" difesi dagli articoli 21 e 33, ma anche finire subalterni all'egemonia di chi sta sia a destra che a sinistra, e forte di questa presenza trasversale porta avanti progetti di dominio molto pericolosi.

 

Claudio Moffa

Comitato 21 e 33

 



(1) Si dice che il giudice Tosti sia di religione ebraica: non so se è vero, ma comunque il suo livore contro Gesù Cristo va ben oltre la mera richiesta di laicità dello Stato.

(2) Come ho raccontato in questo blog, diversi mesi fa ho causalmente ascoltato in un Ufficio Postale una signora lamentarsi, citando il caso opposto dei deportati ebrei, del fatto che a suo marito catturato dai tedeschi dopo l'8 settembre e deportato a Birkenau (se ricordo bene era questo il lager), finita la guerra non aveva ottenuto dallo Stato alcun risarcimento. Ho nome e cognome della signora che poi feci contattare da una giornalista, ma non lo rilevo per impedire eventuali accuse di "antisemitismo" che la possano coinvolgere in qualche processo ad iniziativa di Riccardo Pacifici e dei suoi seguaci.

(3) Articolo de il messaggero riprodotto in questo blog (gennaio o febbraio 2008).

(4) Una scheda e un articolo sulla nuova legge si trova in questo blog.

(5) Con un foglio da me inventato, l'Ateneo& la Città, il sottoscritto e altri pochi colleghi tentarono invano di impedire, contro la riforma Berlinguer, la dissennata disseminazione di corsi di laurea e di sedi all'Università di Teramo dove insegno (vedi www.claudiomoffa.it/università).