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Il pasticciaccio degli sgravi verdi

di Gian Antonio Stella - 04/12/2008

 

Quell’idea balzana di risparmiare sul risparmio energetico il governo se poteva davvero risparmiare. Compriamo all’estero l’88% dell’energia, siamo schiavi dei capricci dei padroni del gas e del petrolio e consumiamo quanto Turchia, Polonia, Romania e Austria messe insieme.   E in questa situazione il pacchetto «anticrisi» va a togliere proprio le detrazioni fiscali a chi voleva consumare meno? Uffa, sbufferà qualcuno vedendo l’affannarsi di ministri a precisare che l’errore verrà corretto, può capitare a chi governa di pestare una buccia di banana. Verissimo. Basti ricordare gli avanti-indree nel corso della definizione della prima finanziaria del secondo governo Prodi, così incasinata che la stessa «Liberazione» la battezzò «Finanziaria in progress» e alla fine spuntò maligno perfino un catastrofico refuso nel titolo stesso del decreto: «Disposizioni urgenti in materia tributaria e penitenziaria». Dove «penitenziaria» stava in realtà per «finanziaria».

Ma torniamo al pasticcio sulle detrazioni. Riassunto: costrette dal crescente costo dell’energia, dall’insostenibile livello dei consumi (ogni anno, tra imprese, uffici, negozi e famiglie i nostri contatori marcano 338 miliardi di Kilowattora: quanto consumano mezzo miliardo di africani), dalla progressiva dipendenza dai paesi che ci forniscono le materie prime e infine dalle pressioni europee, le autorità italiane hanno via via introdotto una serie di misure per risparmiare quanto più possibile. Cercando di spingere i cittadini a essere più sobri, a costruire case meno dispersive, a installare caldaie più sicure e dalla resa migliore, a cambiare gli infissi per arginare il gran freddo d’inverno e il gran caldo d’estate.

Un percorso virtuoso, accelerato di colpo dal governo Prodi con l’introduzione di un forte incentivo: uno sconto fiscale del 55%, da detrarre in vari anni, sui costi sostenuti per rendere la propria casa più «risparmiosa». Certo, per lo Stato si trattava di rinunciare a incassare centinaia di milioni. Ma a quel punto chi decideva di dotarsi di un impianto fotovoltaico o del «cappotto» di materiali isolanti aveva tutto l’interesse a denunciare ogni centesimo che aveva speso per poterlo scaricare dalle tasse. Risultato: una emersione del lavoro nero e una parallela crescita delle entrate sul fronte delle aziende produttrici, degli idraulici, delle imprese edili. Proprio come era accaduto nei Paesi europei più impegnati nello sforzo energetico. Paesi che, dice una tabella elaborata da «Eurima», godono di situazioni nettamente migliori della nostra. Prendendo come unità di misura il «Megajoule» (Mj) pari a 0,025 metri cubi di metano, ogni casa svedese (col freddo che fa lassù!) consuma mediamente meno di 21 mila Mj, ogni casa irlandese poco più di 19 mila, ogni casa tedesca meno di 19 mila. Le nostre, per contro stanno oltre i 50 mila Mj.

E sono battute di un soffio, nel continente, solo dalle abitazioni del Belgio. Dove la temperatura media annuale, però, è ben diversa da quella di larga parte della Penisola.

Quanto ci sia bisogno di una svolta virtuosa, del resto, è confermato dai dati di Legambiente. Secondo cui il consumo medio annuale per metro quadro è di 7o Kilowattora in Danimarca (per un Kilowattora ci vogliono un metro cubo di gas o un litro di gasolio) e di 150 (con punte di 300) da noi. Per capirci: un appartamento di cento metri quadri di vecchio tipo può «divorare» da 2 a 3 mila litri di gasolio oppure dai 2 ai 3 mila metri cubi di metano.

Il che significa, dato che l’energia elettrica prodotta da noi costa il 6o% più della media europea, due volte quella francese e tre quella svedese, un salasso micidiale. Per le famiglie e per il sistema nel suo insieme.

Va da sé che quando è stata loro offerta la possibilità di scaricare dalle tasse il 55% delle spese, gli italiani che dopo le prime diffidenze si sono via via avvicinati hanno cominciato a crescere e crescere. E i risultati, a fronte di interventi agevolati per 3,3 miliardi di euro con circa 1,8 di detrazioni, si sono visti: i metri cubi di gas per abitante, saliti da 372 nel 2ooo a 415 nel 2005, sono poi scesi a 366. Vale a dire che una casa con quattro persone consuma oggi, in media, quasi duecento metri cubi di gas all’anno di meno. Con un risparmio di circa 140 euro.

Va da sé che, appena si era diffusa la notizia che il governo Berlusconi aveva deciso di abolire l’automatismo delle detrazioni stanziando per il 2009 una somma di 82,7 milioni di euro destinati ai primi che presentavano la domanda (e gli altri niente: zero carbonella), è scoppiato il finimondo. Dichiarazioni di fuoco del ministro ombra dell’Ambiente Ermete Realacci. Blog sommersi di messaggi furibondi. Rivolte online. Allarmi delle aziende produttrici: «Aiuto! Tutte le ordinazioni di pannelli solari sono state annullate!» Caselle postali dei deputati bombardate da e-mail: «Ma come, prima sono spinto a spendere i soldi per fare il bravo cittadino virtuoso e poi mi dicono che non ci sono più gli sconti fiscali? E’ una truffa!» Finché anche dentro la destra, in Parlamento, ha cominciato a farsi largo l’idea che era stata fatta una frittata. E prima Giulio Tremonti ha precisato che la retroattività del provvedimento sarebbe stata abolita. Poi Stefania Prestigiacomo ha fatto sapere che chiederà di lasciare le cose come stavano. Come andrà a finire? Boh... Quel che è certo è che mai come in questi casi, per dirla con Metastasio, «voce dal sen fuggita poi richiamar non vale».

Sarà dura, adesso, superare la diffidenza di chi si chiederà: ma se io faccio questi lavori, sarò poi rimborsato davvero?