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Biodiversità & economia

di Simona Galasso - 04/12/2008

 

Più di 3mila istituzioni e oltre 450 milioni di persone coinvolte in tutto il mondo.
Sono questi i numeri forniti dal Micro Banking Bullettin sul settore della microfinanza, una realtà in espansione che ogni anno consente l'accesso al credito di soggetti vicini alla soglia di povertà, altrimenti impossibilitati a ricevere alcuna forma di finanziamento. E' uno esempio di biodiversità applicata all'economia citati da Leonardo Becchetti, economista dell'Università di Roma Tor Vergata, intervenuto al V Congresso internazionale organizzato dalla Fondazione Diritti Genetici (www.fondazionedirittigenetici.org), «Biodiversità e beni comuni», appena conclusosi a Roma.
«Negli ultimi decenni il mondo dell'economia come quello dell'agricoltura hanno subìto il predominio di un approccio riduzionista - ha spiegato Becchetti - che ha rispecchiato non tanto la molteplicità dei contributi della comunità scientifica quanto una loro volgarizzazione troppo schematica da parte della divulgazione e della stampa specializzata. Adesso è arrivato il momento di riscoprire l'importanza e il valore della biodiversità in economia».
Come in agricoltura, dunque, dove solo 14 specie forniscono il 90% del cibo di origine animale e solo 4 specie di piante - grano, mais, riso, patate - rappresentano il 50% delle nostre risorse energetiche, anche in economia il concetto di biodiversità è stato emarginato a favore di poche realtà uniformanti. L'importanza del sistema delle banche etiche o cooperative (esempi, appunto, di biodiversità economica), è stata sempre sottovalutata, a vantaggio del modello - considerato vincente - della banca orientata alla realizzazione del massimo profitto a breve termine, nella sua versione di banca commerciale o in quella più aggressiva di banca d'affari. Recentemente il commissario alla concorrenza McCrewy ha addirittura avviato una procedura per valutare se la diversità delle banche cooperative e popolari sia un ostacolo alla concorrenza e per questo debba essere rimossa.
La crisi economico-finanziaria, però, ha improvvisamente cambiato le carte in tavola, rovesciando il paradigma «vincente» definito dai riduzionismi e mostrando da una parte la debolezza del gioco delle banche d'affari e commerciali più aggressive, dall'altro il valore di una strategia fondata invece sulla sostenibilità.
Secondo Becchetti, infatti, in un contesto di asimmetrie informative e in organizzazioni complesse come il nostro, è il criterio della massimizzazione del profitto a rivelarsi non sostenibile, quando incentivi basati sulla performance diretti a tutti i membri dell'organizzazione finiscono di fatto per favorire comportamenti opportunistici di breve periodo che mettono in crisi la sopravvivenza dell'organizzazione stessa.
E questo riguarda sia il mondo finanziario sia quello del commercio, da dove arriva un altro esempio virtuoso di biodiversità economica, il modello equo e solidale, anch'esso in crescita. Il 3 Settembre scorso, infatti, e-bay ha lanciato una piattaforma dedicata (WorldOfGood.com) per il commercio equo on-line, calcolando che il fatturato nel mercato Usa dovrebbe passare dai 209 miliardi di dollari del 2005 ai 420 del 2010.
Saranno abbastanza per convincere gli «esperti» a ripensare il concetto di biodiversità come nuova chiave di lettura dello sviluppo, in agricoltura come in biologia, nell'economia come nella società?