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I lacché di Soros ad Harvard raccomandano la droga come rimedio al deficit di bilancio

di MoviSol - 09/12/2008

 

L’ultimo trucco di Soros per favorire la legalizzazione della droga viene da un recente studio dell’Università di Harvard (sorpresa!). Questo studio afferma che i deficit di bilancio delle amministrazioni locali, statali o federale degli USA potrebbero essere risanati con tonnellate di banconote, nella misura di 76,8 miliardi di dollari all’anno, se si procedesse con la legalizzazione della produzione e del consumo di tutte le droghe.

Si va al sodo: si vuole legalizzare la produzione. Sarebbe meglio che presentassero la cosa per il verso giusto: legalizzare il traffico della droga, come avvenne ai tempi dell’Impero Britannico.

Condotto da un beneficiario del mecenatismo di Soros, il prof. Jeffrey Miron, direttore degli studi pre-laurea del Dipartimento di Economia, pubblicizzato dal sorosiano Dan Rodricks sul Baltimore Sun, con il titolo “Legalizziamo le droghe e guadagneremo 77 miliardi”, lo studio è stato pubblicato due giorni fa, a Washington D.C., da una delle tante organizzazioni sotto l’ombrello finanziario di Soros, la Law Enforcement Against Prohibition (LEAP).

Usando alcuni giochetti statistici, il prof. Miron trae la conclusione che gli Stati Uniti potrebbero “risparmiare” 44,1 miliardi di dollari rinunciando alle leggi contro il commercio di droga, e anche “prevedendo una rendita fiscale sulla produzione e sulla vendita legale delle droghe”. Miron assume una tassazione per la produzione e la vendita in tutto simile a quella in vigore per gli alcoolici e il tabacco; con questo presupposto, calcola che le amministrazioni locali, statali e federale potrebbero “generare entrate per il fisco di circa 32,7 miliardi ogni anno”. Egli specifica, inoltre: “6,7 miliardi circa di questi incassi potrebbero provenire dalla legalizzazione della marijuana, 22,5 miliardi dalla legalizzazione della cocaina e dell’eroina, e 3,5 miliardi dalla legalizzazione di tutte le altre [droghe]”.

Questa stima è basata su un presupposto: il consumo della droga – senza contarne la produzione – non crescerebbe. Secondo l'harvardiano lacché di Soros, tuttavia, tale presupposto è “probabilmente errato nel senso di una sottostima degli introiti fiscali sulla legalizzazione della droga, poiché [finora] le penali per il possesso [di droga] hanno funto da deterrente del consumo personale”.

Miron fa campagna per la legalizzazione delle droghe da un ventennio. Nel 2000 fu pagato dall'Open Society Institute di Soros per stimare i costi delle leggi contro la droga. Nel 2005 pubblicò uno “studio” dal titolo “Implicazioni per il bilancio della proibizione della marijuana negli Stati Uniti”, che fu usato dal gruppo di Soros per riunire 500 cosiddetti economisti in un unico fronte (capeggiato da Milton Friedman), allo scopo di appoggiare la sua richiesta di legalizzazione della marijuana. Il criterio che quei sedicenti economisti assunsero è quello dei “costi-benefici”, misurati unicamente in denaro.

Ci chiediamo se gli studenti di Harvard, che hanno votato Miron come il miglior insegnante anziano di Harvard nel periodo 2006-2008, siano tutti spinellati.