Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Cisgiordania: adesso siamo tutti Hamas – I sostenitori di Fatah si uniscono dietro il nemico

Cisgiordania: adesso siamo tutti Hamas – I sostenitori di Fatah si uniscono dietro il nemico

di Ben Lynfield - 10/01/2009


La popolarità di Mahmoud Abbas presa nel fuoco incrociato dell'invasione di Gaza



Anche se Israele dovesse vincere sul campo di battaglia o nei corridoi della diplomazia, sta già pagando il prezzo della sua offensiva a Gaza con l'intensificarsi dell'odio nei cuori dei suoi vicini palestinesi in Cisgiordania. La campagna sembra stia inoltre aumentando lo scetticismo dell'opinione pubblica riguardo alla strada scelta dal presidente dell'Autorità Palestinese (ANP), Mahmoud Abbas: quella dei negoziati come modo per creare uno Stato indipendente accanto a Israele.

Sono anni che la diplomazia propugnata da Abbas è difficile da vendere ai palestinesi, perché ha portato poco o nulla sollievo dall'occupazione o miglioramenti nella loro vita quotidiana: solo l'espansione degli insediamenti israeliani. A questa frustrazione esistente – che ha aiutato Hamas a sconfiggere Fatah, il movimento di Abbas, alle elezioni del 2006 – adesso si aggiunge la rabbia popolare e lo sgomento per la carneficina fra i concittadini palestinesi a Gaza.

Le forze di sicurezza dell'Autorità Palestinese stanno tenendo sotto stretto controllo le proteste, impedendo scontri con i soldati israeliani, e arrestando chiunque innalzi striscioni di Hamas durante le manifestazioni. Ma i segni che ostentano identificazione con gli abitanti di Gaza in difficoltà sono ovunque. Fra coloro che hanno sfilato per la piazza principale – al Manara – nel corso di una protesta, c'erano le bambine di 9 anni con i fazzoletti verdi degli scout, che avevano scritto sulla fronte la parola Gaza con l'inchiostro rosso . Portavano foto di bimbi piccoli fasciati, mentre decine di manifestanti urlavano: "Con l'anima e col sangue, ti riscatteremo, O Gaza".

I leader di Fatah, che nel giugno 2007 hanno perso il controllo di Gaza a favore dei combattenti di Hamas, sono combattuti fra le speranze che Hamas, che considerano un usurpatore e un agente dei Fratelli Musulmani egiziani e giordani, venga sconfitto, e la collera popolare per la campagna israeliana. Per loro, la posta in gioco è altissima. "Se Hamas dovesse vincere, e gli israeliani alzassero bandiera bianca, ci sarà un problema in Cisgiordania: il numero dei sostenitori di Hamas aumenterà, e anche i regimi arabi avranno problemi", dice Ziad Abu Ein, il vice ministro per le questioni dei detenuti, che è stato per 13 anni nelle carceri israeliane.

Bassem Khoury, presidente della Federazione palestinese delle industrie, ha lanciato la "Campagna nazionale palestinese per alleggerire la pressione su Gaza", sostenuta dall'ANP, innalzando una foto presa dal quotidiano al-Ayyam che mostrava la testa di una bambina palestinese sepolta tra le macerie di un attacco israeliano. "E' incredibile", dice. "In che modo questo aiuterà gli israeliani? Produce solo altre reclute per Hamas".

A differenza della gente, che sembra meno preoccupata finora di ripartire le responsabilità fra palestinesi, alcuni leader di Fatah associano gli appelli all'unità nazionale con accuse a Hamas di essere la causa delle sofferenze a Gaza. Dice Tawfik al-Tirawi, un consigliere di Abbas, ed ex capo della sicurezza: "La leadership politica che ha sbagliato i calcoli ha portato la catastrofe su di sé e sul suo popolo".

I palestinesi di Cisgiordania hanno le loro lamentele di vecchia data contro Israele: l'occupazione che continua, i checkpoint che a detta di Israele sono necessari per la sicurezza ma che impediscono i loro movimenti, spesso li umiliano, e paralizzano la vita economica, l'espropriazione della terra palestinese, e la minaccia di incursioni o di arresti da parte dell'esercito israeliano. Le immagini di Gaza si stanno stratificando in una memoria collettiva dell'espulsione all'atto della creazione di Israele, nel 1948.

Un insegnante in una scuola dell'ANP parlava di un attacco israeliano contro una scuola delle Nazioni Unite a Gaza, che ha ucciso almeno 40 persone, e di altre uccisioni di civili. "La sensazione è di forte rabbia", diceva. "Siamo arrabbiati contro gli ebrei, e l'odio nei loro confronti dentro di noi è aumentato. Questo è più di quanto la gente possa tollerare. Siamo furiosi con l'Autorità  Palestinese, e siamo furiosi con i regimi arabi. Quando c'è un invito a convocare un meeting arabo sembra che stiano dando a Israele mano libera per fare ciò che vuole".

Un altro dipendente dell'ANP, di Nablus, città nel nord della Cisgiordania, dice: "Voglio educare i miei bambini a odiare Israele. Se non potrò fare qualcosa io, forse potranno farla i miei figli. Li educherò a combattere gli israeliani".

The Independent

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)