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Decimoputzu ancora in rivolta

di Alberto Cossu - 29/01/2009

   
E si ricomincia da capo: gli agricoltori di Decimoputzu, in provincia di Cagliari, hanno ripreso la mobilitazione. Lo hanno fatto perché le loro richieste son state puntualmente disattese e i loro problemi risolti, si fa per dire, con l’ennesima proroga.
Ci eravamo già occupati l’anno scorso del gravissimo problema che ha ridotto in ginocchio gli agricoltori sardi, i pignoramenti attuati dalle banche delle loro aziende e in alcuni casi persino delle loro case per colpa di una tragica situazione causata dall’inettitudine (o peggio) della classe partitocratica e dalle banche.
Le aziende agricole coinvolte son bene 5.400, e non poche centinaia come raccontano i politici e la stampa compiacente con la solita ipocrisia del “va tutto bene madama la marchesa”. In Sardegna le aziende interessate da procedure esecutive sono invece oltre 30 mila, cioè l’intero settore. Il governo ha concesso per adesso una proroga del blocco delle aste giudiziarie fino al luglio 2009; risultato misero, visto che già le altre proroghe erano state inutili e al loro termine, puntualmente riprendevano ogni volta le aste. Al momento la sensazione è, infatti, che la proroga concessa dal governo in campagna elettorale sia più utile ad esso che a una risoluzione definitiva del problema. Il blocco delle aste dovrebbe invece essere funzionale, secondo gli agricoltori, all’entrata in azione di una commissione d’inchiesta parlamentare che analizzi la situazione e proponga soluzioni che vedano coinvolti il governo, l’Ue, la Regione e gli agricoltori stessi, come ad esempio l'istituzione di un fondo regionale. Senza contare che i contratti stipulati con le banche sono in sostanza illegali essi stessi, come sottolinea Gavino Sale di IRS-Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna.
Gli agricoltori coadiuvati da Altragricoltura e dal suo rappresentante Gianni Fabbris hanno chiesto ai futuri consiglieri regionali di sottoscrivere le loro richieste, ma secondo noi i politici anche questa volta disattenderanno le promesse fatte e le banche continueranno a lucrare sulla pelle di chi lavora la terra.
I contadini, inoltre, chiedono la dichiarazione dello stato di crisi socio-economica. Misura che resterà lettera morta, perché le collusioni finanza/politica renderanno inutile la commissione parlamentare. Ma la farsa della politica non ha davvero limiti e ora in campagna elettorale vediamo scendere politici che fino a ieri si erano completamente disinteressati al problema. Sorvoliamo sul patetico teatrino dei due sfidanti alla poltrona di governatore (Soru/Cappellacci), e passiamo a vedere la vergognosa posizione assunta da Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Prima d'ora non s'erano mai fatti vivi, e oggi addirittura si permettono di criticare le soluzioni e l’operato di chi come IRS è da anni in prima fila nella battaglia. Le considerazioni da loro esposte sono obsolete, come ad esempio la loro idea che la battaglia debba essere riportata in un’ottica nazionale, non capendo che invece il futuro è proprio nel localismo. Insomma i comunisti si sono accorti che gli agricoltori stanno più dalla parte di Sale e dei suoi che con le loro bandiere rosse, e ora cercano di correre ai ripari erigendosi a paladini della causa. Ma dove stavano l’anno scorso quando anche noi di MZ stavamo là? Forse in riunione pre-Isola dei Famosi con Luxuria.
Ma loro, come tutte le altre forze politiche che prendono le distanze, hanno paura. Paura perché le questioni sollevate da Sale sono molto più ampie di quanto loro vogliano far sapere e toccano tasti dolenti e pericolosi, come i legami finanza/politica e la sovranità alimentare (la Sardegna che era autonoma fino a pochi decenni fa ora importa più dell’80% del suo fabbisogno alimentare, esportandone solo lo 0,6%). La verità è quella che scrivemmo noi di MZ un anno fa: la lotta che combattono i contadini di Decimoputzu non è solo contro Roma e Bruxelles, ma soprattutto contro la globalizzazione e le lobby economiche-fianziarie.