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Inquinamento e incenerimento: PM10? Attenti alla polveri più sottili

di Zenone Sovilla - 28/02/2006

Fonte: fareverde.it

 

 

ecologia e volontariato
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ecologia e volontariato Nei giorni scorsi il quotidiano L Adige ha pubblicato un interessante servizio su come vengano di fatto occultati importanti dati relativi ad alcuni aspetti dell inquinamento atmosferico che hanno una relazione con le operazioni di incenerimento dei rifiuti.
Lo riportiamo integralmente ritenendo davvero utili alcuni spunti forniti.
Tre giorni fa, al convegno “Ambiente e salute”, promosso da Coldiretti, Italia Nostra e Nimby trentino con il patrocinio dei Comuni di Lavis e Mezzocorona, che ha riempito la sala della Cooperazione, il direttore dell’Unità operativa tutela dell’aria all’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, Giancarlo Anderle, ha riferito che da un paio d’anni vengono monitorate, accanto alle note Pm10, anche le polveri più sottili, definite Pm2.5. L’esperto ha tuttavia precisato che i risultati di questi rilevamenti non sono resi pubblici, perché il legislatore non ha ancora determinato valori massimi di riferimento. Un altro esponente delle agenzie provinciali, Silvano Piffer dell’Osservatorio epidemiologico trentino, ha confermato l’attendibilità di una serie di studi che indicano un peggioramento
(di intensità variabile secondo le specificità locali) del quadro sanitario in territori nei quali, alle fonti di inquinamento esistenti, si è aggiunto un inceneritore di rifiuti. Proprio per evitare questo tipo di impianto, previsto dalla Provincia a Ischia Podetti, e per gestire diversamente i rifiuti, si battono i promotori del convegno.
Il particolato atmosferico Pm10 include tutte le particelle di dimensioni molecolari fino, appunto, a dieci micrometri di diametro, mentre il Pm2.5 comprende tutte le particelle fini, di diametro fino a due micrometri e mezzo; ma esistono altre micropolveri di dimensioni ancora inferiori. La letteratura scientifica rivela che le fonti principali di questi contaminanti sono le combustioni elevate (automobili, inceneritori, acciaierie eccetera) e le esplosioni.
Per cercare chiarimenti sul rischio potenziale dell’inquinamento da micropolveri, l’Adige si è rivolto a uno dei principali esperti italiani, il dottor Stefano Montanari, che con la moglie, il bioingegnere Antonietta Morena Gatti, svolge ricerche di livello internazionale sulle nanopatologie, nel laboratorio dell’Istituto Nanodiagnostics, fondato a Modena dai due studiosi.
D Montanari, lei il 9 febbraio scorso era sul palco di Gardolo con Beppe Grillo e ha
illustrato i processi determinati da queste microscopiche particelle che penetrano
facilmente nell’organismo umano. Ce li può riassumere?
R È un dato di fatto inoppugnabile che il particolato atmosferico è tanto più dannosoquanto più le sue dimensioni sono piccole. Il particolato grossolano penetra meno profondamente nelle vie respiratorie e passa con difficoltà dalle vie aeree al sangue, mentre, diminuendo la taglia, aumentano la capacità di andare più in profondità nei bronchi e, soprattutto, la facilità di passaggio. Particelle di qualche centinaio di nanometri di dimensione vanno dagli alveoli polmonari al sangue entro un minuto e vengono sequestrati da vari organi, fegato, reni, linfonodi, cervello, ecc. entro un'ora. Chi desidera letteratura in merito non ha che da cercare in un qualsiasi motore di ricerca scientifico. E chi vuole vedere 2
fotografie di particelle entrate direttamente nel nucleo delle cellule senza ledere la
membrana cellulare non ha che da rivolgersi a me.
D Ma come agiscono le polveri microsottili, una volta inalate dalle persone e
penetrate a basso livello?
RSpesso questo particolato non è biodegradabile e, di conseguenza, una volta che si è istallato in un organo vi rimane per sempre, perché non abbiamo meccanismi di eliminazione. Si innesca un'ovvia reazione da corpo estraneo che si estrinseca di norma in una granulomatosi. Patologia che, a sua volta, può trasformarsi in una forma tumorale. Inoltre, questo particolato non biodegradabile è con grande frequenza anche non biocompatibile e dunque, per definizione, chimicamente tossico e patogeno.
D In questo quadro come si inseriscono fonti di contaminazione quali gli
inceneritori?
Continuando con i dati di fatto, questi impianti bruciano i rifiuti trasformandoli in
fumi, ceneri e acqua. Questi elementi, messi insieme, pesano circa l'80% più dei rifiuti infornati. Ciò perché, insieme con i rifiuti, si mettono acqua e calce e nella reazione entrano l'ossigeno dell'aria e una quantità di sostanze che sono già presenti in atmosfera le quali si combinano con alcuni componenti dei fumi, costituendo il cosiddetto particolato secondario. Dunque, noi ci "liberiamo" di una tonnellata di rifiuti estremamente grossolani trasformandoli in una tonnellata di fumi, 280-300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti, 650 kg di acqua di scarico e 25 kg di gesso. Le ceneri dovranno essere smaltite in
discariche speciali, secondo il decreto Ronchi, e i fumi - contenenti una notevolissima quantità di sostanze tossiche impossibili da elencare perché se ne viene a conoscere una nuova ogni giorno - li ritroveremo nell'aria che dovremo respirare.
D Esistono anche rischi indiretti derivanti dall’immissione di particolato
nell’atmosfera?
R Prima o poi questo inquinante cadrà a terra, sulle verdure di cui ci nutriamo e sull’erba che è cibo per gli animali. Naturalmente ci sono i filtri (anche quelli, comunque, con un contenuto prima o poi da smaltire). Purtroppo, però, questi filtri fermano solo il Pm10, vale a dire la frazione di gran lunga meno numerosa e di gran lunga meno aggressiva del particolato, lasciando invece libero transito alle polveri più fini, il Pm2,5, il Pm1 e il Pm0,1 che pesano poco ma sono formati da particelle miliardi di volte più numerose rispetto al Pm10. Tutto questo è perfettamente noto non solo dagli scienziati ma anche ai tecnici a qualunque livello, compresi quelli delle varie agenzie di protezione ambientale.
D Ma spesso le autorità spiegano che gli inceneritori di nuova generazione sono poco pericolosi...
R In realtà, con la migliore tecnologia disponibile s'innalza la temperatura degli inceneritori, in modo da ridurre il particolato a dimensioni sempre più fini e, come per incanto, le centraline di rilevamento tacciono: il terribile Pm10, il nemico condannato dalla legge, non c'è più. Se, però, a qualcuno venisse l'uzzolo di andare a controllare il tasso di 3 particolato più fine, cioè quello che non fa venire la bronchite ma qualcosa di peggio, scoprirebbe che è aumentato a dismisura e vedrebbe che avremo barattato ogni ladro di polli che abbiamo eliminato (le Pm10) con alcune migliaia di assassini (dalle Pm2.5 in giù). Non saremo molto intelligenti, però siamo furbi e per la legge che ci siamo fatti abbiamo presto
trovato l'inganno. Un discorso analogo si può fare per alcuni filtri antiparticolato da
applicare ai motori diesel, il cui razionale di funzionamento si basa proprio sulla
trasformazione di Pm10 in Pm molto più sottile e, dunque, fuori dagli interessi della legge. E chi è maggiormente esposto sono i bambini, compresi quelli non ancora nati i quali potrebbero mostrare qualche difetto di fabbrica a causa delle mutazioni genetiche provocate dalla contaminazione. Sono un ricercatore e tutto questo mi fa particolarmente male; ma anche il comune cittadino che fa tutt'altro lavoro e che accorda la sua fiducia in chi è chiamato istituzionalmente a difendere la sua salute, come da articolo 32 della nostra Costituzione, si ritroverà, per così dire, cornuto e bastonato”.