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Coca Cola e acqua: una relazione non-sostenibile

di Amit Srivastava - 10/03/2006

Fonte: Nuovi Mondi Media

 

 
L’acqua è essenziale alla vita, è la linfa del nostro pianeta. Senza l’acqua, non è possibile la vita. La mancanza di accesso all’acqua potabile è una tragica realtà per oltre 1 miliardo e 200 milioni di persone, circa il 20% della popolazione mondiale, principalmente nei paesi in via di sviluppo. Oggi, garantire l’accesso all’acqua potabile resta una delle più grandi sfide per la comunità internazionale.

Dal 16 al 22 marzo, il Messico ospiterà il quarto World Water Forum, un’importante conferenza internazionale che, nello spirito degli organizzatori, mira a risolvere la crisi dell’acqua nel mondo e ad “assicurare migliori standard di vita per la gente di tutto il mondo e un comportamento sociale più responsabile nei confronti dell’approvvigionamento dell’acqua, in linea con lo sviluppo sostenibile”.

Ma allora, ci chiediamo, com’è possibile che la Coca Cola sia uno dei principali sponsor del World Water Forum? In quanto campionessa mondiale dello sfruttamento non-sostenibile dell’acqua, la sponsorizzazione della Coca Cola mette in discussione la credibilità stessa del meeting.

La Coca Cola Company è la più grande produttrice mondiale di bibite: per sua stessa ammissione, ha usato 283 miliardi di litri d’acqua nel solo 2004. In qualunque modo la si voglia vedere, 283 miliardi di litri d’acqua significano parecchia acqua, specialmente in un mondo in cui oltre un miliardo di persone non sono in grado di soddisfare il proprio fabbisogno-base. Significa una quantità d’acqua sufficiente a dissetare l’intero pianeta per 10 giorni consecutivi! Se usassimo l’acqua che la Coca Cola ha usato nel 2004, potremmo soddisfare per 47 giorni il fabbisogno del miliardo di persone che non hanno regolare accesso all’acqua potabile!

Oltre al danno, la beffa: la Coca Cola Company non ha la minima intenzione di smettere di estrarre i suoi 283 litri d’acqua. Orgogliosamente, la multinazionale si vanta di avere un tasso di sfruttamento dell’acqua pari a 2,7 a 1. Il che significa che, per ogni 2,7 litri d’acqua che estrae dalla terra, ne ricava 1 litro di prodotto. Che fine fanno i restanti 1,7 litri d’acqua (il 63% di quella che viene estratta)? Vengono usati per pulire le bottiglie e i macchinari, e poi affidati alle fogne. In un mondo in cui 1 persona su 5 non ha accesso all’acqua potabile, è del tutto assurdo che una compagnia possa appropriarsi di una quantità così enorme di acqua dolce, e convertire gran parte di questa in scarichi fognari. Specialmente se consideriamo il fatto che l’acqua dolce è una risorsa scarsa: solo il 2,5% delle acque del pianeta sono dolci, il resto sono mari e oceani.

Le pratiche della Coca Cola, così come i suoi prodotti, stanno per essere giudicati dai consumatori di tutto il mondo. Le sue bevande contribuiscono significativamente a una miriade di malattie – obesità, diabete e problemi dentali inclusi – e infatti è in corso un’importante campagna col fine di rimuovere questi prodotti dalle nostre scuole. La Coca Cola mostra un assoluto disinteresse per quelle comunità che devono fare i conti con la scarsità d’acqua. E questo è più evidente in India che da qualunque altra parte del mondo.

Diecimila persone in tutta l’India stanno sfidando la Coca Cola e il suo sfruttamento delle risorse d’acqua. Gli impianti di imbottigliamento della multinazionale americana hanno pesantemente inciso sulla quantità e sulla qualità delle falde acquifere, rendendo l’accesso all’acqua ancora più difficoltoso. In alcune aree dell’India, la compagnia estrae regolarmente un milione di litri d’acqua al giorno. Come risultato, si è avuto un drastico calo dei livelli delle falde acquifere, causando gravi carenze d’acqua che hanno colpito decine di migliaia di persone. Il tasso di sfruttamento dell’acqua in India è 4 a 1: ovvero, il 75% di questa viene sprecato. La Coca Cola ha indiscriminatamente riversato i suoi scarichi nei terreni circostanti, determinando un grave innalzamento dell’inquinamento sia del suolo che dei corsi sotterranei.

L’impatto che questo ha sulle persone che vivono nei dintorni degli impianti della Coca Cola non può essere sottovalutato. In un paese in cui oltre il 70% della popolazione vive di agricoltura, la sottrazione dell’acqua e l’avvelenamento di quello che resta ha avuto conseguenze drammatiche. Migliaia di agricoltori indiani stanno lottando per la sopravvivenza, a causa delle carestie provocate dalla scarsità d’acqua, a sua volta causata dalla Coca Cola.

Gli abusi della compagnia sono ora contrastati apertamente in tutta l’India. Uno degli impianti di imbottigliamento più grandi, in Plachimada (nello stato del Kerala), è inattivo dal marzo del 2004, poiché il consiglio cittadino ha rifiutato di garantirgli il permesso per l’estrazione dell’acqua dalle falde acquifere del luogo. Cedendo alle proteste popolari, il governo del Kerala ha deciso di trascinare la Coca Cola fino alla Corte Suprema, sostenendo che “villaggi poveri sono deprivati di acqua potabile a causa dell’abuso di questa da parte dell’impianto di Plachimada, che la utilizza per produrre bevande in grado di essere acquistate soltanto da altre città del paese (e non dai cittadini della stessa Plachimada, NdT).” Analogamente, in altre parti dell’India (come Mehdiganj, Kala Dera e Gangaikondan, le comunità di cittadini si sono organizzate e si apprestano ora a sfidare la Coca Cola sullo stesso campo. Peraltro, questi movimenti sono stati affiancati da una formidabile campagna internazionale che mira a convincere la multinazionale a rendere conto delle sue attività; questa campagna è stata proprio generata dalle pressioni che si sono avute in India.

Per i motivi sopra elencati, la sponsorizzazione da parte della Coca Cola del World Water Forum è stata guardata con incredulità dalle comunità indiane. Come può una simile società, che detiene uno spaventoso record di abusi per quanto riguarda le risorse d’acqua potabile, essere vessillifera di un forum internazionale il cui obiettivo è proprio la promozione dell’uso sostenibile dell’acqua?

È evidente che questa sponsorizzazione non sia altro che una palese manovra pubblicitaria, per distogliere l’attenzione da quella che è la vera filosofia della Coca Cola, a proposito dello sfruttamento dell’acqua. Le comunità indiane e i loro alleati sono più che mai convinti che la loro battaglia proseguirà più forte di prima, fino a quando la multinazionale non farà degli autentici sforzi per porre rimedio alla crisi che ha creato in India.

Fino a quel momento, però, la Coca Cola non può avere nulla a che fare col World Water Forum.

Fonte: Nuovimondimedia
Link:
http://www.commondreams.org/views06/0307-30.htm
9-03-06
 
Fonte originale:
http://www.commondreams.org/views06/0307-30.htm
Tradotto da Paolo Cola per Nuovi Mondi Media