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La crisi durerà 10 anni?

di Giovanni Petrosillo - 22/04/2009

 
 
La crisi durerà almeno 10 anni, questo è quanto sostenuto dai ricercatori del Leap ma è anche ciò che abbiamo sempre rappresentato con le nostre disamine, sebbene non facendo previsioni così precise quanto aleatorie. Difatti, abbiamo, sin da subito, messo in evidenza come l’azione degli agenti strategici mondiali sarebbe stata del tutto approssimativa (o appena palliativa e, comunque, mai risolutiva) rispetto alla sostanza del problema. I principali decisori e organi governativi occidentali hanno interpretato in maniera superficiale gli scossoni finanziari di questi mesi e si sono lasciati ingannare dal mondo riflesso nello specchio della loro stessa ideologia.

Detta ideologia, per quanto sempre necessaria alla tenuta sistemica, in fasi di rottura storica contribuisce ad enfatizzare proprio gli aspetti più fenomenici della crisi, dirottando la maggior parte degli interventi in corrispondenza dei “luoghi” (in questo caso parliamo dei mercati) dove essa primieramente si manifesta. Ma appunto, secondo il nostro schema teorico, l’inceppamento dei circuiti e dei meccanismi economico-finanziari è un effetto, anzi il primo effetto, che annunzia cambiamenti palingenetici nella struttura della formazione sociale dei funzionari del capitale di matrice americana.

La finanza ha una importanza decisiva in quanto strumento nelle mani di un certo tipo di agenti capitalistici che, con la loro azione conflittuale nella sfera economica, contribuiscono ad accrescere la dinamicità del sistema. Si tratta di un elemento ineliminabile del capitalismo in quanto rapporto sociale fondantesi sulla produzione in forma di merce e sull’equivalente generale di queste, il necessario duplicato chiamato denaro.

In determinate epoche la finanza può divenire, utilizzando una parola che però è impropria e riduttiva, parassitaria. Ma tale tipo di propensione si accresce di fronte ad una modificazione generale dell’articolazione dei rapporti di forza tra formazioni capitalistiche che compongono lo spettro di detta società (quella dei funzionari privati del capitale), divenendo un ulteriore fattore di perturbazione. Ovverosia, quando è già in atto una trasformazione dei rapporti di forza sottesi ad una data configurazione sistemica tutto ciò che ruota intorno o sopra di essa (in senso logico e non spaziale) smette di funzionare nel giusto verso. Tenete conto, per esempio, che la finanza americana, oggi sotto accusa, per molti anni ha agito generando grande ricchezza, imponendo alle altre finanze mondiali le proprie regole e trasferendo l’energia finanziaria accumulata agli agenti strategici Usa, i quali hanno potuto così convertire tale energia economica in potere politico e in grandi progetti strategici.

Dunque, non è nemmeno sufficiente spostare il centro della questione dagli aspetti meramente fittizi della caduta degli indici di borsa alla cosiddetta economia reale per venire a capo del vero problema (cioè la riconfigurazione degli assetti di potere a livello geopolitico) in quanto, in ogni caso, si resta confinati in una prospettiva del tutto economicistica che non dà ragione delle cause profonde della stessa. L’estrema instabilità economica che, come uno sciame sismico fa tremare la terra in tutte le formazioni sociali capitalistiche, non ha un unico epicentro. Le direttrici del conflitto strategico ci indicano i punti di massima tensione dove la tettonica delle “placche”– cioè lo scontrarsi epocale di quelle formazioni particolari che hanno recuperato o accresciuto la loro potenza rispetto alla formazione prima assolutamente dominante – fomenterà presto una enorme attività sismica. Riprendo queste metafore da un saggio di La Grassa di prossima pubblicazione sul nostro sito con il quale si entra più nel dettaglio circa la natura dei possibili sconvolgimenti futuri. Il fatto che ci sia la crisi dovrebbe quindi farci aprire gli occhi sul periodo di trasformazione politica e sociale nel quale stiamo per entrare. Solo gli sciocchi potrebbero ancora farsi consolare dalla dichiarazioni distensive dei vari Obama e di tutti gli altri governanti mondiali.