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Che enigma il prezzo della benzina

di Giuseppe Parente - 17/06/2009

 

Petrolio e profitti,benzina e profitti: sospetti legittimi o soliti e banali luoghi comuni? Per i cittadini-consumatori il dubbio è forte ed è difficile da fugare soprattutto quando nella classifica di Forbes dello scorso anno risultano al primo e al secondo posto delle aziende con maggiori utili due majors del petrolio quali Exxon Mobil con 45,2 miliardi di dollari e Chevron, con 23,9 miliardi.


 

E’ da risolvere la questione della doppia velocità di adeguamento dei prezzi dei carburanti ai corsi del petrolio. La domanda nasce spontanea: perché i rincari del greggio scattano simultaneamente sui listini di benzina e di gasolio,mentre i ribassi sono più lenti ad evidenziarsi? Come è possibile pagare oggi un litro di benzina € 1,30 con il prezzo del barile fissato a circa 66 dollari , quando invece l’anno scorso un barile costava 144 dollari e per un litro di benzina si pagava € 1,55? Questa domanda alla quale non è stata ancora data una risposta, assilla le associazioni dei consumatori che rivolgono accuse di speculazione ai petrolieri. Anche il ministro Scajola, responsabile dello sviluppo economico vuole vederci chiaro e pochi giorni fa,all’assemblea annuale delle compagnie riunite dall’unione petrolifera ha detto in maniera chiara e precisa che intende chiedere conto all’industria petrolifera dell’andamento dei prezzi della benzina alla pompa. I petrolieri sostengono dal canto loro di avere la coscienza a posto e fanno notare che il prezzo della benzina è superiore di appena 3 centesimi di euro rispetto ad altri paesi europei e che questa differenza è da imputare ad un costume tipicamente italiano di farsi servire da un addetto alla pompa di benzina anziché fare da soli,adoperando il cosiddetto self service come avviene nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea. I petrolieri sostengono inoltre che nel nostro paese esiste un elevato numero di impianti,che hanno una vendita inferiore rispetto a distributori di carburante presenti in altre nazioni,con costi mediamente più elevati. Per comprendere meglio le ragioni di consumatori e produttori di petrolio bisogna in primo luogo analizzare la struttura del prezzo di un litro di carburante che è composta per il 40% dal costo industriale e per il 60% dalle componenti fiscali (Iva e accise). Il costo industriale di un litro di benzina è la somma di diversi costi,quali il costo della materia prima , il trasporto, lo stoccaggio,la raffinazione e i margini di guadagno per il benzinaio. Comprendiamo a questo punto che quando si verificano aumenti o diminuzioni delle quotazioni del petrolio, sono variazioni che riguardano solo il 30% circa del prezzo finale al consumo. Se margini di guadagno o margini di speculazione esistono, vanno ricercati all’interno delle voci che compongono il cosiddetto costo industriale ,tenendo sempre presente che la domanda è determinata dal mercato di consumo e l’offerta è condizionata dalla capacità di produzione o anche dalla temporanea chiusura di uno o più impianti di distribuzione. I consumatori italiani costretti all’uso quotidiano dell’automobile per motivi di lavoro,hanno trovato nelle reti indipendenti rifugio dove poter acquistare benzina a un prezzo meno caro rispetto alle pompe di noti marchi di benzina. All’interno dello stesso mercato, quello Italiano, troviamo però delle enormi differenze sul prezzo di un litro di benzina, con benzina pagata 15 centesimi di più al litro da parte dei consumatori campani e pugliesi, per colpa della tasse regionali, ma questa è una altra vergognosa storia....