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Addio al PIL?

di Andrea Bertaglio - 01/10/2009

Da alcuni anni Maurizio Pallante ed il Movimento per la Decrescita Felice mettono al centro dei loro discorsi e delle loro proposte la contestazione al PIL come metro di misura del benessere dei popoli e delle nazioni. Dopo essere stati definiti molte volte dei catastrofisti, dei retrogradi se non addirittura degli ingenui, il profondo senso della messa in discussione di un certo tipo di sviluppo e di una impossibile crescita economica illimitata è stato recepito anche dai massimi livelli del mondo politico europeo.


 

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La consapevolezza dell’impossibilità di una crescita economica materiale e quantitativa infinita ha pervaso anche il mondo politico
Non più un discorso per “pochi intimi”, la Decrescita si è fatta spazio in ogni ambito. La consapevolezza dell’impossibilità di una crescita economica materiale e quantitativa infinita in un ambiente finito, impossibile ed insensata visti oltretutto i recenti risvolti non solo ambientali e sociali, ma anche economici, ha ormai pervaso, dopo il mondo accademico, anche quello politico.

 

L’imperante crisi economico-finanziaria di questo periodo storico ha molti risvolti, certe volte anche positivi. La riduzione dei consumi, ad esempio, ha portato in alcuni casi ad una diminuzione dello sfruttamento di risorse e dell’inquinamento, ma soprattutto alla ri-valorizzazione (a volte forzata, è vero) di certi aspetti della vita sociale e familiare come il dono, la reciprocità ed il risparmio (e di conseguenza il valore delle cose).

Tutto questo sta mettendo nella condizione non solo le singole persone, ma anche le Istituzioni, di considerare se gli attuali metri di misura del nostro benessere sono effettivamente da ritenere tali, a partire dal Prodotto Interno Lordo. Il PIL, si sa, misura solo la circolazione di merci e di denaro, in quanto esso è solo il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo.

 

Esso è la più conosciuta unità di misura dell'attività macroeconomica. Ideato negli anni '30, il PIL si è trasformato in un parametro standard usato dai responsabili politici di tutto il mondo e ampiamente citato nei dibattiti pubblici, e riunisce il valore aggiunto di tutte le attività economiche basate sul denaro.

 

Molti studi e rapporti sono stati pubblicati negli ultimi tempi riguardo al fatto che ci sono altri fattori che devono essere presi in considerazione quando si cerca di capire quanto i cittadini di una nazione si sentano felici o soddisfatti delle proprie vite, come certe caratteristiche della sfera personale e sociale, o come l’impronta ecologica e la sostenibilità ambientale.

 

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Il PIL è la più conosciuta unità di misura dell'attività macroeconomica
Ottimi esempi sono “I limiti dello sviluppo”, redatto già nel lontano 1972 dal Club di Roma (titolo originale: “Limits to growth” – “I limiti della crescita”), il recente ”Happy Planet Index”, studio internazionale realizzato dalla londinese “New Economics Foundation” che, prendendo in esame 143 Paesi (nei quali risiede il 99% della popolazione planetaria), ha stilato una graduatoria mondiale della felicità percepita, focalizzandosi piuttosto che sulla misurazione della crescita o meno del PIL su punti quali aspettativa di vita, felicità ed impatto ambientale delle persone nelle diverse nazioni.

 

 

E che dire della ancora più autorevole comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Non solo PIL - Misurare il progresso in un mondo in cambiamento”, mediante la quale addirittura le Istituzioni europee hanno deciso di creare entro il 2010 nuovi parametri che cerchino di misurare il benessere collettivo.

L’ultimo in ordine di tempo fra questi importanti studi è stato realizzato dalla “Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress”, coordinata dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz che ne ha presentato il rapporto finale insieme ad un altro importante premio Nobel per l'economia, Amartya Sen, ed al noto economista francese Jean Paul Fitoussi.

Questa Commissione è stata voluta agli inizi del 2008 dal governo francese e dal presidente Nicholas Sarkozy, il quale ha fin dall’inizio fornito forte appoggio e rilevanza politica, ed è stata formata da altri premi Nobel ed illustri economisti, fra i quali Daniel Kahneman, Lord Nicholas Stern (si ricordi la "Stern Review on Climate Change" che ha calcolato i costi economici del cambiamento climatico) e l’italiano Enrico Giovannini dell’OECD, attuale presidente dell’Istat.

 

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Il PIL misura solo la circolazione di merci e di denaro
Come per gli altri studi succitati, l'obiettivo del lavoro della Commissione è stato proprio quello di identificare i limiti del PIL come indicatore della performance economica e del progresso sociale; di considerare quali informazioni aggiuntive sono necessarie per la produzione di nuovi indicatori di progresso sociale più rilevanti; di sistematizzare la possibilità di strumenti capaci di misure alternative e di discutere come presentare le informazioni statistiche in modalità appropriate (Gianfranco Bologna).

 

Il rapporto argomenta raccomandazioni che partono dalla valorizzazione di svariati aspetti e capacità di misurazione di fattori che, appunto, non sono compresi nel PIL. Le misurazioni relative alla sostenibilità sono state un impegno centrale della Commissione, proprio perché in questo risiede la sfida di mantenere gli attuali livelli di benessere senza necessariamente compromettere quelli delle generazioni future.

L’importanza di questo rapporto non risiede solo nel prestigio dei componenti della Commissione che lo ha realizzato, ma come già accennato sull’alto livello del dibattito internazionale che ha scatenato l’appoggio del presidente della Repubblica francese nell'agenda politica planetaria, che si spera possa presto portare a delle decisioni concrete in materia di economia e di ambiente.

Sta di fatto che le idee, le proposte ed i contenuti del Movimento per la Decrescita Felice fondato da Maurizio Pallante non fanno più parte di un discorso di nicchia, ma hanno iniziato seriamente a “contaminare” i più alti livelli del mondo politico ed economico. Finalmente!