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L’ordine dei numeri è già nella nostra mente

di Massimo Piattelli Palmarini - 11/10/2009

Fin dalla nascita conosciamo il valore distribuito in sequenza da sinistra a destra

L’esperimento. Partendo da un numero fisso di riferimento, le grandezze vanno decise nel modo più rapido possibile

Immaginiamo di partecipa­re alla seguente gara di calco­lo mentale: ci viene dato un numero fisso di riferimento, un numero bersaglio, per esempio il 57. Poi vengono proiettati al centro dello schermo di un computer, uno dopo l’altro, dei numeri diversi, per esempio il 35, poi il 61, poi il 24 e così via.
Ogni volta dobbiamo deci­dere il più rapidamente possi­bile, e premere uno di due pulsanti, se il numero appena presentato è più grande o più piccolo del 57. Facilissimo, certo, ma ciò che conta qui è la rapidità delle risposte. 
Rapidità 
Da alcuni anni a questa par­te, a partire dai lavori pionie­ristici del francese Stanislas Dehaene e altri, si è visto che la rapidità della risposta è maggiore se il pulsante da premere quando il numero è più grande del numero bersa­glio viene premuto con la ma­no destra, e invece con la sini­stra l’altro pulsante, se il nu­mero è più piccolo.
La sigla tecnica per questo ormai ben noto effetto è piut­tosto sgraziata, si chiama Snarc, iniziali di Spatial Num­ber Association of the Re­sponse Code. Insieme ad altri dati speri­mentali, si è così dimostrata l’esistenza di una rappresen­tazione mentale dei numeri su una linea che va da sini­stra a destra. Un lavoro as­sai stupefacente su que­sto effetto è stato appe­na pubblicato sulla rivi­sta specializzata Plos One da un’equipe mista di neuropsicologi del­l’Università del Texas a Austin e delle Università di Padova e di Venezia, ca­pitanati da Carlo Semenza. 
Spazio immaginato 
Questo lavoro mostra, in­fatti, che anche i ciechi con­geniti, come i vedenti, han­no una linea numerica men­tale organizzata da sinistra a destra in uno spazio immagi­nato. Tutti la usiamo, senza nemmeno accorgercene, quando si devono fare conti mentali o in compiti numeri­ci molto semplici.
I ciechi la usano però in modo diverso dai vedenti, in modo meno automatico e più controllato. Ovviamente, ai ciechi i numeri venivano pre­sentati acusticamente, e rigo­rosamente ad un solo orec­chio, per esempio all’orec­chio destro i numeri più gran­di del bersaglio e al sinistro i più piccoli, ovvero l’inverso. Essenzialmente, si è visto che i ciechi rispondono più velo­cemente alle cifre piccole se presentate all’orecchio sini­stro e alle cifre grandi se pre­sentate all’orecchio destro.
Chiedo al professor Semen­za di sintetizzare la portata di questo esperimento: «Si di­mostra che anche i ciechi han­no una linea numerica orien­tata nello spazio.
Il fatto che abbiano svilup­pato questa linea in assenza di visione è sorprendente. Possiamo concludere che esi­ste una capacità di rappre­sentazione innata, indi­pendente dal tipo di espe­rienza, per le quantità numeriche».
In altre parole, que­sto dato significa che la natura spaziale della rappresentazione men­tale dei numeri non è, come verrebbe facilmen­te da pensare (e si pensa­va in ambito scientifico) necessariamente attribui­bile all’esperienza visiva con le quantità numeri­che: l’assenza congenita di visione non ha effetti sulla rappresentazione mentale di quantità. Que­sti studiosi non si sono, pe­rò, limitati a registrare solo la rapidità delle risposte, ma hanno esplorato al contempo alcune «firme» ben note delle attività cerebrali, cioè delle speciali onde elettro-encefa­lo- grafiche in tempo reale. 
Lo stimolo 
Il loro dato più originale è, afferma Semenza, che «i cie­chi si orientano su questa li­nea (la 'esplorano' nella men­te) in modo diverso dai ve­denti, cioè meno automatica­mente ». L’effetto Snarc c’è, ed è ugualmente veloce nei due gruppi. Ma i vedenti rea­giscono allo stimolo attivan­do l’attenzione più precoce­mente (è più ampia la cosid­detta onda elettroencefalogra­fica N100, molto precoce) co­me si fa per esplorare automa­ticamente un’immagine sen­soriale appena captata. 
Memoria a breve 
I ciechi invece danno la ri­sposta in modo più «control­lato ». Mettono direttamente in memoria a breve termine (con una maggiore ampiezza della cosiddetta onda P300) lo stimolo, per poi prenderci sopra una decisione. Il che può risultare in un vantag­gio. Infatti si sapeva che i cie­chi mostrano sorprendenti prestazioni nei compiti di sti­ma numerica, ove spesso su­perano i normali. Per esempio nello stimare quante note ci sono in una da­ta sequenza o quanto dura un dato suono. I ciechi potrebbe­ro, quindi, avere un’idea astratta dei numeri migliore, in cui c’è una corrisponden­za, acquisita in modalità di­verse dalla visione, tra la rap­presentazione simbolica dei numeri e le corrispondenti grandezze naturali.