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L'attentato di Milano, la dietrologia e i bachi

di Miguel Martinez - 15/10/2009

Ieri abbiamo parlato dell'attentato contro la Caserma Santa Barbara di Milano.

Tra i commenti al mio post, gip chiede:
"Sentite lo so che è una domanda senza riposta, ma a me pare una brutta coincidenza che Game faccia scoppiare il suo fertilizzante proprio in giorni in cui in Italia culmina una tensione che montava da mesi. E aggiungo un'altra cosa: proprio non riesco a capire perché mentre il tg1 di Minzolini spreme dalla notizia tutto quello che può, il sito del primo quotidiano nazionale lo gratifica prudentemente solo di una SESTA posizione in pagina. Insomma, è pur sempre il primo attentato "islamico" in Italia. E' giusto guardare nella storia di Game, e meno male che almeno i blog come questo si preoccupano di farlo. E se a a fare il dietrologo fosse solo D'alema con le sue scosse potremmo anche mandarlo al diavolo. Ma in tutto questo ci sono note stonate e qualche sospetto viene. Che ne pensi curatore del blog? che ne pensate lettori?"
E' un sospetto legittimo. Noi non sappiamo con certezza cosa sia successo, ed è giusto esplorare ogni pista.

Tenendo presente, come dice Gip, che la sua è quindi "una domanda senza riposta", rispondo con quello che penso in questo momento e con i dati che abbiamo.

Voglio intanto rovesciare la formulazione di Gip. E' facile lanciare "sospetti", perché qualunque faccenda può essere piena di quelli che possiamo chiamare bachi, per copiare il linguaggio informatico.

Miguel Martínez è un personaggio strano, con una vita movimentata alle spalle in varie parti del globo e tutta una serie di insolite amicizie e interessi bizzarri (pensate che sul suo blog ci sono link ai siti del Comandante Carlos,  dell'Imam di Carmagnola, di Barbara Aisha Farina e persino di  Alessandra Colla).

Dov'era l'11 settembre del 2001?

A casa, lui dice. A parte i familiari - inaffidabili per definizione - l'unico alibi che è in grado di tirar fuori è che afferma di aver ricevuto una telefonata nel pomeriggio da parte di una persona che gli raccontava confusamente dell'attentato a New York.

Può darsi che si riesca a risalire, dai tabulati, all'esistenza di quella telefonata. Che però potrebbe essere stata fatta apposta per creare un alibi per Miguel Martínez. Oppure i tabulati potrebbero essere andati opportunamente perduti nel frattempo (ricordiamo tutte le strane vicende che hanno riguardato la Telecom in questi anni).

E chi gli ha telefonato, per avvisarlo dell'attentato? Un noto americanista che a suo tempo era stato amico personale del sovversivo musulmano Malcolm X; che aveva seguito la guerriglia comunista in Guatemala e aveva vissuto il Settembre Nero accanto ai palestinesi in Giordania; e che una volta aveva intervistato l'ayatollah Khomeini.

Quindi il sospetto su Miguel Martínez è più che legittimo; ma è molto più difficile formulare un'ipotesi positiva sul possibile ruolo di Miguel Martínez nei piani di Osama bin Laden.

Torniamo all'attentato di Milano.  

Dire che l'attentato nasconde "qualcosa", vuol dire che nasconde il contrario di ciò che appare.

Se dai sospetti, passiamo a un'ipotesi positiva, l'attentato non sarebbe un attentato di un islamista contro il governo, bensì un attentato del governo contro l'opposizione. Il governo può usare un attentato di questo tipo, ad esempio, per chiedere ulteriori leggi repressive; oppure per screditare una sinistra che non è abbastanza ostile all'immigrazione; o per distogliere l'attenzione pubblica da altre notizie che mettono in imbarazzo il governo.

La cosa è ovviamente possibile, perché no?

E' probabile, però?

Vediamo prima il caso particolare, poi trattiamo una questione più generale.

Mohammed Game ha rischiato e pagato di persona: l'attentato non è stato compiuto da qualche anonimo sicario.

Per cui dobbiamo cercare le sue probabili motivazioni.

Ora, la tensione di cui parla Gip riguarda alcune vicende molto italiane - le onorevoli escort di Berlusconi, il Lodo Alfano, la riforma della scuola, l'UDC e la Chiesa che ammiccano al centrosinistra e così via.

Nei media, queste cose vengono enfatizzate quasi esclusivamente da Repubblica e su Internet.

Posso ipotizzare che Mohammed Game non comprasse Repubblica. Probabilmente guardava la televisione italiana, che tace sui guai del governo; e probabilmente aveva l'antenna parabolica e quindi guardava al-Jazeera, che non si occupa proprio dell'Italia.

La "tensione montante" c'era, ma riguardava la questione afghana. E' infatti importante sprovincializzarsi un po' su queste cose: alla maggior parte della gente del mondo, compresi gli immigrati, delle vicende di Berlusconi non gliene potrebbe importare di meno. Non abbassiamo i massacri compiuti dagli aerei alleati nei villaggi afghani, le carceri e le torture a qualcosa di secondario rispetto alle troiette del nostro primo ministro. Opporsi all'invasione dell'Afghanistan è una motivazione altamente etica e sensata per fare qualcosa (non necessariamente per fare ciò che Mohammed Game ha fatto, ovviamente).

La motivazione nota - la rabbia per l'occupazione militare dell'Afghanistan - è quindi la più plausibile, anche se non possiamo dire che sia "la verità".

Questo ci porta a una considerazione generale sul rapporto tra violenza politica e complotti in Italia.

Si dice spesso che gli attentati avvengano in momenti di "tensione crescente".

Posso essere d'accordo per un caso: la strage di Piazza Fontana, avvenuta effettivamente nel momento di massima tensione sociale dell'Italia post-bellica.

La strage ha messo fine all'immenso moto dell'Autunno Caldo e quindi ha una sua logica. Ci sono centinaia di migliaia di pagine di documenti processuali, che più si guardano, meno si capisce, perché più carta vuol dire più bachi. Su infiniti bachi, si possono costruire infiniti sospetti, fino a cadere nel più completo delirio. Provate a leggere oltre pagina dieci di uno di quei demenziali elenchi telefonici con connessioni casuali che pretendono di dirci la verità su Piazza Fontana e capirete cosa intendo.

Facendo piazza pulita di tutta la fuffa, restiamo però con alcuni fatti: che gli autori della strage non sono mai stati identificati con certezza (e siamo nel paese in cui anche Craxi è stato fatto fuori dai magistrati), per cui forse godevano di particolari protezioni; che l'ipotesi più plausibile è che si mirasse a far cadere la colpa di una brutale strage di innocenti sull'estrema sinistra, in un momento in cui un grande moto di sinistra minacciava le istituzioni. In questo senso, la strage ha certamente funzionato come terapia-choc, senza bisogno di colpi di stato.

Quindi è ragionevole ipotizzare che piazza Fontana sia stata realmente una strage "di Stato".

Piazza Fontana ha però creato un meccanismo psicologico nella sinistra che si avvicina a una vera e propria psicosi dietrologica. Da allora in poi, ogni fatto è stato inserito nel meccanismo della ricerca dei bachi e della produzione dei sospetti. La paranoia ha generato un fangoso linguaggio sbirresco-giornalistico: loschi e ambigui personaggi, guarda caso, infiltrati, "coincidenza" tra virgolette, trame oscure,  figura inquietante, stretti legami con, sedicente, provocatore, sottobosco, rete di contatti, idee deliranti, cui prodest (anche le capre si dedicano al latino), manovalanza, al servizio di...

Essendo interamente basata sui bachi, non si è mai capito quale fosse l'ipotesi positiva: chi avrebbe fatto che cosa a quale scopo. Semplicemente, nella nebbiosa confusione, dietro i bachi si intuivano  i servizi segreti, la Chiesa cattolica, la Massoneria, le banche, l'Opus Dei, la Mafia, i militari, la CIA e ovviamente e ovunque "i fascisti". Un mostro senza volto, senza storia, senza analisi sociale, dove lo studente sedicenne e il dirigente della Confindustria operavano al servizio dello stesso Potere Occulto.   

Questo modello è stato applicato a tutti i fatti successivi di violenza. Alle grandi stragi come alle azioni delle Brigate Rosse.

Prendiamo la strage della stazione di Bologna. Gli imputati, che hanno molte altre colpe certe e confesse, sono in questo caso palesemente innocenti.[1] Non viene in mente alcun movente plausibile, né per loro (non erano un gruppo di odiatori di treni) e forse nemmeno per il "sistema": non c'era un Autunno Caldo da fermare, non è stato il pretesto per un colpo di Stato. Nessuno ha provato ad accusare la sinistra della strage. L'ipotesi che si sentiva in giro allora, "vogliono spaventare la gente così si fermano le lotte sociali", è priva di qualunque logica.[2]

Ovviamente, la strage ha avuto una causa, ma attualmente non sappiamo assolutamente quale fosse.

La dietrologia ha colpito anche le Brigate Rosse. Non ho alcuna intenzione di giustificare alcunché. Però le Brigate Rosse sono state molto chiare e coerenti nella strategia. Con i bachi, si è riusciti a creare una melma senza fondo anche attorno a loro.

I mali della destra li conosciamo; ma quello forse principale della sinistra è la dietrologia.

Se avviene qualcosa che dà spazio alla destra, ci deve essere dietro il Complotto. Le azioni delle BR hanno come effetto anche quello di screditare la sinistra presso il grande pubblico? Bene, è sufficiente per dimostrare il Complotto, basta trovare un numero sufficiente di bachi per appoggiare una tesi di cui si è già certi. E' interessante la premessa perbenista che c'è dietro: lo scopo della sinistra sarebbe di avere una buona immagine, qualunque cosa danneggi quell'immagine è per forza "di destra". Così si trasforma lo scontro sociale in scontro puramente morale: noi siamo persone buone, quindi le azioni cattive devono averle fatte i nostri avversari.

Mentre sarebbe sufficiente ipotizzare, in linea di massima, che in un paese con sessanta milioni di abitanti, prima o poi qualcuno farà qualcosa di cui la propaganda della destra potrà approfittare: una rissa, un omicidio, un furto commesso da un immigrato... Approfittare lo fanno tutti, lo fanno anche i cattolici quando si lamentano perché qualcuno toglie un crocifisso, o la sinistra quando salta addosso a un cretino che allo stadio fa il saluto romano, senza che questo significhi che i militanti dell'UAAR o i giocatori della Lazio siano agenti dell'Opus Dei o dell'Internazionale Comunista.

L'evento bacato si dice che avvenga sempre "guarda caso" in un momento "particolare", tanto ogni momento è particolare, in un paese dalla politica confusa e rissosa come l'Italia.

Questo non vuol dire che dietro singoli episodi, non ci possa essere davvero un complotto. Tra tanti bachi, qualcuno forse porta davvero alla verità.

Ma in generale, le stranezze che ogni caso presenta vengono amplificate dalla stranezza di persone che scelgono di usare le armi e rischiare la galera e la morte: pensiamo al caso di Gianfranco Bertoli, un uomo tremendamente complesso, dalla vita confusa e avventurosa, comunista, tossicodipendente, frequentatore di un kibbutz, informatore dei servizi in tempi lontanissimi, lettore di esaltati testi di Max Stirner, scrittore sensibile e artista, che lanciò una bomba nel 1973 contro la questura di Milano, uccidendo quattro persone.[3]

Bertoli, arrabbiato contro il sistema quanto Game, non fece nulla per nascondersi e subì decenni di carcere. Eppure fu immediatamente messo in croce da tutti i dietrologi, come perno di chissà quale complotto;[4] per dimostrare la propria estraneità, arrivò a cercare di suicidarsi.

Riassumiamo. La premessa è che ogni evento può essere utile a qualcuno; ogni evento è pieno di bachi. Lo sono in particolare gli eventi che riguardano anime irrequiete. E sono in genere le anime irrequiete che compiono gesti clamorosi.

In certi casi, gesti clamorosi possono davvero fare parte di qualche strategia più grande: è legittimo cercare di approfondire la possibilità, ma solo tenendo ben salda la premessa.

Note

[1] Dire che sono innocenti non vuol dire che esiste un complotto del sistema per accusarli. I vasai devono produrre vasi, i magistrati devono produrre sentenze, e se manca la materia prima di qualità, ci si arrangia come si può. A Bologna la verità complottista è diventata la verità ufficiale; ma non mancano i dietrologi che seguono altre piste, altrettanto improbabili.

[2] Quando minaccio qualcuno, devo farmi capire in modo chiaro. Una bomba contro persone di ogni sorta che vanno in vacanza non lancia alcun messaggio comprensibile, soprattutto quando non ha alcun seguito. Chi vuole stroncare le lotte sociali con la violenza fa casomai come in Colombia, uccidendo a uno a uno migliaia di dirigenti sindacali e politici.

[3] Dire che qualcuno è strano, nel senso di fuori dal comune, o complesso, non vuol dire insultarlo dandogli del pazzo. In Bertoli c'è stata una forma estrema di sanissima curiosità, voglia di capire, desiderio di esserci, intensità di vivere, ricerca della varietà delle cose, che lo ha condotto di disastro in disastro. Una versione  meno elegante di Eduardo Rózsa Flores.

[4] Il ministro Mariano Rumor, bersaglio mancato dell'attentato di Bertoli, fino al giorno prima oggetto di ogni sorta di dietrologia, fu improvvisamente santificato dai complottisti. E questo indica dove porta il perbenismo innato dei complottisti. Ci sono degli "antagonisti" che ogni tanto tirano fuori  con scandalo il fatto che una persona che conosco, allora di destra e oggi di tutt'altra idea, una volta subì una perquisizione della polizia, pensate...