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Acqua e biotech: Sud del mondo in allarme

di Vandana Shiva - 01/04/2006

Fonte: Avvenire


Scienziata ed economista, Vandana Shiva difende la via di una ecologia sociale: «Se non si deviasse il corso dei fiumi per favorire i più ricchi, questo problema non esisterebbe. Prevale l’avidità di pochi»

 

Da Firenze Andrea Fagioli

Si racconta che tornando a casa, dopo aver terminato gli studi in Inghilterra e in America, sia rimasta traumatizzata nel rivedere l'Himalaya: aveva lasciato una montagna verde e ricca d'acqua con gente felice e ritrovava dighe e grovigli di strade, miseria, polvere e smog.
Da allora, Vandana Shiva, nata nel 1952 a Dehra Dun nell'India del nord, è diventata la paladina dell'ecologia sociale denunciando le conseguenze, a suo giudizio disastrose, che il cosiddetto "sviluppo" ha portato al Terzo mondo e non solo a quello.
Fisica quantistica ed economista, la Shiva dirige nel suo Paese la Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e l'ecologia, combattendo in giro per il mondo una battaglia contro gli Ogm (gli organismi geneticamente modificati) e in generale contro il "malsviluppo", come lo definisce lei, che «anziché rispondere a bisogni essenziali, minaccia la stessa sopravvivenza del pianeta e di chi vi abita». Da ieri a Firenze, alla Fortezza da Basso, è l'ospite d'onore tra i 680 relatori presenti alla terza edizione di «Terra futura».
Signora Shiva, in questi giorni si è tornati a parlare della questione dell'acqua. I dati dell'Onu sono allarmanti: un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all'acqua potabile…
«In realtà, l'acqua ci sarebbe per tutti, ma non è usata in modo equo. Tutti avrebbero l'acqua se non si deviassero i fiumi, per favorire le popolazioni più potenti a scapito di quelle più deboli, utilizzando dighe o laghi artificiali. Oppure se non si sconvolgessero le falde acquifere con le esplosioni all'interno delle miniere. Basterebbe rispettare i cicli idrologici naturali e non utilizzare più acqua del necessario. Come diceva Gandhi, questo pianeta ha ricchezza a sufficienza per i bisogni di tutti, ma non ne ha a sufficienza per l'avidità di pochi».
In molti casi quella dell'acqua è diventata una vera e propria guerra, anche in Paesi più sviluppati.
«È il caso, per esempio, di Israele nei confronti d ella Palestina. Israele prende il 90 per cento dell'acqua nei territori palestinesi e lo utilizza per coltivare e poi esportare la propria frutta e i propri legumi in Europa. Ma non solo: i palestinesi sono dipendenti dall'acqua che Israele gli rimanda. E non ci vorrebbe molto per metterli a secco se chiudessero gli acquedotti».
Le politiche ambientali non riguardano solo il Terzo Mondo. A questo proposito, quali sono, a suo giudizio, le priorità per il cosiddetto mondo occidentale, Europa compresa, in tema di future politiche ambientali?
«L'Europa ha basato il proprio sviluppo sull'idea che tutte le risorse sono a sua disposizione, a disposizione del proprio consumismo. Questo provoca un sovrasfruttamento delle risorse togliendole alle comunità del Sud del mondo. Si tratta di un modello di sfruttamento intensivo delle risorse che poi può rivolgersi contro la stessa Europa provocando disoccupazione, da una parte, e il caos climatico, dall'altra. Perciò, se l'Europa vuole un futuro sostenibile deve innanzitutto modificare le proprie fonti d'energia (carbone, carburanti, gas…) con un'energia rinnovabile (solare, eolica, marina…). Ma soprattutto l'Europa deve smettere di agire come un potere colonizzante e deve cominciare a diventare un partner paritario e partecipante alla democrazia della terra».
Un'ultima questione: le sono state attribuite dichiarazioni piuttosto forti contro le sperimentazioni sull'embrione umano ("un'assurdità") e persino sulla fecondazione in vitro ("una violenza nei confronti delle donne"). Le conferma?
«Sì, le confermo. Di fronte a questi esperimenti mi domando sempre: cosa ne sappiamo, quali risultati pensiamo di ottenere? In realtà non hanno prodotto nessun risultato. Non voglio negare lo sviluppo della scienza e della medicina. Mi domando solo se questo sviluppo sia davvero teso a realizzare il meglio per le persone. Allora dico che è meglio trovare delle alternative, che siano in armonia con la natura e questo va le sia per gli uomini che per gli animali e le piante. Ad esempio che bisogno c'è della fecondazione in vitro: in questo caso l'alternativa c'è ed è evidente: l'adozione».