Il declino dell'Occidente e l'"impero" israeliano in Medio Oriente
di Maurizio Murelli - 19/06/2025
Fonte: Maurizio Murelli
All’inizio Israele è stato un tossico corpo estraneo in territorio ostile. Ad agevolarne l’insediamento furono le potenze occidentali da sempre relazionatesi con il Medio Oriente in termini colonialistici: Inghilterra e Francia. Persino l’URSS di Stalin, che considerava la totalità delle nazioni arabe rette da monarchie e sceiccati vari in quel quadrante geografico come elementi avversi alla propria visione geopolitica, sostenne la nascita e il rafforzamento di Israele (sul tema, tra gli altri vedi: Leonid Mlečin, *Perché Stalin creò Israele*, Sandro Teti Editore).
Gli Ebrei rivendicavano il luogo in cui fu fondato lo Stato di Israele in quanto, a loro dire, erano lì un paio di millenni prima del 1948 e a loro quella terra era stata promessa e assegnata da Dio (per loro, ovviamente, l’unico vero Dio – che tra l’altro, sempre stante la loro narrazione religiosa, li aveva designati come “popolo eletto”).
Nessuno ha ancora formulato un codice in base al quale, parlando di Ebrei, Israele e questioni connesse, si possa essere accettati come antisionisti e non come antisemiti: oggi più che mai si può essere bollati come antisemiti se solo ci si azzarda a confutare le previsioni del meteorologo di Tel Aviv. Questa prassi fu determinata da Abba Eban (tra i padri fondatori di Israele e negli anni Settanta capo della diplomazia israeliana) ed estesa a tutte le ambasciate: accusare di antisemitismo chiunque osasse criticare Israele. Figuriamoci se, ragionando su temi che coinvolgono Israele, il sottoscritto potrebbe sottrarsi all’etichettatura come antisemita, considerando il luogo ideologico in cui si è originato e il modo in cui quel luogo viene oggi raccontato. In piena consapevolezza di tale pericolosa catalogazione, altamente me ne frego al pari di tutte le altre catalogazioni affibbiatemi e procedo nella mia argomentazione. Del resto, al di là di tutte le immaginabili etichette che l’egemonica cultura mondiale può appiopparmi, è certo che ho anche qualche difetto.
Dunque, a partire dal 1948 il mondo ha ricevuto il divino dono dello Stato di Israele conseguito e realizzato da chi: a) nella quasi totalità non ha avuto un solo quarto di antenato originatosi in Palestina; b) etnicamente non è semita; c) ha rivendicato quel territorio in nome di Dio pur essendo ateo o non credente e d) in ogni caso religiosamente eretico rispetto all’ortodossia collegata alla venuta del Messia e quindi alla legittimità della rifondazione (?) dello Stato di Israele. Qui non mette conto di fare la storia con tanto di pelo e contropelo all’ebraismo, partendo dalla città di Ur (la città nella quale fece la sua comparsa Abramo e da cui tutto ebbe inizio, relativamente alla storia ebraica), passando per Babilonia, Egitto etc. e poi giungere al 1948 e argomentare sulla legittimità ad esistere rispetto al diritto internazionale, ai postulati dell’ONU etc. Sull’argomento si sono spesi giuristi, uomini di cultura, filosofi – ebrei e non ebrei.
Qui mette conto, molto semplicemente, affermare che Israele nasce come volontà di potenza di un certo numero di persone dotatesi di specifica identità. Siano stati semiti, slavi, ariani, khazari o anche rettiliani piovuti da Marte, costoro hanno fortemente voluto una cosa e l’hanno ottenuta. Certo, possiamo raccontarci di tutto sul come sia stato possibile: il supporto della grande finanza internazionale (Rockefeller, Rothschild & C.), una oscena storiografia elaborata dal liberismo per propri fini, ma che assumendo la glorificazione di permanente stato di vittima del “povero ebreo” ha agevolato Israele nel mettere sotto scacco l’intero Occidente inchiodandolo ad un ineliminabile senso di colpa attraverso il quale esercitare ogni sorta di ricatto ed estorsione/concessione, fino al punto di sbragare a fronte dell’imposizione del nuovo vocabolario a partire dall’etimologia di “antisemita”… Per non dimenticare gli Stati Uniti, che a partire da un certo momento hanno fatto di Israele il perno imprescindibile della propria neocolonizzazione ed egemonia geopolitica di tutto il Medio Oriente. Anche qui non mette conto di stare a scandagliare il perché e il percome, al di là dell’interesse geopolitico, geoeconomico, geoenergetico (petrolio) etc. gli USA si identifichino con Israele e la cultura ebraica, o parlare di Hollywood e Las Vegas etc.
Il dato di fatto è che in Medio Oriente si è impiantata una entità statuale che ora tende ad assumere il profilo di soggetto imperialista per tutto il Medio Oriente, facendo strame di ogni diritto internazionale e andando oltre quanto già fatto dagli USA. Del resto il “diritto internazionale” e tutte le carte dei diritti universali connessi valgono solo ed esclusivamente per gli Stati deboli, marginali e sottomessi alla potenza egemonica: gli USA. Gli USA fino a ieri li hanno disattesi e aggirati ipocritamente mentre oggi li disattendono sfacciatamente.
Nel 1922 Oswald Spengler pubblicò *Il tramonto dell’Occidente*. In esso Spengler evidenziava come e perché l’Occidente stesse tramontando e quali ne sarebbero state le conseguenze. Nel 1948 il mondo arabo non ha potuto contare su un suo Oswald Spengler capace di descrivere il tramonto del Medio Oriente. Fosse esistito, avrebbe prefigurato l’“israelizzazione” di tutta l’area del Medio Oriente, la subordinazione del modello mentale degli arabi a quello israeliano. Come conseguenza, l’espansione dell’“impero” israeliano. E alla fine non si tratta altro che di una conseguenza delle deiezioni europee. È nell’Occidente cristiano, o per meglio dire, in Europa che si genera il nichilismo che poi si espande in tutto il mondo infettandolo. È da una deiezione europea che prendono vita gli USA ed è sempre da una deiezione europea che si generano le condizioni per la nascita dello Stato di Israele. E ora è grazie alla sudditanza dell’Europa alle proprie deiezioni che va sorgendo una “nuova civiltà” che sarà egemone in Medio Oriente a discapito dei residui della civiltà araba (che ovviamente non comprende l’Iran la cui popolazione è prevalentemente di origine indoeuropea e ha, a partire dalla civiltà persiana, tutt’altra storia, al pari di quella ottomana).
Se per Trump la logica che lo porta ad adoperarsi per questa “bella” impresa trova fondamento non solo nel substrato cultural/ “religioso” americano e nella relativa caratteristica visione geopolitica e idea del proprio ruolo nel mondo, ma anche nel debito contratto con grandi esponenti della lobby ebraica americana, per l’Europa la logica risiede solo ed esclusivamente nel fatto che non ha più anima: molto semplicemente è succube delle folli dinamiche tipiche di chi, da apprendista stregone, ha scatenato forze che ora non controlla più.
Solo *en passant*. Ho accennato ad esponenti della lobby ebraica statunitense che condiziona Trump. Si pensi solo a Miriam Adelson (senza che mi dilunghi sul ruolo di questa fanatica si legga qui: https://it.insideover.com/guerra/usa-chi-e-miriam-adelson-la-miliardaria-che-sostiene-la-repressione-nei-campus.html) per capire lo stato delle cose.
Per chiudere questo intervento, che è stato difficile contenere nella lunghezza e che richiederebbe ben altro spazio per essere esaustivi: uscendo dal campo delle ideologie contrapposte, io credo sia interessante cercare di capire l’evoluzione della dinamica in corso, indipendentemente da cosa sono o non sono Israele, l’Europa e gli USA. Ovvero dove si sta andando a parare, cosa plausibilmente tende ad essere Israele, e quale fine terminale attende la residuale “civiltà araba”.
Qui dovrei affrontare anche il tipo di guerra condotto da Israele (arcaico e biblico), di cosa quanto sta accadendo implica nel “duello” tra ordine unipolare e sorgente ordine multipolare; quindi, di che sostanza si comporrà il “polo mediorientale” di matrice sionista. Ci sarà tempo per affrontare anche queste prospettive. Qui mi premeva offrire una chiave di lettura e una prospettiva un po’ fuori dai correnti schemi.