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Auguri a tutti i “caimani”

di Massimo Fini - 04/04/2006

Fonte: lineaquotidiano.it

 

In Italia si respira un clima
da psicodramma.
Entrambe le parti,
destra e sinistra, prefigurano
scenari da incubo nel
caso vincano gli avversari.
Umberto Eco ha annunciato
che riparerà all’estero se
verrà riconfermato Berlusconi,
un noto regista di sinistra
fa uscire, al momento
opportuno, un film dove
l’attuale premier è definito,
graziosamente, “Il Caimano”,
Giuliano Ferrara, evoca
la caduta del fascismo e
lo scenario pavoliniano della
‘bella morte’ e, mentre i due
schieramenti si scambiano
insulti feroci e si accusano
reciprocamente di sesquipedali
menzogne (avendo
entrambi ragione), si è tornati
a sentire, come nel
1948, che “i comunisti mangiano
i bambini”.
E che è? I liberaldemocratici
non ci hanno rotto i timpani
per anni spiegandoci che
l’alternanza è la fisiologia
della democrazia, la sua
essenza stessa, il suo senso,
ciò che la distingue dalle dittature?
Che dopo cinque
anni il popolo sovrano giudica
l’operato di un governo e,
col libero voto, lo riconferma
o lo boccia? Che una
maggioranza di governo,
quando cade, accetta il verdetto insindacabile
di un sistema che ha nelle libere
elezioni il suo fulcro, oltre che
suo culto, e si prepara a fare l’opposizione
e a esercitare quella funzione
di controllo politico che è altrettanto
essenziale in una democrazia?
E allora dov’è il dramma se vince l’uno
invece che l’altro? Il dramma c’è
spiega tutti questi isterismi. Ma non
riguarda il popolo italiano per il quale,
vinca la destra o la sinistra, cambierà
ben poco, anche perché ben
poco può fare oggi un governo nazionale
condizionato da fattori globali
che sfuggono completamente al suo
raggio d’azione. Il dramma riguarda
le oligarchie politiche, di destra e di
sinistra, con il loro enorme codazzo
di apparati, di adepti, di protetti, di
favoriti, di giornalisti e di famuli che
sono terrorizzati all’idea di perdere
propri privilegi, vantaggi, rendite di
posizione, le possibilità di esercitare
consueti abusi e soprusi ai danni della
cittadinanza o galvanizzati al pensiero
di conquistarli per poi distribuirli,
come nel feudalesimo, ai loro
fedeli.
La democrazia in tutto questo non
c’entra nulla. E tantomeno il popolo
italiano; la maggioranza del quale
guarda, credo, questo scomposto
accapigliarsi con indifferenza, disincanto,
ironia o disgusto, aspettando
di sapere da quale di queste oligarchie,
oggi così trepide e imploranti
nel chiedere, con promesse improbabili,
il suo consenso, dovrà essere,
dopo il 10 aprile, oppressa, schiacciata
e sbeffeggiata. Auguri.