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La fiaba dell’omofobia

di Matteo Simonetti - 19/11/2009

    


Il decreto-legge Concia-Di Pietro, quello contro la cosiddetta omofobia, è stato bocciato. Forse non ce ne siamo resi conto del tutto ma noi, sostenitori di una visione del mondo tradizionale e antiprogressista, l’abbiamo scampata bella.
Partiamo dall’analisi della vicenda politica: il decreto legge intendeva apportare una modifica all’articolo 61 del codice penale, quello che stabilisce le aggravanti, col seguente emendamento: « l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato». La maggioranza aveva tentennato e aveva deciso di chiedere il rinvio della legge in commissione per alcune modifiche, risolvendo l’ambiguità della definizione “orientamento sessuale”, ma anche in ottemperanza al trattato di Lisbona, secondo il quale si sarebbe dovuta aggiungere alla discriminazione sessuale, anche quella per l’età e lo stato di salute (hanno dimenticato la purezza dello stile deambulatorio, peccato). L’opposizione ha però votato contro il rinvio (suicidio o tentativo di golpe?) e al quel punto l’Udc ha presentato la “pregiudiziale di costituzionalità” per la contraddizione all’articolo 3 della costituzione, che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E’ ovvio infatti che se fosse stata approvata la legge, le persone omosessuali sarebbero state più tutelate degli eterosessuali. La legge è stata allora bocciata dalla maggioranza che ha votato compatta, con la solita eccezione ormai ridicola di una decina di finiani (gianfranchesi, ovviamente).
Questo il fatto, ma cosa sarebbe successo se fosse stata approvata? Prima di tutto che una violenza qualsiasi verso un eterosessuale sarebbe stata meno grave che quella verso un omosessuale, stabilendo di fatto un privilegio assurdo. Perché mai se una persona che picchia un uomo perché è bello, e ciò gli dà fastidio, dovrebbe essere condannato in maniera più leggera di un altro che ne picchia uno che sta avendo un rapporto sessuale con una capra? L’esempio non è casuale, infatti l’orientamento sessuale non esclude la zoofilia, che in Italia non è reato, e impedire a qualcuno la violenza su un animale (si tratterebbe comunque di violenza visto che una capra difficilmente può esprimere consenso) sarebbe un reato soggetto all’aggravante di cui stiamo discutendo, invece che un saggio atto di difesa della capra. Ma soprattutto è la definizione “libertà morale” che avrebbe potuto avere gravi effetti. Lasciamo la parola all’avvocato Claudio Vitelli: “il concetto di libertà morale, collegato all’orientamento sessuale è quanto di più vago si possa immaginare (e di volta in volta può essere tirato in ballo, nei reati contro la libertà morale di cui agli artt. art.610-612 cp, ma anche ad esempio in quelli di ingiuria e diffamazione), con la conseguenza che tutte o quasi le condotte dei soggetti tutelati, ove impedite o rese più difficoltose, possono rientrare nell’applicazione dell’aggravante de quo ad insindacabile giudizio del Magistrato di turno”.

E’ chiaro adesso ciò che è successo: si è tentato di far passare in giurisdizione il concetto di “orientamento sessuale” come apripista a logiche e conseguenti richieste degli omosessuali in tema di famiglia, matrimonio e adozione, la cui negazione sarebbe potuta apparire come palese discriminazione, come ingiusta negazione di quella libertà personale e morale di cui sopra. La necessità di combattere le violenze sugli omosessuali e i trans era solo una scusa, e questa mia impressione è testimoniata in maniera inequivocabile dal fatto che l’aggravante adatta a colpire tali violenze esiste già nel codice penale, ed è al comma 1 dell’articolo 61: “per motivi abietti o futili”. Adoperando la ben studiata connessione tra “orientamento sessuale” e “libertà morale” si sarebbero raggiunti obiettivi ben più ambiziosi. Qui non si tratta della cosiddetta “teoria del piano inclinato”, secondo la quale ci si oppone a qualsiasi rivendicazione del mondo omo-trans perché porterebbe ad ulteriori passi in quella direzione. Qui ci sarebbe stata davvero, solo con l’approvazione della legge, la possibilità di scardinare alcuni concetti fondanti della società tradizionale.
Prima di  riflettere sul fenomeno omofobia, occorre spiegare quello che può attenderci ancora nel futuro immediato. Anche se la signora Carfagna, che ormai ha assunto in pianta stabile il ruolo di sostenitrice di tutte le cause politically correct, ha per il momento escluso questa opzione, c’è il rischio che il governo metta mano alla peggiore legge italiana, la legge 645 o legge Mancino, per inserire in essa il reato di omofobia. Come saprete la Mancino , che è palesemente incostituzionale visto che se ne infischia degli articoli 9 e 33 sulla libertà di opinione, è la legge liberticida che impedisce ad onesti cittadini di esprimere la propria idea su determinate questione politiche e storiche, prevedendo gravi sanzioni detentive. Se fosse inserita la discriminante sessuale, basterebbe dire “secondo me gli omosessuali sono peggio degli etero” per andarsene dritti in galera. Ma ragioniamo, davvero oggi l’attenzione sulla omosessualità e sulla transessualità è così alta per i torti subiti da queste “categorie” di persone? A me sembra invece che tali persone siano sempre più al centro del palcoscenico perché sono alla moda, “fanno fico”. Non serve parlare di lobbies omosessuali, basta guardare (so che è dura ma bastano cinque minuti) chi c’è nella casa del grande fratello.
Siamo alle solite: purtroppo chi ci comanda ha interesse ad eliminare ogni differenza tra di noi, perché diversità è uguale a maggiore difficoltà di controllo. Via le frontiere, via le differenze etniche, spazio al meticciato indiscriminato, via le differenti religioni, oppure spazio a tutte basta che non rompano, via i due sessi e al loro posto uno solo, al bando ogni pensiero radicale per ricondurre tutto al politicamente corretto e alla passività, fino a che non resterà un unico tipo umano simile ad un automa imbelle, praticamente un coglione. Il bello è che non si tratta solo di una spinta che proviene dall’alto: gli stessi popoli “vecchi”, com’è quello europeo, prendono da soli la strada dell’omosessualità, che non dimentichiamo è uguale a morte demografica, in favore dei più nerboruti conquistatori migranti.
Ma finirei con un appunto terminologico. Pensiamo all’assurdità del termine “omofobia”, ricalcato sull’altrettanto mistificatorio “xenofobia”. Entrambi utilizzano “fobia” cioè paura, ma lo fanno in maniera insensata. Un popolo ha il diritto di proteggersi dall’occupazione dello straniero migrante anche se non ne ha terrore, ma per una propria libera scelta, così come una società può opporsi ad un modello omosessuale di vita sociale, pur senza nutrire alcun sentimento di terrore. Questo richiamo alla paura ha senso solo se si capisce che viene da chi pensa che ogni progresso sia una vittoria prometeica sulle paure ancestrali del passato.