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Fermiamo le piantagioni o le foreste muoiono!

di Gab - 24/11/2009

 
  
Per proteggere le ultime foreste pluviali rimaste si devono fermare subito le piantagioni. Olio di palma e biodiesel diventano insostenibili. Se fallisce l'accordo sul clima si rischia di compromettere la sopravvivenza delle foreste e di conseguenza quella del pianeta.



Le foreste pluviali non saranno piu’ in grado di proteggere il clima. I negoziato di Copenaghen sui cambiamenti climatici, gia’ impallinato dalle decisioni Usa-Cina, rischia di perdere anche la partita sulle foreste, se il piano in elaborazione, ’Reduced Emissions from Deforestation and Degradation’ (REDD) non sara’ in grado di proteggere le foreste pluviali dall’avanzata delle piantagioni. E’ la denuncia dell’Osservatorio sulle Foreste primarie del pianeta. Dagli scienziati intanto arriva l’allarme: un modello computerizzato realizzato dall’Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati di Laxenburg, in Austria, prevede il raddoppio della deforestazione nel Bacino del Congo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, tra i principali fattori di deforestazione, figurano l’espansione delle piantagioni, alimentata dalla domanda di biodiesel e legname.
Ma il piano REDD - spiegano gli analisti - non sembra voler affrontare con decisione questa minaccia. Anzi, nel documento in elaborazione, perfino la frase ’contro la conversione di foreste naturali in piantagioni’ e’ finita tra parentesi: alcuni paesi stanno esercitando forti pressioni per includere le piantagioni nelle ’foreste’ da sovvenzionare, quelle stesse piantagioni che alimentano la deforestazione. Il fenomeno dell’espansione delle piantagioni di palma da olio, fino ad oggi sembrava interessare prevalentemente le foreste pluviali di Asia e Oceania. Ma negli ultimi anni e’ scoppiato un vero e proprio boom dell’olio di palma in Africa, tanto da far prevedere il raddoppio del tasso di deforestazione.

’Per i paesi dell’Africa centrale, le proiezioni sul futuro si fanno sempre piu’ affidabili’, assicura Michael Obersteiner, che sta guidando lo sviluppo del modello presso l’Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati, di Laxenburg. Nel corso degli ultimi 15 anni, il tasso di deforestazione nel Bacino del Congo, la seconda foresta pluviale del pianeta, hanno oscillato attorno allo 0,15 per cento annuo. Ma secondo i risultati preliminari dello studio, pubblicati da Nature News, la deforestazione sara’ piu’ che raddoppiata tra il 2020 e il 2030: il tasso di deforestazione e’ previsto si assesti attorno allo 0.3-0.5 per cento annuo. ’Ci sono forti indicazioni che le foreste dell’Africa centrale siano ad un punto critico di svolta’, ha commentato Carlos de Wasseige, il coordinatore del progetto finanziato dall’UE denominato foreste dell’Africa Centrale. Il modello, della risoluzione di 10-50 chilometri quadrati, e’ la combinazione di tre modelli globali sulla destinazione d’uso del suolo: GLOBIOM, G4M e EPIC. le previsioni sono basate su fattori chiave di deforestazione,
dalla crescita della popolazione, alla crescente domanda di legno e biodiesel sui mercati internazionali, e sul loro impatto a distribuito livello topografico, tenendo conto dei fattori legati al clima, alla biodiversita’ e alla morfologia dei suoli.