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Himalaya bene, il resto male

di Giovanni Sartori - 08/03/2010


 

Himalaya bene, il resto male. L'ultima novità ecologica è che i ghiacciai dell'Himalaya non si sciolgono più, che questa previsione dell’Ipcc (l'organizzazione che studia per l'Onu l'effetto serra) è stata sbagliata di grosso. E molti gongolano. Per l'India gongolo anch'io, perché senza l'acqua dei ghiacciai che alimentano i suoi maggiori fiumi centinaia di milioni di persone rischierebbero di morire di fame e di sete. Ma se anch'io sono lieto per l'India, è esageratissimo ricavare da questo episodio che la scienza «non sa», che vanta un sapere che non possiede, e anche che cerca di imbrogliare. Che esistano ricercatori che falsano i dati per fare carriera è noto a tutti. Ma di regola le frodi scientifiche sono facili da scoprire perché le scienze sono tali in quanto consentono la replicabilità delle ricerche. Il Signor Tizio ci dica come ha fatto, e il signor Caio farà la riprova. Torniamo all'Himalaya. Qual è stato l'errore?

È stato, in linea di principio, di attribuire una data, una scadenza temporale, a un trend, a un andamento di fondo. Essendo un po' del mestiere, io evito sempre di citare date e scadenze; registro soltanto linee di tendenza. Alcune delle quali sono, in ecologia, certe, anche certissime. Per esempio è certissimo che respiriamo aria sempre più inquinata. È meno certo, invece, se il surriscaldamento della Terra sia lineare e quali siano i fattori che lo possano rallentare. Dico rallentare perché se l'Himalaya tiene, l'Artico è tuttora in rapido scioglimento. È anche certissimo che le risorse naturali, a cominciare dal petrolio, finiranno. Quando? Non si sa, non è sicuro. Ma è sicuro che la tecnologia le potrebbe rimpiazzare per i 2 miliardi di viventi di quando io nascevo, ma non certo per i 9 miliardi di formiche umane previste dai demografi per la metà di questo secolo.

Senza contare che lo «sviluppismo » frenetico predicato dagli economisti ci prevede anche tutti egualmente benestanti in tutto il mondo. Mettiamo allora che la Cina, diventata opulenta come noi, consumi (è un calcolo che è stato fatto) trenta volte più di oggi. In tal caso il conteggio demografico sarebbe da moltiplicare per la quantità di consumo pro capite. Fantascienza? A questo punto sì. Anche perché a quel punto saremo, o saremmo, tutti estinti. Fantasticherie economiche a parte, il punto serio, e anche certissimo, sul quale tutti sorvolano è la scarsità dell'acqua. Che già manca endemicamente in Africa (specialmente all'Est), ma anche altrove. Come si sa, circa il 70-80 per cento dell'acqua dolce è assorbito dall’agricoltura; un assorbimento che può essere ridotto adottando colture che richiedono meno acqua. Anche così il problema resta drammatico perché da tempo consumiamo in eccesso acqua di falda che non si ricostituisce.