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E venne l’era della “coevoluzione”

di Valerio Zecchini - 24/04/2006

Fonte: area-online.it

 

 

I robot sono fra noi, anche se spesso non si vedono. Proliferano nelle fabbriche, nei laboratori e nei mezzi di comunicazione. Il popolo inanimato si evolve con fulminea rapidità, costruendo una sottile rete in vertiginosa espansione. Esistono biorobot, robot animaloidi, gel-robot, nano-robot. E già spuntano robot “socievoli”. In Giappone, paradiso della robotica, si sperimentano supermercati robotizzati e mezzi di trasporto umanoidi. è una vera metamorfosi delle relazioni fra l’uomo e alcune tecnologie che paiono assumere tracce di “personalità”.

Se il Novecento ha visto nascere la tecnologia computerizzata, il Ventunesimo secolo sarà il tempo dell’integrazione fra gli uomini e i robot? Così dichiarano saggisti e scienziati che parlano di “coevoluzione” dell’artificiale e dell’organico. Eppure i dubbi non mancano. Una vasta letteratura propugna una visione ideologica che può celare un sottile disegno politico. L’espansione dell’artificiale sembra infatti inconcepibile senza una preventiva “artificializzazione” dei rapporti umani, già erosi dall’incipiente mercificazione. Ma quali sono le finalità dell’alterazione dei modelli comportamentali e cognitivi? E quali gli effetti etici e sociali? E perché scrittori e artisti da oltre un secolo lanciano messaggi preoccupati, di segno diametralmente opposto all’intensivo trionfalismo delle tecnoculture?

A questi e ad altri inquietanti quesiti tenta di rispondere Riccardo Notte nel suo più recente volume, You, Robot. Antropologia della vita artificiale (Vallecchi). Notte è stato tra i primi, in Italia, ad analizzare i mutamenti culturali derivanti dalle nuove tecnologie di comunicazione, ma c’è da dire che i suoi esordi come studioso del futurismo (in particolare il secondo futurismo e l’aeropittura) hanno segnato tutta la sua produzione successiva. Infatti la sua interpretazione di quella corrente culturale, non come gruppo di banali idolatri della macchina ma come movimento di arditi cavalcanti le tigri furiose della modernità, risulta di estrema attualità. E visto che la forma secolarizzata del trascendente è il futuro, codesta attitudine diventa quasi un imperativo per ogni artista, intellettuale o politico che si trovi ad affrontare le terribili sfide della modernizzazione nel tentativo di piegarle alla propria visione del mondo. Il ventaglio delle possibilità è assai ampio: si va dall’adesione totale o parziale fino al rigetto e persino al disprezzo (pensiamo ai tradizionalisti integrali come Guénon, Mishima, Evola o Pasolini).

Notte, erede spirituale del futurismo, armato di affilato e raffinato spirito critico, ha cercato di cavalcare tutte le furiosissime tigri dell’ultramodernità: nel suo libro precedente (La condizione connettiva), ad esempio, aveva analizzato temi come i contraccolpi sociali della diffusione di massa dell’Internet, la clonazione, l’ingegneria genetica, l’ingegneria spaziale.

A conclusione di tale analisi, a nostro avviso, gli aspetti negativi superano di gran lunga i benefici, come  il facile accesso a qualsiasi informazione o il fatto che grazie ad Internet i consumatori diventano protagonisti e  impongono i propri orientamenti  alle industrie. L’altra faccia della medaglia è molto brutta: fine quasi definitiva del legame sociale e sempre maggior isolamento dell’individuo; una sempre maggiore diffusione della vita impiegatizia e sedentaria, che implica il progressivo affermarsi di un tipo umano pantofolista, pedante, mammone e pauroso; un modo di vivere meccanizzato, ansioso e affannato che spinge i più deboli a rifugiarsi in intrattenimenti idioti come i reality show, i videogiochi, i comizi degli esperti di calcio e i più forti in sempre più frequenti fughe verso presunti paradisi esotici, in cerca di stili di vita più autentici.

Maestro nel descrivere questa degenerazione dell’Occidente, questo generale attenuarsi della nostra vitalità è stato negli ultimi anni il romanziere francese Michel Houellebecq.

In definitiva, ci pare che per l’ossessione di eliminare il dolore  e la fatica, si finisca per abolire la gioia e soprattutto per annientare la spiritualità. Ma non bisogna comunque demordere ed è necessario continuare, come fa il tenace Riccardo Notte, a salvare ciò che di buono si presenta in ogni avanzamento tecno-scientifico e nelle sue conseguenti applicazioni pratiche ed estetiche.

In You, Robot, l’oggetto delle sue analisi passa dall’intelligenza artificiale dei computer alla vita artificiale, soprattutto alla possibilità di renderla compatibile con la vita organica. Saremo dunque in grado di vivere in armonia con i robot? Ci avvicineremo a una condizione semidivina o ci attendono ulteriori crimini contro l’inviolabilità e la dignità dell’essere umano? Il mito popolare e polimorfo del robot coagula in sé un’impressionante accozzaglia di simboli inconsci negativi, il che implica una resistenza passiva preoccupante per chi rappresenta gli interessi dell’industria robotica nascente, un’industria che forse potrebbe conquistare il primo posto per fatturato e importanza strategica nei prossimi decenni del nostro secolo.

Approfondire questi temi attraverso un’attenta lettura di You, Robot è un affascinante viaggio nel futuro e quindi, per noi uomini di oggi, un viaggio nel trascendente.