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La produzione ecologica. Riciclo, riutilizzo e ricreo

di Massimo Furlan - 07/04/2010



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  L’80 per cento del costo e l’80 per cento dell’impatto ambientale di un prodotto sono determinati nella fase di progettazione. L’ecodesign permette un notevole risparmio in quanto utilizza al minimo le risorse di materie prime.

Negli ultimi decenni il consumismo ha prodotto una moltitudine di oggetti con aspettativa di vita troppo corta rispetto all’impatto ambientale che deriva dal loro frettoloso smaltimento.
 
L’80% del costo e l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto sono determinati nella fase di progettazione. 
Il design basato sul riuso/riciclo permette un notevole risparmio in quanto utilizza al minimo le risorse di materie prime, allunga la vita dei materiali, riduce l’utilizzo di energia ed elimina gli sprechi. 
 
Se un oggetto è utile o ci piace molto difficilmente ce ne libereremo. E’ logico dire che non possiamo e non  vogliamo rinunciare alle comodità e alla bellezza di ciò che possediamo, per questo motivo funzione ed estetica sono fondamentali nella produzione eco-sostenibile. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto di pensare a produrre oggetti che durino nel tempo, siano facilmente riparabili, facilmente disassemblabili e possibilmente riutilizzabili per altri scopi, abbiamo raggiunto un obiettivo molto lungimirante in termini di sostenibilità ambientale. 
 
In effetti se molti designer si stanno ponendo questi obiettivi (ne sono prova in questo senso i corsi universitari indirizzati sul tema della sostenibilità, meeting e workshop promossi da realtà diverse nell’ultimo periodo sull’importanza di riciclo e riutilizzo così come il FuoriSalone alla prossima Fiera del Mobile di Milano tutto all’insegna della sostenibilità ambientale applicata al settore del mobile), a questo punto possiamo avere buone ragioni per dire che la produzione di rifiuti andrà stabilizzandosi per poi invertire la tendenza. L’utilizzo di materiali rigenerabili e il reimpiego di quelli non riciclabili sarà fondamentale in questo processo. 
 
In questo modo il famoso rifiuto “secco non riciclabile” diminuirà fortemente (in termini quantitativi e di impatto con l’ambiente) e quindi dovrebbe essere facile rispondere alla domanda: a cosa serviranno i numerosi inceneritori che “qualcuno” intende costruire nei nostri territori? Con  tutti i dubbi (o certezze)  sull’influenza che questi impianti possano avere per la nostra salute.
 
Guardando gli aspetti finanziari, la recente congiuntura economica, dovuta ad un sovraccarico di offerte concorrenziali di prodotti e servizi, ha fatto sì che il guscio di irrazionalità che ha ricoperto per anni le produzioni consumistiche si sia indebolito fino alla rottura. Finalmente le opportunità di innovare con la creatività si stanno facendo strada e l’accrescere di una consapevolezza etica ci sta inducendo a riflettere sulla costruzione di un futuro più sostenibile, più fantasioso, più bello… almeno per l’aspetto ambientale.