Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il silenzio

Il silenzio

di Pier Paolo Vaccari - 18/04/2010

                                                

Si può definire il silenzio come assenza di rumore; ma il silenzio autentico è la sordità.
La sordità vera a sua volta non sta nell’incapacità di udire i rumori, bensì nell’incapacità di intendere i significati.
Il processo mediante il quale i rumori diventano significati, cioè la storia del pensiero, deve fare i conti con questa pervicace sordità.
Si tratta in gran parte di una sordità organica a un certo contesto, nel senso che riguarda l’uomo nel quadro di una società; potremmo anche chiamarla sordità sociale.
L’enorme sviluppo della comunicazione ai giorni nostri si è dimostrato del tutto inefficace sotto questo profilo: esso ha ingigantito il rumore, ma non ha migliorato l’ascolto e la comprensione. Il mondo, che oggi si suole identificare col mondo della comunicazione, è in realtà il mondo del rumore.
Sembra questa la vera condanna: assenza di una reale comunicazione, barriera del rumore, sconfitta dell’intelligenza, mortificazione dell’individuo.
Nulla a che vedere col silenzio - semplice mancanza di suoni, il quale rappresenta anzi un terreno ideale per l’emergere dei significati.
La comunicazione autentica, allorché si realizzi, conferisce un vero e proprio spessore ai contenuti, che si organizzano in struttura; il rumore invece appiattisce tutto. La dimensione del rumore è l’attimo, quella della comunicazione è la storia.
Quest’idea di spessore strutturale della comunicazione si rivela in effetti basilare.
La comunicazione è tale se stabilisce un rapporto fra ambiti distinti e separati: nel tempo, nello spazio, nell’esperienza, nel livello o nella tipologia delle conoscenze, ecc.
All’interno di uno stesso ambito la comunicazione è scarsa o inesistente.
Essa vive per così dire ai margini, ai confini; la sua dimensione è borderline, la sua immagine è Ianus, una faccia rivolta all’interno e una all’esterno.
E’ allora che si manifesta quella funzione intellettiva, che coniugando ambiti diversi, e relativizzando conseguentemente le conoscenze, le inserisce in una dinamica strutturale.
Il rumore invece avvolge tutto in modo piatto e atemporale.
Se acquisiamo in buona sostanza il concetto di rumore come forma generica di comunicazione priva di spessore, dobbiamo in effetti ricomprendervi una gran quantità di manifestazioni ed eventi, che appaiono nella società di oggi assolutamente dominanti.
Anzi si può dire che ogni tentativo di innescare circuiti comunicativi che perforino il rumore, si scontra con difficoltà insuperabili, e va incontro comunque a una difficile convivenza con il rumore di fondo.
Un tempo la stampa svolgeva un ruolo per così dire di lingua dei dotti; oggi non c’è un mezzo che abbia tale funzione, in quanto ogni mezzo è condiviso, e segue pertanto una dinamica di massa, largamente indipendente dai singoli.
Si manifestano così ondate convergenti d’interesse su temi specifici, tali da farli divenire rapidamente imprescindibili, necessari, unici.
In tal modo si affermano e dilagano paradigmi che al loro apparire potevano solo suscitare incredulità, tanto sembravano banali e inconsistenti.
Il loro territorio specifico è l’emotività.
Non perché nella comunicazione strutturata l’emozione sia assente, tutt’altro; ma essa interviene nel processo, per così dire, in seconda battuta, presupponendo comunque la comprensione.
In quella comunicazione priva di spessore, che abbiamo chiamato rumore, invece, l’emotività esaurisce per intero lo spazio comunicativo; non ha bisogno di mediazioni, si autogiustifica.
Ma in tale ambito, come prima detto, prende corpo la mortificazione dell’individuo in quanto tale, la sua uscita di scena, il suo silenzio, in prospettiva la sua fine. Egli diviene una voce che conta solo nel momento in cui si unisce al coro, e si identifica con esso.
Le sue valorose, e potenzialmente dirompenti, prese di posizione, scorreranno via come acqua sulla pelle, quando non vengano addirittura interpretate come utili variazioni; salvo ch’egli casualmente intoppi in qualcosa che già stava maturando per esplodere, nel qual caso egli sarà un genio.
Ho parlato in precedenza di dinamica di massa; mi correggo. La massa è un concetto statico, tipicamente ottocentesco, legato all’idea di lotta di classe. Oggi dobbiamo più correttamente parlare di dinamica dei sistemi complessi, fondati sulla comunicazione in quanto tale e largamente indipendente dai contenuti. Cioè la creatività del rumore.