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Democrazie bloccate

di Carlo Gambescia - 02/05/2006

 

La delusione dell'elettorato italiano di centrosinistra (basta fare un "giretto" on line), è più che palpabile. In italia, al di là della retorica postelettorale, sta nascendo un governo sinistra che praticherà una politica economica di destra. O che comunque non sarà sostanzialmente differente da quella di Berlusconi. E' quindi comprensibile la delusione di alcuni settori dell'elettorato di sinistra.
Ma perché un governo di sinistra - e il problema non è solo italiano - non può praticare una politica coerente, soprattutto sul piano economico?
In primo luogo, va registrato l' appiattimento generale della politica sull'economia. Quale economia? Quella liberista (tagli di bilancio, privatizzazioni, flessibilità, eccetera), privilegiata dai poteri economici. Di conseguenza la regola aurea governativa, da mettere sempre in pratica, è quella dell'equilibrio di bilancio. Il che però non consente una crescita degli investimenti sociali.
In secondo luogo, la politica, appiattendosi sull'economia, a destra come a sinistra, si è trasformata in pura gestione dell'esistente. L'obiettivo più importante, o "epocale", è ormai solo quello della riduzione del debito pubblico... Trionfa la retorica politica: gli uomini politici parlano, specie in campagna elettorale, di risolvere i problemi sociali e ambientali, ecc. Ma poi ogni decisione effettiva finisce per essere collegata al ferreo controllo della spesa pubblica. E presentata ricorrendo a un linguaggio complesso... Che i cittadini non riescono quasi mai a comprendere.
In terzo luogo, questo clima politico, in cui si promette molto, per poi in realtà non realizzare nulla di concreto, ha determinato quel disinteresse per la politica, che porta oggi 1 europeo su 3 a non votare. E appena, gli elettori, sembrano di nuovo tornare ad appassionarsi, come è accaduto di recente in Italia, subito i vincitori sembrano fare il possibile per deludere il proprio elettorato. Si tratta evidentemente di un disinteresse favorito dagli stessi poteri economici. Si segua infatti con attenzione, la crescente discrepanza, tra le dichiarazioni (retorica) e realtà. Per fare un esempio italiano. Tra l'immaginario "lavoriamo tutti insieme di Prodi" e la sicura nomina di un uomo della destra liberista, all'Economia come Padoa Schioppa... Ma il discorso potrebbe essere esteso ad altri paesi europei (in Spagna ad esempio la politica economica di Zapatero è molto più a destra di quella di Aznar).
I poteri e conomici ordinano i politici si adeguano. Magari con il contentino delle "cariche istituzionali"...
E quando, pur votando per forze politiche differenti, il risultato politico-economico non cambia, significa che il sistema democratico è bloccato. Vuol dire che i poteri economici contano più degli elettori e che la democrazia ormai è poco più di un simulacro.
E questo spiega la delusione degli elettori, ad appena tre settimane dalle elezioni. Delusione che però è funzionale al ciclo politico-economico: quanto più crescono delusione e disinteresse, tanto più i poteri reali, quelli economici, si rafforzano.
Ma come riuscire a tenere alto il livello di partecipazione in un sistema politico, che una volta finita la "mobilitazione" elettorale, fa tutto il possibile per tenere i cittadini lontani dalla politica?