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Divertimento da tardo impero

di Massimiliano Viviani - 24/05/2010

 




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Intendiamoci, non si tratta di essere nè moralisti, nè spregiatori dello stare insieme e della convivialità, ma vi sono delle forme equivoche di divertimento che sono illuminanti dell'anomalia sociale che stiamo vivendo. E quando si alleano con la moderna tecnologia spesso diventano un invito all'insensatezza. Per organizzare un "Apéro" -abbreviazione di apéritif, aperitivo- che stanno andando tanto di moda in Francia, basta mettere l'annuncio e la data su Facebook e ci si ritrova in migliaia in piazza a bere e a parlare. In realtà la novità consiste nell'uso del mezzo tecnico, perchè la tendenza come al solito è generale: in Spagna da una decina di anni si organizzano i botellòn, incontri basati sulla bottiglia -da qui il nome- all'aperto e con il maggior numero di persone possibile.
Non facciamoci fuorviare dalla cronaca: non è il tragico episodio di Nantes di qualche settimana fa, in cui un ventenne è morto mentre tornava a casa ubriaco da uno di questi raduni, che ci fa riflettere. Si può morire in qualsiasi circostanza, anche brilli all'uscita dal bar. Non facciamo paragoni con i rave party, non è il caso. Prendiamo invece il fatto in se stesso: un colossale happy hour, migliaia di persone radunate in piedi con la bottiglietta in mano che si illudono di inserirsi nella vita urbana per il solo fatto di essere in piazza quando invece non fanno altro che portare lo sballo nelle strade in una gigantesca forma di alienazione collettiva. Un inno all'equazione tipicamente moderna per cui ogni cosa, aumentata di numero, migliora in proporzione: se in cinque a parlare e a bere ci si diverte, figuriamoci in cinquanta. Se in cinquanta ci si sballa, non vogliamo nemmeno pensare in cinquemila! Invece no, non funziona così. La legge del numero, l'ossessione dei tempi moderni, è la più efficace rapina dell'anima: ogni cosa nel numero degenera e perde di senso.
Non c'è bisogno che girino pasticche o che ci si anneghi nei superalcolici perchè simili pagliacciate vengano condannate: lo stesso varrebbe se si bevesse aranciata. E' un altro il discorso. Piuttosto, una gara ad ammassare in uno stesso luogo sempre più atomi sconosciuti è lo specchio di una realtà divenuta inorganica, slabrata, sfilacciata. Qui è proprio il senso stesso del divertimento che vacilla, ma del divertimento sano prima ancora di quello perverso correlato all'alcol o alla droga. Ovunque, nei pub, alle feste, in discoteca: le relazioni superficiali, i discorsi accennati e mai conclusi, l'allegria forzata, le amicizie facili quanto inconsistenti... Nel migliore dei casi il divertimento moderno consiste nell'evadere quel tanto che basta per potere stare per ore a contemplare narcisisticamente le proprie battute infilate una dietro l'altra senza sosta nell'arco di una serata. Non c'è bisogno che si arrivi all'alcol o alla droga, perchè la degenerazione è già prima.
Manca solo che vengano etichettati come "evento culturale" o "di costume" tali fenomeni. Perchè a dire il vero, anche quando nascono con le migliori intenzioni, degenerano sempre. Come il tanto celebrato Progetto Erasmus che nell'ambito dell'inconsistenza disperata della gioventù odierna, nella maggior parte dei casi -non in tutti per fortuna- finisce per diventare vuota ricerca di novità all'estero. Sotto la sottile patina dello scambio culturale o di studio, vi sta la brama di nuovi incontri, nuove amicizie, nuovi luoghi di divertimento, nuova gente, nuovi locali, nuove feste...Ma nel panorama dell'amorfo moderno e del caos globalizzato, in fondo tutto può diventare e diventa "scambio culturale": dal ristorante esotico alla mostra sul Caravaggio ogni occasione è buona per richiamare folle oceaniche e celebrare l'inno alla legge del numero. Le anime morte servono a questo: prima si depredano, poi si impastano. In fondo, parafrasando Warhol, "tutto è cultura"!
Ma torniamo al divertimento. La modernità ha perduto anche il senso del divertimento. Non ci si sa più divertire, non si sa cosa fare. Il divertimento è diventato noia, come noia è tutta la vita quotidiana. E' venuto a mancare il desiderio del gioco, della finzione come creazione di un mondo e dei suoi ruoli. E' venuta a mancare l'arte, non solo quella su tela, ma anche quella fra le persone. E manca soprattutto la più bella arte che c'è nelle relazioni umane, quella del corteggiamento tra uomo e donna, con i suoi ruoli e le sue regole, il suo gusto nell'eccellervi come nel trasgredirle (perchè senza regole e ruoli non si può trasgredire più nulla) sicchè tutto perde di senso. Il risultato è che nella corsa ad appagare subito e senza freni i propri impulsi sensuali, due giovani possono fare sesso al primo incontro ma hanno perso gioie elementari e inebrianti, come è per esempio quella del ballo, perchè persino il ballo -il ballo a due, il vero ballo- è praticamente scomparso. Non parliamo poi delle feste e delle serate culturali, poetiche, letterarie, musicali, che fino a non molto tempo fa erano il perno attorno a cui ruotavano molti incontri anche solo della media e alta borghesia (per non parlare della nobiltà). Oggi persino gli incontri conviviali sono diventati noiosi e scontati.
Senza un qualcosa che faccia da riferimento e dia un significato, ogni cosa diventa morta, divertimento compreso. Senza un centro che comprenda e racchiuda le dimensioni semplici, spontanee, elementari dell'uomo, così come le sue inclinazioni più raffinate e sofisticate, il divertimento, al pari di ogni altro aspetto della vita sociale, diventa astruso balbettìo tra atomi slegati, disorientati, perduti, che non sanno più cosa fare -anche se all'apparenza sono tutti sempre allegri- se non aumentare sempre di più di numero, come un tumore. In questo clima decadente, da tardo impero, oramai resta solo il numero all'orizzonte dell'uomo.