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Il ritorno amaro dei veterani: 'L’America ci dimentica'

di Michele Farina - 15/05/2006

 
Oltre 500 mila hanno lasciato Bagdad: la gente purtroppo preferisce i reality show

Seduto con gli amici al bar Rudy’s di San Antonio Texas, quando è in vena di scherzare il veterano Matthew Braddock si sfila la gamba e chiede se qualcuno vuol versargli da bere. «Hei, quanta gente può bere birra dalla propria gamba come faccio io?». Il soldato Matthew è uno dei 550 mila soldati americani tornati a casa dall’Iraq, che in gergo non si chiama Iraq ma «sandbox». Scatola di sabbia. Prima o poi, ha raccontato Braddock al settimanale Time , lui chiederà di rientrare nella «scatola» infernale, tra i «devils and dust» evocati da Bruce Springsteen. Ha 25 anni e un gioiello di protesi da 100 mila dollari che lo fa correre, il veterano Matthew, uno dei 400 amputati americani del conflitto iracheno. All’occorrenza, una gamba-boccale. Quella vecchia, la gamba-gamba, s’è squagliata su una strada di Kirkuk un anno e mezzo fa saltando su una bomba di strada. Le prime sere dopo il ritorno dall’ospedale, Matthew si tirava su la tuta mimetica e mostrava a quelli del Rudy’s la sua cicatrice. Ricevendo in cambio pacche sulle spalle, «cinque» e sorrisi smarriti. Forse per sdrammatizzare, s’è inventato la gag sulla birra: «La gente ride - dice Matthew - In fondo hanno ragione: perché essere negativi?». Non è facile, tornare a casa dalla scatola di sabbia e «pensare positivo». Lo rileva l’ultimo «screening» del Pentagono: un veterano su quattro ha problemi di salute. Fisici o psichici. Ventimila hanno incubi la notte. Uno su due ha visto qualcuno morto o ferito. Il «soldato qualunque» Adam Reuter, 25 anni, si porta dentro l’immagine di un guerrigliero iracheno che ha ucciso. Durante la battaglia s’è trovato a terra accanto al cadavere: «Rivedo i suoi occhi e la bocca aperta, la barba di qualche giorno, il foro del proiettile che è entrato pulito appena a destra del pomo d’adamo, mentre la nuca era tutta conciata».

Tornano i veterani e qualcuno, se va bene, gli chiede com’è andata, « what was it like? ». Se va bene. Il pilota elicotterista Mark Rollings dice che l’unico ad accorgersi della Purple Heart (decorazione di guerra) sulla targa della sua auto «è stato il ragazzo dell’officina quando ha cambiato l’olio». What was it like? Il soldato Garett Reppenhagen racconta che a queste domande non si può rispondere per davvero. «Se dici la verità, i dettagli della verità, vedi che la faccia della gente muta»: non sta bene parlare di nuche spappolate a una festa. La veterana Monica Dyrcakz ricorda che un’amica al suo ritorno le ha chiesto più o meno: «Ma alla sera andavate in giro per locali?».

I veterani fanno suonare i metal detector degli aeroporti con le schegge di bomba che hanno in corpo e a casa s’immaginano la Bagdad by night. «Molta gente non ha la minima idea», dice Monica. Lei come il soldato Reuter e il pilota Rollings sono tra i 100 veterani intervistati dal quotidiano Washington Post . Com’è tornare dall’Iraq? E’ come tornare in un Paese «indifferente». Questa è l’impressione generale. «Per essere in mezzo a una guerra globale al terrorismo tutto sembra normalissimo», dice il pilota Rollings.

Quelli che tornavano dalla Seconda Guerra Mondiale erano eroi osannati. Quelli del Vietnam avevano la targhetta degli «assassini di bambini» appiccicata addosso. Il mezzo milione di veterani sopravvissuti all’Iraq hanno l’impressione, scrive il Post , di ritrovarsi in un Paese «più interessato al vincitore del reality show American Idol che alle bombe in Iraq». Una pacca sulla spalla, una battuta. Certo, l’America che pure volta le spalle al comandante in capo Bush continua ad accogliere con affetto e fiocchi alle finestre i «kids» dell’Iraq. Ma chi vuol sentir parlare dei «dettagli della verità», dei cadaveri, dei baffi appena cresciuti e il sangue nero dell’iracheno ucciso dal soldato Reuter? Come nella «Napoli Milionaria» e postbellica di Eduardo, così nell’America 2006 non c’è molta gente che abbia voglia di ascoltare le storie di chi torna, «e fattarielle, gli atti eroici», le Purple Heart, le gambe volate via, le rane dell’Eufrate grigliate con gli accendini durante le notti di sentinella dalle parti di Ramadi.