Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La diga grattacielo della Cina: più di un milione gli sfollati

La diga grattacielo della Cina: più di un milione gli sfollati

di Fabio Cavalera - 19/05/2006

 
Opera record, ma Pechino ne costruirà altre 10: fermeremo le inondazioni e avremo energia

Ultimato il muro delle Tre gole: abbattute 75 città


PECHINO - La diga-grattacielo, la diga delle Tre Gole, la più grande al mondo, è finita. Un milione e 120 mila abitanti sono stati spinti via come birilli e traslocati con la forza. Le ruspe hanno abbattuto settantacinque città e 1.500 villaggi che poi sono stati sommersi o lo saranno tra poco. Ma, questo, è un record che non è destinato a durare molto tempo. La Cina non si accontenta di avere tirato su un muro di acciaio e cemento alto 185 metri capace, si dice, di domare il Fiume Azzurro - lo Yangtze - con le sue catastrofiche bizzarrie e inondazioni e di regalare, grazie a 26 megaturbine, 85 miliardi di kilowatt alla famelica industria della quarta potenza economica del pianeta.

Dietro l’angolo, nelle province dello Yunnan e del Tibet, vi sono progetti ancora più sbalorditivi. Imperiali. Immensi. Che crescono in silenzio, lontano dalle curiosità degli ambientalisti; che crescono in nome di una spietata concorrenza (guerra) fra colossi dell’energia idroelettrica. Tutti cinesi, naturalmente. Tutti impegnati a rubarsi l’Oscar per l’opera di ingegneria civile del secolo o del millennio. Ognuna costa dai 20 ai 40 miliardi di dollari. Quale economia può permettersi oggi un investimento simile? Lungo il fiume Lancang (da noi più conosciuto come Mekong) ne sorgeranno ben tre di dighe. Quella di Xiaowan sarà completata nel 2012 e toccherà i 292 metri di altezza, che equivalgono a un grattacielo di 71 piani. Quella di Nuozhadu, nel 2017, non supererà i 254 metri. Quella di Xiluodu punterà invece ai 278 metri nel 2010. Ma nel Tibet la corsa arriverà più su. Trecentosette metri.

E non è mica finita. Perché la «Yunnan Huadian Nu River Hydropower Company», la stessa che lavorerà in Tibet, ha già annunciato che di dighe ne costruirà non una ma ben 13. Un programma di interventi straordinari che non teme frenate o rallentamenti o proteste. Il sogno della Cina è destinato a fallire se non lo sorregge un piano energetico forte. È una catena. Senza kilowatt lo sviluppo rischia di fermarsi. E senza sviluppo cade il patto che consente al partito comunista di conservare il potere. Che sia di origine idroelettrica o nucleare (venti le centrali che da qui al 2020 nasceranno), o che origini da idrocarburi l’approvvigionamento di energia è per la Repubblica Popolare la chiave di volta del futuro.

Si comprende così l’entusiasmo con il quale la propaganda ufficiale celebra l’ultimazione del muro delle Tre Gole. «Gioiello» di cemento per il quale sono stati spesi fino ad ora 23 miliardi dollari. La prima posa avvenne nel 1993 ed era stato pianificato di concludere nel 2013. Poi fu deciso di accelerare. Il bacino avrebbe dovuto raggiungere un livello di profondità dell’acqua di 175 metri nel 2013. Lo raggiungerà con quattro anni di anticipo. Il timore della classe dirigente di trovarsi a corto di «materia prima» per pompare l’industria manifatturiera ha giocato un ruolo rilevante. E con esso la volontà di dare un simbolo visibile del riscatto cinese in modo da stimolare l’orgoglio nazionalista.

C’è chi li battezza, questi grattacieli dell’energia, come pericolosissimi eco-mostri. E c’è chi, all’opposto, li saluta come opere necessarie per i più vari motivi. Non solo per sostenere il boom economico ma anche per mettere sotto controllo i grandi fiumi, soprattutto il Fiume Azzurro, che sono all’origine di inondazioni terrificanti nel Sud del Paese. Sono comunque l’immagine perfetta della contraddittorietà della Cina che sacrifica ogni considerazione di tipo ambientale e umano nel breve termine per dare una prospettiva di crescita e di progresso nel lungo periodo. Un modello che non ammette correzioni.

Sulla diga delle Tre Gole le contrapposizioni fra ecologisti e popolazioni locali, schierati insieme da un lato, e dall’altra parte il governo centrale oltre che le lobby del settore energetico - anche in Cina i gruppi di pressione più forti pesano nella determinazione delle politiche economiche generali - hanno raggiunto negli ultimi mesi altissimi livelli di tensione. Ma nulla ha ritardato l’esecuzione dei lavori. Eppure sono tante le perplessità che li hanno accompagnati. Di recente un geologo cinese del Sichuan, Fan Xiao, ha eseguito un sopralluogo e ha rilevato come sulle Tre Gole incombano diversi pericoli. Nell’immediato quello maggiore «è la frana di Shuping, 23 milioni di metri cubi di terra e rocce che rischiano di abbattersi a monte della diga sulla sponda sud». Già il 12 luglio 2003 ci fu uno smottamento di 24 milioni di metri cubi. Alcuni villaggi furono cancellati. Il disastro fu taciuto o negato.

La Cina ha certamente bisogno di costruire la sua via alla modernizzazione. Il guaio è che a livello locale comandano sempre di più personaggi che, per puntare al tornaconto personale, sono capaci di passare sopra la testa di chiunque. Il problema serio è capire se la Cina sarà in grado di controllare, sia sotto il profilo economico e ambientale sia sotto il profilo umano, questa corsa senza freni al business delle dighe-grattacielo.