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Metà delle nevi permanenti perse in 4 anni

di Franco Foresta Martin - 19/05/2006

Lo afferma un bilancio presentato da ministero dell’Energia degli Stati Uniti
 
In Europa e nelle Alpi –40%, in Nord America –36%, nelle Ande –55% . Effetti opposti: inondazioni e siccità
 
Entro il secolo attuale le catene montuose dell’Europa, dell’Asia e del Nord America perderanno quasi la metà delle loro nevi permanenti; quelle del Sud America e della Nuova Zelanda, più della metà. Sarà una valanga di acqua che, nel giro di pochi decenni, si ridistribuirà in maniera diversa sul nostro pianeta provocando, in molti casi, opposte situazioni di emergenza: talvolta piene e inondazioni, talvolta siccità. Il più accurato e drammatico bilancio dello scioglimento globale dei ghiacci –che procede senza tregua a causa del riscaldamento globale-, non viene presentato da un’associazione ambientalista, ma da un’insospettabile istituzione del governo degli Stati Uniti: il Laboratorio del DOE (Department of Energy), come dire il ministero dell’Energia Usa.
PROIEZIONI - A partire dalla situazione dei ghiacci permanenti registrata nell’anno 2000, e considerati i tassi di scioglimento degli ultimi decenni, il Doe ha eleborato le seguenti proiezioni per l’anno 2100. L’Europa perderà circa il 40 % dei ghiacci (le Alpi in particolare –39%); la catena dell’Himalaya il 32%; il Nord America il 36%; gli Stati della West Coast il 43%; le Ande il 55%; la Nuova Zelanda addirittura l’84%. Dal quadro globale emerge che sono più penalizzati i ghiacciati montani che si trovano nelle zone temperate delle medie e basse latitudini; oppure quelli situati sulle montagne con elevazioni modeste. Infatti, uno dei fenomeni che sta accompagnando il riscaldamento globale è la cosiddetta risalita di quota dello zero termico, cioè il fatto che tende ad alzarsi la quota in cui le temperature si mantengono tutto l’anno al di sotto delle temperature di congelamento dell’acqua. Di conseguenza tende a ridursi anche la copertura delle nevi permanenti. La previsione dei ricercatori del Doe, che è basata su un nuovo modello ad alta risoluzione a scala secolare, è stata anche publicata sul Journal of Climate (maggio 2006), l’organo ufficiale della Società meteorologica americana. A differenza delle precedenti previsioni, il modello ad alta risoluzione riesce a dettagliare la situazione della neve e del ghiaccio su una griglia di appena 5 km di lato e risulta pertanto molto più attendibile.