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Caro Professor Jung

di Seym Levin - 08/02/2011

Fonte: fluttuante

 

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Capita a volte, se non frequentemente, di attraversare alcune esperienze, senza avere consapevolezza di quel che ci accade.

Rendersi conto della realtà circostante non è sempre facile.

Intendiamo dire che certi fatti, anche importanti, più che penetrare la nostra personalità scivolano sopra la nostra figura, per poi dileguar

si rapidamente o rincantucciarsi in un angolo nascosto della nostra psiche, in attesa di essere finalmente scoperti.

Magari per anni, emozioni ed immagini hanno sorvolato la nostra testa, senza essere catturate e messe a fuoco con lucidità. Poi, un bel giorno, saltano fuori, con un pretesto qualunque, per  presentarsi alla nostra coscienza ed interloquire con la nostra anima.

Recentemente, per caso fortuito o no, ci è balzata davanti agli occhi l'intervista a Carl Gustav Jung, nell'ottantaquattresimo anno della sua vita, mentre ancora svolgeva la sua alacre attività di studioso, mettendo in evidenza la sua intima saggezza, la profondità della sua meditazione sull'uomo.

Una rivelazione. Una lezione intellettuale inalterata nel tempo e quanto mai appropriata all'attuale momento storico.

Chi non ha mai sentito parlare di questo scienziato e della suaquerelle con Freud, in merito ad alcuni temi cruciali della psicanalisi?

Nome notissimo, anche attraverso l'opera di alcuni suoi discepoli  divenuti famosi come  Hillman.Ma mentre quest'ultimo è conosciuto presso il grosso pubblico per la divulgazione di argomenti psicanalitici ed ha acquistato grande fama conseguendo successi di vendita dei suoi libri, fatte le debite proporzioni, i volumi di Jung non sappiamo se siano compulsati allo stesso modo, fuori dalla cerchia degli specialisti e all'esterno del mondo accademico.

Una diffusione del suo pensiero presso le folle, probabilmente, non sortirebbe alcun risultato positivo: egli stesso affermava che il suo discorso non era rivolto alle 'nazioni', come avviene per la politica e l'economia, ma solo ai singoli e a pochi uomini in grado di apprezzare le sue parole e le sue riflessioni.

Contrario all'omologazione e alla collettivizzazione, egli invita ad onorare l'antico imperativo greco del 'Conosci te stesso', per salvarsi dal pantano delle false promesse, dei miti di cartapesta, dei desideri fugaci ed inesauribili, delle mistificazioni delle ideologie, che inventano modelli limitati nell'angusto spazio del cosiddetto benessere materiale e del pragmatismo fine a se stesso, con la conseguenza di devastanti dissociazioni delle personalità, per la mancata sintonia tra spirito e materia, uomo e natura, assenza di legami con l'infinito, recise le radici con la civiltà arcaica, i miti, i simboli dell'essere originario.

Ora, se volgiamo lo sguardo al presente della nostra società, alle innumerevoli testimonianze di nevrosi ed autodistruzione, di folle disperate alla ricerca del denaro facile,  a seguito della manipolazione mass-mediatica e consumistica, aggravatasi con la globalizzazione e la perdita di punti di riferimento certi, il pensiero di Jung ci aiuta a chiarire quali siano i pericoli derivanti dalla discesa verso la nullificazione dell' esistenza e la mancanza di significato della vita per la gran parte dell'umanità definita evoluta e civilizzata.

Ancor più la sua riflessione ci fa vedere con distacco il triste spettacolo dei politicanti e dei cultori di programmi economici, ai quali moltitudini di poveri replicanti prestano orecchio nella malinconica illusione di rinnovare ( sic!) la società, ignorando che essa si attua solo se il singolo rinnova se stesso con la conoscenza della propria anima, secondo la semplice verita che la comunità è la somma degli individui.

Ogni giorno verifichiamo esempi di stupidità generalizzata, con i conclamati slogan impartiti col sistema della chiamata a raccoltà di tifosi, illusi e questuanti, poveri fan di cause senza senso e senza futuro, nelle adunate e nelle piazze,  per dar sfogo alle persistenti frustrazioni  ed attuare le aspirazioni dei 'signorini soddisfatti', come li definiva Ortega Y Gasset.

Gli uomini- massa affogano la propria incapacità a realizzarsi nel culto totalitario della personalità,  negli show offerti dai partiti e negli spettacoli idioti delle trasmissioni televisive.

Grazie Professor Jung, per ricordarci la  primaria esigenza di evitare il pericolo di cadere nell'abisso.