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Italiani. Un popolo di coglioni

di Graziella Balestrieri - 08/02/2011


Ho troppa stima dell’intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i propri interessi

Silvio Berlusconi

Per una volta un insulto, quello in epigrafe nella fattispecie, potrebbe essere la migliore arma con cui controbattere: come sarebbe bello  un giorno che  questo popolo si riducesse ad essere coglione e non delle pecore da portare al pascolo, bestie da mandria. L’Italia, oramai lo sappiamo benissimo, è  solo una questione di mignottocrazia, feste e festine. Una questione di soldi. Tutto ha un prezzo per cui tutto si può comprare. Nulla più all’orizzonte. Non si intravede niente altro che unmare di bugie, eppure il nostro, popolo di santi e navigatori , ha perduto moralità e rotta. Forse sì, la realtà è che non dovremmo indignarci se un Premier va a mignotte. Non è una sua esclusiva. Lui è un uomo solo, lo diceva anche la moglie, va aiutato, lui è buono, regala, chiama la Questura per difendere il suo Paese da un “impiccio internazionale” perché, per onestà, se avessimo uno zio che porta il nome di Moubarack chi di noi non farebbe la mignotta?

Un paese fatto di giornalisti pietrificati ed avvolti dal verde dell’imbarazzo che credono a quello a cui dicono  sebbene, però, bisognerebbe vedere se in effetti lo pensano. Perché la differenza è sostanziale: quante persone pensano una cosa e poi ne dicono un’altra e mentre la dicono se ne convincono cancellando poi il loro pensiero? Tanto questo non verrà mai fuori. Una cosa terrificante : il pensiero si compra. Per cui il popolo coglione che Berlusconi ha pensato ma che poi ha trasformato in uno spot si avvera.

Coglioni in effetti lo siamo, e spinti da quale buona fede non si capisce. Perché alla fine il premier non perde colpi, alla fine nella mente di questi coglioni, quello che fa a casa sua non deve interessarci, e se è andato con una minorenne ha fatto bene perché quale 74enne riuscirebbe ad andare con cinque donne nella stessa sera?

L’invidia di Rocco Siffredi sarà alta a questo punto. Gli italiani invidiano il macho che è in lui, invidiano la bella vita, i soldi, invidiano il fatto di non poter essere tanto coglioni da non avere una propria idea. E così per loro queste feste passano inosservate e la tv, strumento principe che cattura le menti coglione, che istruisce, che ti forma che ti prepara al futuro: cosa fa?

Non fa altro che parlare di Ruby, dare spazio alla D’Addario, che finalmente scenderà in politica, ci mostra il num. del tel. del Premier, così finalmente tutti i genitori cattolici potranno chiamarlo per le loro figlie disoccupate e tutto questo nel paradosso del panorama italico non fa altro che giustificarlo. Da carnefice a vittima. E’ tutto un prodotto televisivo “produci, consuma e crepa”. Lui è questo.

E basta prendersela con lui. Bisogna argomentare questo sdegno, se questo sdegno è reale. Le puttane lasciamole ai puttanieri. I delinquenti alla giustizia. Non si sconfigge un uomo così potente con le armi che lui stesso ha creato. Non si può pensare al dopo senza vivere il presente. Questa mania di essere futuristi a tutti costi, di camminare sull’acqua senza bagnarsi e senza portare a casa il fango. Bisogna ripulirsi dal fango prima di entrare in casa, sempre. Un argomento per cui dovremmo diventare tutti coglioni?

Procedimenti  giudiziari a carico di Silvio Berlusconi: tangenti a David Mills, corruzione giudiziaria; frodi fiscali; inchiesta Mediatrade: si sarebbe appropriato dei fondi della società; corruzione nei confronti di senatori per far cadere il governo Prodi. E, di seguito,  procedimenti archiviati: tangenti fiscali pay tv, concorso in associazione mafiosa assieme a Marcello Dell’Utri. Non bastano per diventare coglioni?

Visto che l’Italia impara tutto attraverso la tv, sarebbe ora  che la tv prendesse provvedimento e che inizi a cambiare il programma: insegnate a questo popolo a diventare coglione, insegnategli che forse non è una mignotta in casa del Premier a doverlo screditare ai nostri occhi, ma il fatto che in casa si tenesse uno come Mangano e che non sapesse che fosse un mafioso (del resto, non sapeva nemmeno che Ruby fosse minorenne).

Il Premier in seguito dirà: «Su Vittorio Mangano ha detto bene Dell’Utri: quando era in carcere ed era malato, i pm gli dicevano che se avesse detto qualcosa su Berlusconi sarebbe andato a casa e lui eroicamente non inventò mai nulla su di me, i pm lo lasciarono andare a casa solo il giorno prima della sua morte. Mangano era una persona che con noi si è comportata benissimo, stava con noi e accompagnava anche i miei figli a scuola. Poi ha avuto delle disavventure che lo hanno portato nelle mani di una organizzazione criminale, ma non mi risulta che ci siano sentenze definitive nei suoi confronti. Poi quando era in carcere fu aggredito da un male che lo fece gonfiare in maniera spropositata. Quindi bene dice Dell’Utri nel considerare eroico un comportamento di questo genere». Mangano: criminale italiano, pluriomicida legato a Cosa Nostra definito da Paolo Borsellino «testa di ponte dell’organizzazione mafiosa  nel Nord Italia».

Insomma, non è il fatto di essere coglioni o meno, il problema è iniziare a capire da quale parte stiamo e se davvero la tv ha così a cuore il popolo italiano che argomenti questo sdegno e non contribuisca a far diventare il carnefice con la vittima. E ricordarci quel che diceva Licio Gelli: «Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei mass media».

Coglioni: di chi sono i mass media in Italia?