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Sport e politica: smettiamola con le ipocrisie

di Massimo Fini - 03/06/2006


 
Settantacinque deputati europei hanno chiesto alla Fifa e alla Ue di impedire al presidente iraniano Ahmadinejad di assistere alla partita che il Paese, di cui è presidente, giocherà l'11 giugno a Norimberga contro il Messico nell'ambito dei Mondiali di calcio. A sostegno di questo ostracismo gli eurodeputati portano le dichiarazioni di Ahmadinejad contro Israele, la negazione dell'Olocausto e le discriminazioni religiose e sessuali esistenti in Iran. Fra le "anime belle" anche due italiani, i radicali Pannella e Marco Cappato.
Si dice sempre che lo Sport fra le sue funzioni avrebbe anche quella di unire popoli fra loro ostili. E in effetti qualche volta va così, come accadde negli Ottanta quando dopo una combattutissima partita di pallacanestro fra Iran e Iraq, gli atleti dei due Paesi, che erano in guerra da anni, si abbracciarono come fratelli. Ma più spesso lo sport viene strumentalizzato politicamente e usato per dividere. E poiché l'iniziativa dei 76 eurodeputati viene dopo una richiesta di alcuni parlamentari tedeschi di escludere l'Iran dalla fase finale dei Mondiali a cui si è regolarmente qualificato, non vorrei che si ripetesse la vergogna degli Europei del 1992 in Svezia, quando la Nazionale jugoslava (la meravigliosa squadra degli Stojkovic, dei Bazdarevic, dei Savicenvio, dei Prosineki, dei Boban, dei Mihajlovic), che aveva vinto tutte le partite del girone di qualificazione, fu cacciata con ignominia da Stoccolma, dove ciò si provava, per ragioni che lo sport non avevano nulla a che vedere. Del resto dubito molto che l'Iran possa rimanere in campo se si impedisce al suo presidente di assistere alle sue partite, trattandolo come un appestato.

L'iniziativa degli eurodeputati è particolarmente stolida, perché viene in un momento in cui, dopo la lettera di Ahmadinejad a Bush e un certo ammorbidimento delle cinque potenze del Consiglio di sicurezza tutte imbottite di atomicità, sul diritto o meno dell'Iran di arricchire l'uranio ad usi civili, questa questione spinosa, delicatissima e pericolosa - perché potrebbe portare alla Terza guerra mondiale - sembra trovare qualche spiraglio di soluzione. Ma soprattutto l'iniziativa dei 75 è totalmente illiberale. Chi ha il diritto di distribuire patenti di moralità internazionale? Le dichiarazioni di Ahmadinejad su Israele sono certamente pesanti. Ma restano parole. Più pesanti sono i missili a testata nucleare che Israele, che si è fatto, di nascosto, esso sì, l'Atomica, tiene puntati su Teheran. "Quando si comincia con le epurazioni - diceva il vecchio e saggio Nenni - si trova sempre qualcuno più puro di te che ti epura". Che ne facciamo, per esempio, dell'Arabia Saudita, pur essa presente ai Mondiali? E gli Stati Uniti che in pochi anni hanno inanellato tre guerre (alla Jugoslavia, all'Afghanistan, all'Iraq), una più proterva dell'altra, che hanno invaso e occupato due Paesi (Afghanistan e Iraq), provocando direttamente o indirettamente, centinaia di migliaia di vittime, che sono stati pescati, in Iraq, a uccidere a freddo civili inermi, fra cui donne e bambini (Haditha e Ishaqui gli ultimi episodi) e che hanno fatto anche molto di peggio in Afghanistan - dove però, essendo questo Paese meno centrale dell'Iraq - simili notizie non fanno nemmeno notizia, che si sono coperti della vergogna di Abu Graib e Guantanamo? Qualcuno proporrà di impedire a George Bush o a Condoleezza Rice di assistere alle partite della squadra americana in Germania? Ma via? Smettiamola con queste ipocrisie che esasperano e radicalizzano l'ostilità contro di noi e la provocano anche in coloro che, in Occidente, non pensano che le ragioni stiano sempre e unicamente da una parte sola.