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I governatori del Tav

di Marco Cedolin - 21/06/2006

Fonte: Marco Cedolin

 

 

E’ difficile dimenticare questo inverno in Val di Susa, quando la politica ha tentato d’imporre con la forza l’inizio dei lavori per il TAV Torino – Lione, distribuendo con generosità manganellate e check points, senza preoccuparsi troppo di quella costituzione che adesso tutti i partiti sublimano, rinchiudendola dentro a un si o a un no che sia funzionale al proprio tornaconto.

Il marasma culminato nei pestaggi selvaggi del 6 dicembre e nella stoica risposta di tutti coloro che appena due giorni dopo hanno messo la parola fine ad un’operazione dissennata e vergognosa riappropriandosi della propria terra, ha portato per la prima volta alla luce la punta di un iceberg chiamato TAV, iniziando a delinearne i contorni.

Durante i mesi successivi, nonostante il silenzio mediatico calato sull’argomento, a proteggere prima le Olimpiadi e poi le elezioni, l’alta velocità ha perso molto di quell’appeal che le era stato cucito addosso, iniziando a manifestare gli enormi limiti di un progetto privo di senso, messo in atto con scarsa competenza tecnica, con il solo scopo di compiacere le lobbies deputate a spartirsi il fiume di denaro destinato a durare almeno 20 anni.

 

Il TAV resta un progetto prioritario ed imprescindibile per il nuovo governo, così come lo era stato per quello passato e per quelli che lo avevano preceduto ma inizia a percepirsi qualche crepa nelle convinzioni di molti uomini politici che faticano ogni giorno di più nel sostenere un’opera economicamente insostenibile e sostanzialmente priva di un’utilità che sia oggettivamente dimostrabile.

In questo clima permeato d’incertezza, assaliti dalla paura di perdere il bengodi negli anni agognato, ecco i soliti noti farsi avanti con furia belluina per ribadire una volta di più come l’alta velocità sia l’unico mezzo attraverso il quale traghettare questo Paese verso un futuro intriso di benessere e prosperità.

 

Questa volta Mercedes Bresso, Chiamparino, Ghigo, Transpadana, Pininfarina e tutta la “banda del buco” nel loro reiterato aggrapparsi in maniera funambolica alle impalpabili ragioni del TAV non saranno però soli ma in buona compagnia.

La consorteria riunita a Brescia giovedì 22 è composta dagli assessori ai trasporti di tutte le regioni del nord ed assimila per osmosi anche tutti i governatori delle stesse. L’incontro è finalizzato a ribadire a tutto il circo della politica come riguardo all’alta velocità non sia possibile transigere né defezionare da posizioni ormai consolidate da oltre 15 anni, pretendendo che progetti come la Torino- Lione, il Terzo Valico, la Milano – Venezia – Trieste siano sostenuti politicamente e finanziariamente senza indecisioni.

 

Tanta veemenza e tale esercizio di tempismo sono al contempo una prova di forza e di debolezza, poiché trasudano paura, ansia, preoccupazione. La lobbie dei cantieri TAV cerca di mostrarsi forte e coesa in quanto intuisce come l’iceberg ogni giorno che passa continui ad emergere un poco di più ed il tempo non le è amico, dal momento che le bugie hanno le gambe corte e i finanziamenti rischiano di fare la stessa fine delle falde acquifere del Mugello, tutta colpa di quella cruna di un ago chiamata Valle di Susa.