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La fine dell'egemonia del dollaro

di Ron Paul - 06/07/2006

Fonte: house.gov


Discorso dell'onorevole Ron Paul di fronte alla "House of Representatives" (15 febbraio 2006)
 
Cent'anni addietro la si chiamava "diplomazia del dollaro". Dopo la II Guerra Mondiale, e soprattutto dopo la caduta dell'Unione Sovietica nel 1989, questa diplomazia lasciò il posto a una vera e propria "egemonia del dollaro". Adesso, dopo anni di grandi successi il dominio del dollaro sta giungendo a conclusione.

Si diceva, giustamente, che colui che possiede l'oro detta le regole. In passato infatti, un commercio onesto e corretto richiedeva lo scambio tra beni che avessero un valore reale.

In principio esisteva semplicemente il baratto. In seguito si scoprì che l'oro, accettato universalmente, si poneva come un conveniente intermediario al posto delle ingombranti e difficoltose transazioni dirette. Non solo l'oro facilitava lo scambio di beni e servizi, fungeva anche da riserva di valore per coloro che volevano risparmiare per i tempi più difficili.

Benché la moneta abbia trovato una naturale evoluzione nel mercato, con l'accrescere dei loro poteri politici ed economici i governi si appropriarono presto di un controllo monopolistico sopra la stessa. Talvolta re e imperatori riuscirono a farsi garanti della qualità e purezza dell'oro. Nella maggior parte dei casi però, e nella speranza che i sudditi non scoprissero la frode, essi inflazionarono la moneta riducendone l'ammontare di metallo così da poter spendere più di quanto incassavano. Nuove imposizioni fiscali, così come l'inasprimento di quelle già esistenti, suscitavano infatti la disapprovazione dei contribuenti.

Di fronte a questa situazione molti capi di governo andarono a cercare nuovo oro fuori dai propri confini, tramite la conquista di altre nazioni. Finanziare progetti bizzarri e dispendiosi conquistando terre straniere pareva una logica alternativa al lavoro e alla produzione di beni reali. Queste conquiste non solo portavano a casa carichi d'oro, ma anche carichi di schiavi. La tassazione delle popolazioni dominate costituiva un ulteriore incentivo all'impero. La cose funzionavano per un periodo di tempo durante il quale ci si abituava a vivere aldilà dei propri mezzi, godendo panem et circenses. Il declino morale della popolazione conduceva quindi a una progressiva inerzia della stessa fin quando il limite numerico alle nazioni che potevano essere saccheggiate e derubate portava inevitabilmente al crollo dell'impero. In mancanza di nuovo oro, le potenze militari si sgretolavano. A quel punto, coloro che possedevano l'oro potevano veramente dettare le regole e vivere dignitosamente.

Questa regola generale funzionò per diverse epoche. L'utilizzo dell'oro come
moneta e la salvaguardia di un commercio onesto portava le nazioni più
virtuose a prosperare. Tuttavia, quando un paese dotato di un esercito
potente e grandi riserve d'oro cominciava a dedicarsi alla costruzione di
imperi e facili fortune con cui alimentare il proprio benessere domestico,
esso segnava inevitabilmente l'inizio del proprio declino.

Oggi i principi sono gli stessi, sono i processi ad essere diversi. L'oro
non è più la valuta corrente del "regno"; al suo posto, la carta. Oggi la
regola è: "Colui che stampa la moneta detta le leggi", almeno per il
momento. Benché non si usi più l'oro, il meccanismo è lo stesso: indurre o
obbligare Paesi stranieri, mediante la propria superiorità militare e il
controllo sulla stampa di moneta, a produrre e quindi a finanziare il
proprio Paese.

Poiché la stampa di cartamoneta altro non è che una contraffazione vera e
propria, colui che emette la valuta internazionale può farlo solo in virtù
della propria potenza militare, tramite la quale garantisce il controllo sul
sistema. Questo magnifico disegno sembra rappresentare il sistema perfetto
per garantire una ricchezza perpetua a quel Paese che de facto emette la
valuta mondiale. L'unico problema è che un sistema del genere corrompe il
carattere del popolo di quella nazione, proprio come quando l'oro era moneta
di scambio e lo si otteneva tramite la conquista di altre nazioni. Ciò a sua
volta mina ogni incentivo al risparmio e alla produzione, mentre allo stesso
tempo incoraggia il debito e un crescente ricorso a politiche di Welfare.

All'interno dei propri confini, gli incentivi e le pressioni ad inflazionare
la valuta provengono sia da coloro che beneficiano di vantaggi diretti, sia
da quelli che chiedono sovvenzioni, anche a titolo di compensazione per le
presunte ingiustizie inflitte da altri. In entrambi i casi il risultato è
che si finisce col perdere la responsabilità personale delle proprie azioni.

Quando la carta moneta viene rifiutata, o quando l'oro finisce, la ricchezza
e la stabilità politica sono perse. Il Paese dominante passa da una
situazione nella quale viveva al di sopra dei propri mezzi a una nella quale
è costretto a vivere al di sotto degli stessi, questo sino a quando il
sistema economico e politico si adatta alle nuove regole, regole scritte da
altri e non più da coloro che prima controllavano la defunta stampa della
moneta.
............

Il Congresso creò nel 1913 il sistema della Federal Reserve. Da allora sino
al 1971 il principio di un sistema monetario sano fu continuamente minato ed
indebolito. Dal 1913 al 1971, la Federal Reserve trovò molto più semplice
espandere l'offerta di moneta per finanziare guerre e manipolare l'economia,
con lievi opposizioni da parte del Congresso.

Dopo la fine della II Guerra Mondiale, il dominio del dollaro aumentò
considerevolmente. Fummo risparmiati dalla distruzione che colpì tante
Nazioni, e le nostre casse si riempirono dell'oro proveniente da tutto il
mondo. Ma il mondo non scelse di ritornare al regime del Gold Standard, e i
politici ne furono compiaciuti. Stampare moneta per pagare i debiti era
sicuramente più popolare che tassare le persone o limitare le spese
pubbliche non necessarie. In cambio di benefici di breve termine, gli
squilibri furono istituzionalizzati per i decenni a venire.

Nel 1944 gli accordi di Bretton Wood solidificarono la posizione del dollaro
come la più importante riserva di valuta, rimpiazzando la sterlina inglese.
Vista la nostra potenza politica e militare, e viste le immense riserve
d'oro fisico, il pianeta non ci mise tanto ad accettare il dollaro
(pareggiato ad 1/35 di oncia d'oro) come valuta mondiale. Si diceva che il
dollaro fosse "as good as gold", sicuro quanto l'oro, e convertibile in ogni
banca centrale del mondo a quel tasso. Per i cittadini americani, comunque,
l'oro rimaneva per legge illegale da detenere. Questo era il gold-exchange
standard, che sin dall'inizio era destinato a breve durata.

Gli Stati Uniti, in seguito, fecero ciò che molti avevano a loro tempo
predetto. Stamparono dollari per i quali non esisteva nessuna copertura
reale di oro fisico. Il mondo fu contento di accettarli per oltre vent'anni
senza problemi, sino alla fine degli anni '60, quando, la Francia e altri
Stati chiesero agli USA di onorare la promessa fatta pagando una oncia di
oro per ogni 35$. Questo portò a un rapido prosciugamento delle riserve e al
conseguente crollo di un mal progettato pseudo-gold-standard.

Tutto finì il 15 Agosto del 1971, quando Nixon chiuse i rubinetti dell'oro e
si rifiutò di pagare le rimanenti 280 milioni d'once d'oro. In sostanza,
dichiarammo al mondo la nostra insolvenza . Divenne necessario progettare un
qualche nuovo sistema monetario allo scopo di riportare la stabilità nei
mercati.


Assurdamente si ideò un nuovo sistema che permetteva agli Stati Uniti di
stampare cartamoneta, riconosciuta ancora come riserva valutaria mondiale,
senza nessun limite o restrizione, nemmeno la pretesa di una qualche
convertibilità con l'oro, niente di niente! Benché la nuova situazione fosse
ancora più profondamente difettosa della precedente, si aprirono
definitivamente le porte a una ulteriore crescita dell'egemonia del dollaro.

Sapendo che il mondo si stava avviando verso un qualcosa di completamente
nuovo e rivoluzionario, le elites del mondo monetario, appoggiate fortemente
dalle autorità americane, perfezionarono un accordo con l'OPEC in modo da
fissare il prezzo del petrolio esclusivamente in dollari per tutte le
transazioni mondiali. Questo conferì al dollaro una posizione privilegiata
e, in essenza, agganciò il dollaro al petrolio. In cambio, gli Stati Uniti
promisero di proteggere gli stati ricchi di petrolio sparsi intorno al Golfo
Persico da invasioni o da rivolte interne. Questo accordo contribuì
fortemente ad infiammare il movimento islamico radicale che, in quelle
regioni, si opponeva all'autorità americana. L'accordo diede inoltre un
forza artificiale al dollaro, con incredibili benefici economici e
finanziari per gli Stati Uniti. Ci permise di esportare la nostra inflazione
monetaria comprando petrolio e altri beni all'estero, con vantaggi crescenti
all'aumentare dell'influenza mondiale del dollaro.

Questa situazione post-Bretton Wood era di gran lunga più fragile di quella
preesistente tra il 1945 ed il 1971. Benché l'accordo petrolio/dollaro fosse
utile, non era certo stabile come il pseudo-Gold Standard; sicuramente lo
era molto meno del Gold Standard, in essere alla fine del XIX secolo.

Negli anni '70 il dollaro rischiò di collassare quando il prezzo del
petrolio aumentò e l'oro schizzò a 800$ all'oncia. Per salvare il sistema si
dovettero portare i tassi al 21%. Le pressioni sul dollaro durante gli anni
'70, nonostante i benefici accumulati, fecero venire a galla deficit di
bilancio irresponsabili e generarono una grande inflazione monetaria. I
mercati non si fecero ingannare dalla idea che potessimo permetterci sia la
botte piena che la moglie ubriaca.

Ancora una volta però il dollaro fu salvato, e agli albori degli ani '80
iniziò una ascesa verso quel domino assoluto che dura ancora oggi. Con
l'incredibile cooperazione di banche centrali e banche di commercio
internazionali, si iniziò ad accettare nuovamente il dollaro come fosse oro.


Il governatore della Fed Alan Greenspan, in diverse occasioni davanti la
"House Banking Commitee", rispose alle mie domande circa la sua precedente
posizione riguardo l'oro, e in particolare le sue visioni favorevoli al gold
standard, affermado che a lui e ad altri banchieri centrali era stata
affidata della moneta di carta - i.e. il sistema del dollaro cartaceo - con
il compito di trattarla come fosse oro. Ogni volta io sottolineai che il
tentativo di raggiungere quell'obbiettivo avrebbe significato andare contro
a secoli di storia economica dove la moneta sentiva il bisogno e la
necessità di essere un qualcosa di valore reale. Lui, pur in maniera
compiaciuta e presuntuosa, mi ha sempre dato ragione.

Negli ultimi anni le banche centrali e parecchie istituzioni finanziarie,
entrambe con ampi interessi nel continuare a far funzionare bene il regime
del fiat-dollar-standard, non hanno fatto segreto di vendere e prestare
grandi quantità di oro, ponendo seri dubbi sulla saggezza di tali
operazioni. Non hanno mai ammesso di voler pilotare il prezzo dell'oro, ma è
palese come speravano in una diminuzione del prezzo poiché questo avrebbe
comportato una maggiore fiducia nel mercato: apparentemente erano riusciti a
trasformare la carta in oro.

Un prezzo crescente dell'oro ha sempre voluto significare una diminuzione
della fiducia nella moneta cartacea. Lo sforzo di abbattere il prezzo
dell'oro, simile a quello compiuto per tutti gli anni '60, mirava a
convincere il mondo che il dollaro fosse forte e sicuro quanto l'oro.
Durante la Grande Depressione, una delle prime mosse di Roosevelt fu quella
di sopprimere il libero mercato del prezzo dell'oro, importante indicatore
di un sistema monetario che non funziona come dovrebbe, rendendo illegale il
possesso d'oro per i cittadini americani. Alla fine la legge economica rese
inutile lo sforzo, come accadde negli anni '70 quando il Tesoro e il Fmi
cercarono di fissare il prezzo dell'oro vendendone tonnellate a prezzi
stracciati per smorzare l'entusiasmo di quelli che cercavano un paradiso
sicuro dal crollo del dollaro dopo che il possesso dell'oro fu nuovamente
legalizzato.

Ancora una volta lo sforzo di ingannare i mercati sul vero valore del
dollaro per tutto il ventennio tra il 1980 ed il 2000 risultò vano. Negli
ultimi 5 anni il dollaro si è svalutato rispetto all'oro di più del 50%. È
impossibile ingannare tutte le persone nello stesso tempo, anche con tutto
il potere che possiede la Federal Reserve.

Nonostante le inadeguatezze del sistema fiat money, il dollaro continuò a
prosperare. I risultati sembravano positivi, ma i grandi squilibri
macroeconomici interni continuarono a crescere. E come al solito, a
Washington i politici americani cercano di risolvere i problemi dandosi da
fare su un lavoro di facciata piuttosto che cercando di capire e affrontare
il problema reale: una politica monetaria difettosa. Protezionismo, tassi di
cambio fissi, sanzioni motivate politicamente, sussidi alle imprese,
gestione del commercio internazionale, controllo dei prezzi, controllo dei
tassi di interesse e dei salari, sentimenti ipernazionalisti, uso della
forza, addirittura guerra, tutte facili soluzioni per nascondere il problema
reale, per nascondere i problemi creati da un sistema monetario ed economico
pericolante e difettoso.

Nel breve termine, chi emette moneta non coperta da beni reali può ottenere
grandi benefici economici. Nel lungo termine può mettere in pericolo
l'intero Paese. Nel nostro caso, gli Stati Uniti. Fino a quando i Paesi
stranieri accetteranno i nostri dollari in cambio di beni e merci reali, noi
ne trarremmo grande vantaggio. Questa è una fortuna che molti in Parlamento
non riescono a comprendere, continuando a sanzionare la Cina per il suo
forte segno positivo nella bilancia commerciale verso gli USA. Al contempo
la perdita di capacità produttiva tende a spostarsi oltre oceano e ci rende
più dipendenti e meno autosufficienti. I Paesi stranieri, grazie agli alti
tassi di risparmio, accumulano riserve di dollari, e non mancano di
restituirceli gentilmente a bassi tassi di interesse per finanziare in
nostri eccessivi consumi.


Sembra un gran bel affare per tutti quanti, ma verrà il giorno in cui il dollaro - a causa del suo deprezzamento - verrà accettato un po' meno
felicemente dagli Stati stranieri, o verrà addirittura rifiutato. Questo creerebbe una nuova situazione, e la danze rinizierebbero nuovamente, ma con
un forte scotto da pagare per aver vissuto così a lungo aldilà dei nostri mezzi e della nostra capacità produttiva. E l'inizio di questo processo è
già iniziato, il dollaro sta iniziando a vacillare, ed il peggio deve ancora venire.

L'accordo negli anni '70 con l'OPEC, riguardante la determinazione del prezzo del petrolio esclusivamente in dollari, diede una incredibile forza,
benché artificiale, al dollaro stesso, che divenne la più importante valuta mondiale. Questa situazione ha creato una forte domanda per la valuta
statunitense, domanda che ha assorbito gli enormi quantitativi di moneta immessi dalla Fed ogni anno. Nell'ultimo anno la Massa Monetaria definita
come M3 è aumentata di oltre 700 miliardi di dollari.

Questa artificiale domanda di moneta, insieme alla nostra strapotenza
militare, ci permette di occupare una posizione di controllo sul pianeta
intero, nonostante i bassi tassi di produttività del lavoro e di risparmio,
e senza limiti sui consumi e sull'indebitamento. Il problema è che questa
situazione può durare per sempre.

L'inflazione dei prezzi sta alzando la sua brutta faccia; la bolla
speculativa - generata dal credito (troppo) facile è scoppiata. La bolla
immobiliare creata allo stesso modo si sta sgonfiando. Il prezzo dell'oro è
raddoppiato e la spesa federale è fuori controllo con nessuna volontà
politica di controllarla. Il deficit commerciale dello scorso anno si
aggirava oltre i 728 bilioni di dollari. Una guerra da 2 trilioni di $
continua il suo corso, e sono stati discussi piani per espandere la guerra
anche all'Iran e alla Siria. L'unica forza in grado di porre un limite a
tutto questo potrebbe arrivare da un rifiuto globale del dollaro. In tal
caso potrebbero ripresentarsi le condizioni del biennio '79-'80. Si farà di
tutto per permettere che non succeda e per proteggere il dollaro. Ci sono
forti interessi condivisi tra chi emette e chi possiede dollari, forti
abbastanza da mantenere ancora lo status quo.

Greenspan, nel suo primo discorso dopo avere lasciato la Fed, ha dichiarato
che gli alti prezzi dell'oro derivano dalla situazione politica
internazionale, dal terrorismo, e non da cause monetarie o dalla montagna di
dollari creati durante il suo mandato. L'oro deve essere screditato, mentre
la reputazione del dollaro deve essere sostenuta. Anche quando il dollaro
arriverà ad essere messo sotto serio attacco dalle forze del mercato, le
banche centrali e il FMI faranno di tutto per far assorbire i dollari dal
sistema così da garantire la stabilità. Alla fine i loro tentativi
falliranno.

L'agganciamento del dollaro al petrolio sarà difeso per permettere al
dollaro di perpetuarsi come valuta principale. Ogni attacco a questa
relazione sarà in futuro come in passato combattuta con la forza.

Nel novembre del 2000 Saddam Hussein chiese in cambio del suo petrolio Euro
invece che Dollari. La sua arroganza venne percepita come una grande
minaccia per il dollaro; militarmente l'Iraq non ha mai impensierito gli
Stati Uniti. Alla prima riunione con la neoeletta amministrazione nel 2001,
secondo quanto dice il ministro del tesoro Paul O'Neill, l'argomento
principale fu come sbarazzarsi di Saddam Hussein, benché non fosse chiaro
che tipo di minaccia rappresentasse. La gran preoccupazione sul caso Saddam
sorprese e scioccò O'Neill.

Tutti ormai sanno che l'immediata reazione dell'amministrazione agli
attacchi del 9/11 si estrinsecò nel come collegare Saddam Hussein a questi
attacchi, per giustificare un'invasione o per ribaltare il suo governo.
Nonostante non ci fosse nessun esplicito collegamento al 9/11, o evidenza di
armi di distruzione di massa, il supporto della Nazione per giustificare la
deposizione di Saddam, così come quello del parlamento, fu ottenuto
attraverso distorsioni o false rappresentazioni dei fatti.

Non ci fu alcuna denuncia pubblica della correlazione tra la rimozione di
Saddam e l'attacco all'integrità del dollaro come valuta mondiale. Alcuni
credono che questa sia la vera ragione a capo della nostra ossessione
sull'Iraq. Io dubito che fosse la sola ragione, ma credo che abbia avuto
un'importanza significativa sulla decisione finale. Poco dopo la vittoria
militare, tutte le esportazioni petrolifere irachene tornarono ad essere
scambiate in dollari. L'Euro fu abbandonato.

Nel 2001, l'ambasciatore venezuelano in Russia fece trapelare che il suo
Paese era intenzionato a richiedere Euro per le esportazioni di petrolio.
Dopo un anno ci fu un tentativo di golpe ai danni di Chavez, con
l'assistenza dell'CIA.

Il dollaro arrestò la propria caduta proprio grazie a questi tentativi di
salvataggio.

Questi eventi sono stati fondamentali per il mantenimento del dollaro come
valuta mondiale.

Oggi, un nuovo evento minaccia l'integrità del sistema del petrodollaro.
L'Iran, uno dei paesi membri dell'"Asse del male" ha annunciato di voler
creare nel marzo di quest'anno una Borsa dove negoziare il petrolio. E
indovinate un po', il petrolio verrà scambiato in Euro e non in Dollari.

Molti cittadini americani hanno dimenticato come le nostre politiche abbiano
sempre sistematicamente e gratuitamente irritato il popolo Iraniano. Nel
1953 la CIA contribuì a rovesciare un presidente eletto democraticamente,
Mohammed Mossadeqh, per fare posto ad uno più legato agli US, l'autoritario
Shah. Gli iraniani erano ancora irritati da questo fatto quando si
verificarono gli eposidi del 1979. La nostra alleanza con Saddam non
migliorò la questione, come non migliorò le nostre relazioni con Saddam
Hussein. L'inserimento dell'Iran nella lista dei Paesi dell'Asse del Male
non contribuì certamente ai rapporti diplomatici tra i due Paesi. I recenti
scontri sul nucleare, nonostante in tutta la zona ci siano Paesi con
armamenti nucleari, non sembra fermare i provocatori dell'Iran. Tutto ciò
viene visto da molti Musulmani come una guerra contro l'Islam. Non può
sorprendere quindi che l'Iran decida di danneggiare l'America attraverso il
dollaro. L'Iran, così come l'Iraq, non è assolutamente in grado di
attaccarci fisicamente. Nonostante questo fatto sia abbastanza ovvio, non ha
fermato l'amministrazione nel dipingere Saddam Hussein come una sorta di
Hitler moderno pronto a conquistare il mondo intero. E adesso, l'Iran,
specialmente da quando ha iniziato a progettare la vendita di petrolio in
euro, è entrato nella lista nera, non diversamente da quanto successe prima
dell'invasione irachena.

Tutto ciò non significa che il mantenimento della supremazia del dollaro
fosse l'unico fattore che influenzò e determinò la seconda guerra del golfo,
né sta influenzando e determinando da sola gli agitati rapporti tra US e
Iran, oggi. Nonostante le ragioni per fare una guerra siano sempre molto
complesse, sappiamo per certo che le ragioni date prima dell'inizio della
guerra irachena, circa la presenza di armi di distruzione di massa, e le
connessioni con i fatti dell'undici settembre, erano false. La rilevanza
della questione-dollaro è ovvia, ma ciò non deve sminuire il ruolo del
progetto che, qualche anno fa, è stato fatto dai neo-conservatori per
ricostruire la geopolitica del medioriente. L'influenza Israeliana, così
come quella dei Sionisti, ha giocato un ruolo determinante in questa guerra.
La protezione delle "nostre" forniture di petrolio ha influenzato per
decenni la politica estera americana, almeno per quanto riguarda il
medioriente.

Ma la verità è che non è più possibile pagare i costi dell'interventismo
aggressivo come si faceva un tempo, con più tasse, più risparmio, e più
lavoro da parte dei cittadini americani. Buona parte delle spese della prima
guerra del golfo furono sopportate da alcuni dei nostri alleati. Oggi non è
più così. Oggi, più che mai, è al dollaro stesso, alla sua egemonia come
moneta mondiale, che si richiede di finanziare l'enorme debito pubblico.
Questa guerra da 2 trilioni di dollari deve essere in un modo o nell'altro
pagata. E sarà proprio l'egemonia del dollaro a fornire i mezzi per saldare
questo debito.

Gran parte della gente non è consapevole di essere vittima di questo
fardello. La licenza di creare montagne di moneta permette alle autorità di
coprire il costo della guerra con l'inflazione dei prezzi. I cittadini
americani, così come una parte di quelli cinesi, giapponesi e di altri
Stati, subiscono l'inflazione dei prezzi, che rappresenta proprio la "tassa"
che ripaga il costo delle nostre avventure militari. Questo accadrà sino a
quando la frode verrà scoperta, e i produttori esteri esiteranno ad
accettare dollari e detenerli a lungo come pagamento dei beni scambiati. È
stato fatto tutto il possibile per nascondere accuratamente questo furto,
per fare in modo che non sia visibile alle masse che ne vengono danneggiate.
Se i mercati petroliferi sostituiscono l'euro al dollaro, non sarà più
possibile stampare moneta senza limiti.

Importare beni reali esportando dollari deprezzati rappresenta un vantaggio
incredibile. I paesi esportatori sono diventati dipendenti dai nostri
acquisti, indispensabili per la loro crescita. Questa dipendenza li fa
entrare a far parte del gioco, li rende nostri alleati nella prosecuzione
della frode. Se questo sistema funzionasse nel lungo periodo, gli americani
potrebbero pure smettere di lavorare. Anche noi potremo quindi goderci
"panem et circenses" proprio come facevano i romani prima che il loro oro
finì e l'impossibilità di conquistare e derubare altre nazioni portò alla
caduta dell'impero.

Salvo cambiamenti, la stessa cosa accadrà anche all'America. Benché non
occupiamo direttamente terre straniere per spillare oro, abbiamo sparso
truppe in giro per 130 stati del mondo. Il grande sforzo di aumentare il
nostro potere nelle zone petrolifere mediorientali non è una coincidenza. A
differenza del passato, però, non dichiariamo il possesso diretto delle
risorse naturali, semplicemente continuiamo a convincerci che possiamo
comprare quello che vogliamo pagando con la nostra cartamoneta e i paesi che
si oppongono a questo processo lo fanno a loro rischio e pericolo.

Come già detto il Parlamento ha inserito nella sua lista nera anche l'Iran,
proprio come fece con l'Iraq. Si parla di attaccare l'Iran economicamente e
militarmente, se sarà necessario. Le ragioni sono tutte costruite
falsamente, proprio come quelle date per la sfortunata e costosa guerra
irachena.

Tutto il nostro sistema economico vive in funzione dell'attuale accordo
monetario; ciò significa che è cruciale continuare a riciclare dollari. Al
momento, prendiamo a prestito più di 700 bilioni di dollari all'anno dai
nostri cari benefattori, che lavorano sodo e ci danno beni in cambio di
carta. Prendiamo a prestito tutti i soldi che ci servono per rendere più
solido il nostro impero. La nostra strapotenza militare è diventata la unica
contropartita reale alla carta dei nostri dollari. Non ci sono Paesi al
mondo in grado di sfidare la nostra superiorità militare, non possono fare
altro che accettare la banconota che noi dichiariamo di essere l'"oro"del
XXI secolo. Ecco perché quei paesi che provano a sfidare questo sistema -
come l'Iraq, l'Iran e il Venezuela - diventano nostri obbiettivi per un
cambio di regime.

Ironicamente, la superiorità del dollaro dipende dalla forza militare, e la
forza militare deriva dall'egemonia del dollaro. Sino a quando le economie
estere prosciugheranno tutti i nostri dollari in cambio di beni reali e
saranno contente di finanziare i nostri pazzi consumi e le nostre avventure
militariste, lo status quo continuerà, senza riguardo a quanto grande si
farà il debito estero e il deficit di bilancio.

Sia il popolo Americano sia il parlamento sono stati facilmente convinti
sulle istanze di guerra preventiva mosse dai falchi americani. Il numero di
persone che ha iniziato ad obbiettare l'intervento è cresciuto solo dopo che
il costo umano ed economico della guerra si è fatto impressionante.

La cosa strana è che ora che il fallimento in Iraq è apparente alla maggior
parte dell'opinione pubblica, il parlamento e i cittadini americani iniziano
a vedere di buon grado la chiamata ad un'inutile e pericoloso confronto con
l'Iran.

Ma ancora, il nostro fallimento nel trovare Osama Bin Laden e distruggere la
sua rete terroristica non ci ha dissuaso dall'invadere l'Iraq con una guerra
totalmente irrelata agli eventi del 9/11.

Il nostro comportamento e la nostra volontà di impartire una lezione a
Saddam Hussein, derivano dalla necessità di assicurare l'utilizzo del
dollaro come valuta per gli scambi petroliferi.

E puntualmente si ripresenta il bisogno urgente di sanzioni e minacce verso
l'Iran proprio nel momento in cui quel Paese ha scelto di effettuare tutte
gli scambi di petrolio in euro.

L'uso della forza per indurre le persone ad accettare una moneta che non ha
nessuna contropartita reale può funzionare solo nel breve termine. Ma ciò
conduce a una dislocazione produttiva dell'economia, sia nazionale che
internazionale, e ha sempre conseguenze economiche sgradevoli.

Abbiamo appurato che un commercio onesto e corretto necessita dello scambio
tra beni che abbiano un valore reale; e questa legge economica non può
essere disattesa. Il caos che seguiterà dagli esperimenti monetari condotti
per 35 anni in un regime di "fiat money" su scala globale, comporterà
inevitabilmente la ricomparsa di una moneta dal valore reale. Noi sappiamo
che quel giorno si sta avvicinando, il giorno in cui i produttori di
petrolio pretenderanno oro invece che dollari. Prima arriverà quel giorno,
meno dolenti saranno le sue conseguenze.
 
http://www.house.gov/paul/congrec/congrec2006/cr021506.htm
(Traduzione a cura di Jacopo Perego)