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Il condizionatore fa male?

di Leo Hickman - 11/07/2006

 
Il 5% delle famiglie europee ha un condizionatore d'aria



Considerato il suo clima, Belfast non sembrerebbe la città natale del condizionatore d'aria. E invece proprio lì sorge il Royal Victoria Hospital, l'ospedale cittadino completato nel 1906 e che può vantarsi d'essere stato il primo edificio al mondo ad aver installato un impianto di climatizzazione.

Oggi tutto fa pensare che insieme all'aumento delle temperature ci sarà anche un aumento della domanda di condizionatori da installare nelle case, negli uffici, in auto, nei negozi e nelle scuole. Meno del 5 per cento delle famiglie europee ha un condizionatore. In Giappone la cifra sale all'85 per cento e negli Stati Uniti al 65 per cento.

Nel 1998 un rapporto pubblicato dalla Building services research and information association prevedeva che tra il 2000 e il 2015 le vendite di impianti di condizionamento non fissi in Gran Bretagna sarebbero cresciute di più del 450 per cento. Ma prima d'imboccare questa strada, l'Europa dovrebbe riflettere sui problemi legati all'approvvigionamento e al consumo energetico causati dalla capillare installazione di impianti di climatizzazione. Per soddisfare la crescente domanda energetica le centrali elettriche devono aumentare l'energia prodotta; perciò cresce anche la quantità dei gas serra emessi durante il processo. Si entra così in un circolo vizioso.

I condizionatori divorano energia: secondo i dati dell'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente circa un sesto dell'energia generata negli Usa è impiegata per refrigerare gli edifici. Un libro bianco sui consumi energetici pubblicato in Australia nel 2005 spiega che la crescente domanda di energia elettrica del paese è determinata soprattutto dalla "crescita del carico di picco", di cui i condizionatori sono responsabili in misura superiore al 50 per cento.

Stando alle previsioni del libro bianco, entro il 2014 il 20 per cento della capacità energetica complessiva sarà sfruttata per appena l'1 per cento del tempo. Eppure i condizionatori, insieme ai centri commerciali, ai bancomat, alle autostrade a tre corsie e ai telefonini, restano uno dei simboli più indicativi di un certo tipo di "sviluppo".

L'invenzione dei sistemi di refrigerazione ha influenzato più di ogni altro fattore l'urbanizzazione degli Stati Uniti negli ultimi cinquant'anni. Otto delle dieci metropoli che si sono sviluppate dal 1940 a oggi sorgono proprio nelle calde regioni sudorientali e sudoccidentali del paese. In altre parti del mondo, città come Dubai non potrebbero esistere senza sistemi di climatizzazione.

Tuttavia, con la diffusione dei grattacieli in vetro, cemento e acciaio aumenta anche la nostra dipendenza dai condizionatori. E questo nonostante architetti e ingegneri sappiano bene che gli edifici ventilati in modo naturale consumano molta meno energia (il 50 per cento in meno) di quelli aerati con impianti di ventilazione forzata. Molti architetti, a quanto pare, non si curano del problema dell'efficienza energetica e fanno installare i condizionatori con troppa facilità per poter disegnare torri sempre più alte e con una planimetria sempre più "profonda".

Progetti che limitano fortemente la ventilazione naturale, che invece prevederebbe la costruzione di ingressi, vani e condotti di aerazione come bocche di lupo e simili. Purtroppo, in un secondo tempo è molto difficile riconvertire queste infrastrutture "sigillate" per tornare ai sistemi di aerazione naturali. Infatti i sistemi di ventilazione forzata sono inseriti in edifici progettati fin dall'inizio con un obiettivo: devono essere a tenuta stagna.

Per fortuna ci sono alcune eccezioni, come le opere dell'architetto malese Ken Yeang, noto per i suoi grattacieli "bioclimatici". Alcuni architetti illuminati stanno considerando l'ipotesi di incorporare nei loro progetti princìpi di "edilizia passiva", cioè edifici in grado di funzionare in modo autonomo anche quando mancano la luce o l'acqua, grazie a migliori sistemi di isolamento termico, a una migliore illuminazione naturale e a sistemi di raccolta delle acque piovane.

Tutto ciò, naturalmente, fa sorridere i costruttori dei paesi del Medio Oriente e dell'Estremo Oriente, che usano queste tecniche da secoli: basti pensare a strutture come cortili interni e chiostri refrigeranti, badgir (torri del vento) e malkaf (maniche a vento, cioè prese d'aria).

Ovviamente, la soluzione più semplice è quella di controllare il clima di casa senza affidarsi al condizionatore. Sul piano energetico i ventilatori elettrici sono molto più efficienti, ma prima di ricorrere alle vecchie ventole provate alcune soluzioni alternative, come per esempio chiudere le finestre e tirare le tende sul lato esposto al sole.

Bastano pochi alberi piantati nei punti giusti per creare zone d'ombra "refrigeranti", e lo stesso vale per tende da sole e portici. Se il caldo è tale da spingervi a considerare l'acquisto di un condizionatore, almeno sceglietene uno "evaporativo", invece di un impianto a "ciclo inverso" che consuma molto di più. E provate a ridurre e isolare al massimo la vostra area refrigerata.