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Gli Stati finiscono in trappola

di Alain De Benoist - Alessandro Bedini - 16/05/2012

Fonte: ecodibergamo.it

Alain De Benoist e un pensatore che ama le analisi raffinate, non scontate, anticonformiste. Saggista, giornalista e scrittore di successo, ha recentemente dato alle stampe Sull'orlo del baratro per i tipi di Arianna editrice, un libro inquietante che si spinge alle radici della crisi che stiamo vivendo, che sono profonde. Dottor De Benoist, secondo lei quali sono?
La crisi attuale e di tipo strutturale e non congiunturale. Le sue origini vanno ricercate nella grande ondata di deregulation  dei mercati finanziari messa in piedi all’epoca di Margareth Thatcher e Ronald Reagan. Tutto ciò ha cominciato a dare i suoi effetti quando, dopo la caduta del regime sovietico, la globalizzazione si e imposta. Il sistema si e allora dotato di due nuove caratteristiche: abbiamo visto il capitalismo finanziario svilupparsi in proporzioni straordinarie, e questo ha dato luogo a pratiche speculative senza più alcun rapporto con l’economia reale; inoltre, il capitalismo si e completamente deterritorializzato.
Fino alla fine del XX secolo esso era ancora legato al territorio, i profitti accumulati nella parte alta della piramide finivano per discendere verso la base e questo ha permesso, nell’epoca del fordismo, lo sviluppo delle classi medie nel mondo Occidentale. Oggi il capitalismo si sviluppa nell’orizzonte di un mercato planetario dove le multinazionali possono piazzare le loro attività secondo il solo criterio della massimizzazione dei loro profitti. Ciò si traduce nel fenomeno della delocalizzazione e nel mettere in concorrenza, in condizione di dumping, i lavoratori europei con quelli sottopagati del terzo A mondo o dei paesi "emergenti". Questo spiega perché le classi medie si trovano oggi sotto la minaccia di un declassamento.

Nel suo saggio lei ipotizza il fallimento del sistema denaro

Da quando, nellfagosto 1971, Richard Nixon decise di cessare di garantire la convertibilità in oro del dollaro il sistema monetario internazionale e totalmente squilibrato. E in tale contesto che nell'autunno del 2008 si e verificata la crisi dei "mutui subprime" che, partita dagli Stati Uniti, si e estesa rapidamente al mondo intero. Gli Stati, che erano già in deficit, si sono pesantemente indebitati per salvare le banche, le compagnie di assicurazione e i fondi di investimento che rischiavano di fallire. La crisi del debito privato si è cosi trasformata in crisi del debito pubblico. L’avvento dell’euro ha aggravato le cose nella misura in cui la moneta unica, che avrebbe dovuto favorire la convergenza delle economie europee, ha al contrario aumentato le loro divaricazioni. Nei Paesi del Sud Europa l’indebitamento e diventato assolutamente insopportabile. Gli Stati credono di poterlo fronteggiare adottando misure di austerità e di rigore che finiscono per far pagare alle classi popolari i costi di una crisi della quale non hanno alcuna responsabilità. Ma tali misure si traducono in bassi salari, perdita del potere d’acquisto e nell’aggravarsi della disoccupazione, e intanto il deficit continua a crescere. Costretti a continuare a indebitarsi, gli Stati si ritrovano nella trappola dell’usura che li rende totalmente dipendenti dagli interessi finanziari privati. Tale situazione, a breve termine diventerà insostenibile. E per questa ragione che ho scritto che "il sistema del denaro finirà attraverso il denaro".

Destra e sinistra propongono piu o meno la stessa ricetta per uscire dalla crisi. Intanto in tutta Europa proliferano movimenti politici populisti e xenofobi, Francia e Olanda ne sono l’esempio.
Il successo dei movimenti populisti si spiega anzitutto con il profondo fossato che si e scavato tra la popolazione e la classe politica. La gente non vede più una reale differenza tra sinistra e destra e constata che il margine di manovra dei politici non cessa di ridursi di fronte alle esigenze dei tecnocrati, dei mercati finanziari, dell’espertocrazia. La sinistra, allineata alle logiche di mercato, non difende più gli interessi storici dei lavoratori e si e allontanata dai valori popolari. In tale contesto, il montare della xenofobia e la conseguenza inevitabile di un afflusso di immigrati in crescita costante di cui le classi popolari sono le prime a subire le conseguenze. Il ricorso all’immigrazione permette al padronato di esercitare una pressione al ribasso sui salari: in questo modo, l’immigrazione costituisce l’arma di riserva del capitale.

Qual e il ruolo degli Stati Uniti?
Sono al tempo stesso i principali vettori e i primi beneficiari del sistema capitalista mondiale. Ma essi ne sono anche gli oggetti, e potrebbero domani diventarne le vittime. Americanizzazione e globalizzazione coincidono, ma non sono sinonimi