Chi sono i salafiti?
di Daniele Ciolli - 25/06/2012
Inizialmente il movimento salafita era molto aperto al confronto con l’Occidente non musulmano, ma soprattutto nella seconda metà del XX secolo il salafismo è divenuto sostanzialmente un sinonimo di wahabismo. Obiettivo iniziale comune del primo salafismo moderato e del fondamentalismo, era la volontà di liberare il mondo islamico dalla sua sudditanza, psicologica e politica, nei confronti dell’Occidente, anche se le due correnti di pensiero si differenziavano per metodo e mezzi. Tuttavia dal XX secolo, come dicevamo, il fondamentalismo ha trovato spazio nel salafismo, allontanandosi dalle tesi moderate per una differente interpretazione del testo sacro. Una corrente numerosa del salafismo che si sviluppò tra le due guerre mondiali fu quella del religioso Muhammad al-Wahab il quale aveva dato origine al movimento wahabita, cioè un movimento fondamentalista fortemente legato e collegato alla casa regnante sunnita dell’Arabia Saudita. Lo scopo del movimento salafita sarebbe quello di volere “ricreare le condizioni” in cui visse e agì il profeta Muhammad (Maometto), un “ritorno alle fonti originali” in pratica. Essi sostengono una nuova interpretazione (ijtihad) autentica della Tradizione etica e giuridica (Sunna) dell’Islam. Il movimento si avvale dello strumento della Jihad (Guerra Santa contro gli infedeli) e ciò è de facto realizzato concretamente tramite l’organizzazione di “libere” scuole (non laiche) e tramite una propaganda periodica e assoluta, tutto caratterizzato ovviamente dalla cultura wahabita nell’impegno “morale” contro il sistema sociale errato e perverso dai “vizi” quali l’alcolismo e la prostituzione; è contro l’equiparazione della donna all’uomo, prevede quindi una società sessista che imponga “adeguati” usi e costumi “consoni” ai “veri” precetti coranici. Prevede inoltre la legge del taglione per i ladri, la pena di morte per l’adulterio e una rimarcata intolleranze verso altre fedi religiose. Attualmente il salafismo è vicinissimo alle espressioni più estreme del fondamentalismo radicale. Dal 1970 si richiamano al salafismo numerosi gruppi estremisti, come il Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento, sorto in Algeria, oppure altre milizie jihadiste vicine ad al-Qaeda (creata in Afghanistan da Osama Bin Laden col supporto degli Stati Uniti negli anni Ottanta), i gruppi degli emiri nel Caucaso che vorrebbero staccarsi dalla Russia e realizzare un fantomatico califfato islamico compreso tra la Cecenia e l’Inguscezia. Costoro, va ricordato, hanno combattuto anche in Bosnia negli anni Novanta al fianco dei bosgnacchi musulmani contro i Croati e i Serbi, e sono oggi i maggiori componenti del CNT libico che ha distrutto la Jhamairia socialista di Muhammar Gheddafi. Oggi sono soprattutto attivi in Siria nella trama di destabilizzazione del potere di Bashar al Assad, anch’egli di derivazione ba’athista, cioè patriottica, laica e socialistano, e fondamentale alleato della resistenza palestinese e antisionista. La cosa più importante è che hanno stretto collegamenti con l’imperialismo statunitense (Dipartimento di Stato, Cia, NED…), che negli anni Ottanta si servì dei mujaidin afghani in ottica anti-sovietica, per destabilizzare, infiltrare, combattere, instaurare tensioni, e per frammentare i governi legittimi di diversi Paesi non allineati al sistema economico-militare nordatlantico. Insomma questi salafiti e wahabiti fondamentalisti non hanno nulla a che vedere con l’Islam e i suoi valori, e pure con la democrazia e libertà, con il rispetto delle minoranze etniche e delle diverse fedi religiose. Questi estremisti sono i “rivoluzionari” democratici che ogni giorno i media nostrani ci propinano come popoli vogliosi della libertà che gli verrebbe negata da presunti dittatori dispotici. In Tunisia ed in Egitto – non a caso – stanno prendendo sempre più potere con il forte rischio che questi Paesi diventino Stati confessionali, integralisti e teocratici applicando la Sharia secondo interpretazioni reazionarie ed integraliste.