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Socialismo e antimodernità

di Alberto Cossu - 28/08/2012

 


 

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Generalmente l’antimodernismo più ortodosso rifiuta le idee di matrice socialista come residui di quelle ideologie moderne cui esso si contrappone. Che storicamente il socialismo sia un prodotto moderno è innegabile, ma è anche innegabile che quella modernità oggi sia abbastanza lontana nel tempo e soprattutto è altrettanto chiaro che attualmente la modernità si oggettivi in un modello economico totalitario e planetario che sta puntando alla distruzione scientifica e mirata di ogni forma di welfare e appunto di socialismo (oltre che come ben sappiamo di tutte le culture non allineate al verbo del mercato e della democrazia occidentale).

Questi elementi dovrebbero spingerci oggi ad una riflessione e ad un superamento di tipo quasi hegeliano di questa dicotomia socialismo/antimodernismo. Se, infatti, come scriveva Aristotele, l’uomo è essenzialmente un essere sociale che si realizza nella comunità, vien da sé che ogni uomo deve poter avere accesso a tutte quelle risorse materiali necessarie al suo sostentamento, essendo anch’egli incarnato e non puro spirito. Se ciò in epoca pre-moderna era garantito tramite regole comunitarie, anche in presenza di economie statiche e di penurie rispetto agli standard attuali, ciò con l’avvento del capitalismo divenne problematico e da qua nascono appunto il socialismo moderno e le sue battaglie. Come abbiamo detto in precedenza, se la situazione attuale si caratterizza come una distruzione scientifica di tutte le conquiste sociali avvenute per mitigare gli effetti del capitalismo, è lampante che ad un’ennesima accelerazione liberista sia comunque preferibile un freno. Anche se per l’antimodernista, sia liberismo che socialismo sono due facce della stessa medaglia, pragmaticamente, poiché tutti dobbiamo vivere qui ed ora, è necessario mettere nero su bianco che ad ulteriori accelerazioni in avanti è preferibile comunque un arresto e un attestarsi su situazioni precedenti (se pure di poco). Moltissimi storceranno il naso, ma urge ricordare che questa idea era chiaramente espressa anche da una persona del calibro di Renè Guenon che certo non è definibile un progressista.

Per questi motivi riteniamo che oggi una linea politica antimodernista non debba rifiutare per combattere il nemico che è qui ed ora ci minaccia, un’impostazione strategicamente socialista nel breve periodo, puntando logicamente sempre non alla razionalizzazione pianificata dell’industrialismo come recita il marxismo ma ad una sua eliminazione graduale, ma appunto perché graduale, governata da una politica sociale per evitare che decrescita significhi miseria per molte persone.

Concludendo, riteniamo che un nucleo pragmatico minimo di socialismo come quello da noi identificato nel ritenere che ciascun membro di una comunità abbia diritto al suo sostentamento materiale, debba entrare tra le idee guida della futura azione politica di MZ. Un socialismo minimo che non prevede chiaramente né l’affiancamento necessario a concetti quali democrazia parlamentare, internazionalismo, libertà politiche e civili secondo i dettami socialdemocratici, né gli eccessi scientifico-collettivizzanti alla maniera marxista, né forme di nazionalismo novecentesco come quelle proposte dalla destra sociale.Il nostro deve essere un nucleo socialista, come abbiamo detto minimo, ma anche agile per poter interagire con quelle forze che in questo momento condividono la nostra scelta pur magari sostenendo le forme di socialismo sopra menzionate. Unica discriminante deve essere sempre e comunque la non accettazione di quelle forze organiche o vicine al sistema della partitocrazia. Chiaramente il nostro ideale rimane l’antimodernismo e il nostro fine il superamento dell’industrialismo, ma se si vuole fare qualcosa qui ed ora, è necessario muoversi per step successivi in modo pragmatico e coinvolgendo il maggior numero di forze possibili se davvero vogliamo lottare contro questo modello economico, contro il liberismo e contro questa Europa in cui ci è toccato vivere.